Professori al governo/2 - Saranno le donne a pagare l’assenza di investimenti per i servizi sociali
Bartolini Tiziana Lunedi, 30/01/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2012
Abbiamo raccolto l’opinione di Rosella Giangrazi, responsabile donne Uil del Lazio, circa l'impatto che la manovra finanziaria avrà sull'universo femminile. In particolare chiediamo qual è l’umore delle donne nei luoghi di lavoro. “Il rammarico delle donne è grande, perché nella manovra ci sono solo tasse e mancano del tutto accenni ai servizi, che non sono neppure previsti come tema da affrontare nel futuro prossimo. Le donne sono particolarmente colpite dall’assenza di misure che abbiano uno sguardo al futuro, che prevedano una programmazione per lo sviluppo e per la crescita. La manovra doveva essere improntata all’equità, ma così non è stato. Il governo Monti sembra pensare al welfare solo in termini di pensioni e di ammortizzatori sociali, francamente è deludente. E anche preoccupante, perché se per incentivare l’assunzione delle donne sono previste solo scarse possibilità di detassazione, il mercato di lavoro difficilmente darà risposte positive. Sappiamo che le donne sono considerate un costo eccessivo per i datori di lavoro a causa della difficoltà a conciliare l’attività lavorative con la cura della casa e della famiglia. Se non si prevedono investimenti - come non sono previsti - nei servizi sociali essenziali, la questione rimane aperta. Anche avere alzato l'età della pensione, cosa che in linea di principio potrebbe essere condivisibile, è stato un atto unilaterale e non accompagnato dai necessari passaggi e da quanto alle donne doveva essere dato a compensazione del carico di lavoro che sostengono. È assurdo alzare l’età della pensione e pensare di continuare a contare, come sempre, sul fatto che le donne e le famiglie siano a tutti gli effetti i soggetti che sorreggono il sistema in assenza di un welfare all’altezza dei bisogni odierni, occupandosi dei nipoti e degli anziani, dell’handicap e dei figli disoccupati. Nella manovra cosiddetta Salva-Italia continua ad essere presente l’idea che i servizi sono un lusso e un costo, mentre sarebbero un investimento che, producendo lavoro e consentendo alla donna di lavorare, allargherebbero la base imponibile e migliorerebbero anche la qualità della vita, riducendo le disuguaglianze sociali. Le donne sono arrabbiate, e molto, perché percepiscono questa manovra come cieca di fronte ai minimi bisogni di una coesione sociale che fondi le sue basi sull’uguaglianza, dalla nascita, dei bambini e delle bambine. Servizi di qualità fin dalla prima infanzia, asili nido e scuole a tempo pieno sarebbero un investimento in capitale umano. Le donne si aspettavano di più e di meglio da un nuovo governo nato in una fase di turbamenti sociali profondi e che godeva di un ampio consenso sociale. Il coraggio di alcune scelte significative sinora è mancato. Speriamo di avere buone nuove in un futuro prossimo
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