Lunedi, 01/04/2013 - Se la lotta per l'emancipazione femminile ha una storia secolare, la nozione di "sessismo linguistico" è abbastanza recente. Silvana Sonno ne "Le parole per dirsi"ripropone e riapre, in modo puntuale ma accattivante, il dibattito sulle implicazioni linguistiche della discriminazione storica delle donne e dell'educazione di genere che ne consegue.A circa trent'anni dall'ormai "classico" lavoro di Alma Sabatini,il libro di Sonno riaccende l'attenzione, che si ripropone oggi più viva che mai, su una lingua vissuta e usata a fini di esclusione, complici, a volte inconsapevoli, le donne stesse, mentre al contrario,"se le donne riescono a far parlare la loro differenza si ritrovano a mani piene:possiedono un grande sapere dei corpi, una grande conoscenza del cuore umano, una grande capacità di ascolto, di accoglienza e di cura".La validità di questo testo sta anche e soprattutto nel rendere consapevoli, donne e uomini, della necessità di rendere la lingua finalmente inclusiva dei due generi, senza occultarne o omologarne le differenze, con l'apporto di citazioni particolarmente significative. Grazie poi ai capitoli dedicati alle "lingue segrete" delle donne, nella tradizione cinese e alla capacità,tutta femminile, di "raccontare" storie, si apre a chi legge un mondo affascinante sulle parole come veicolo di relazioni creatrici di spazi di libertà. Non può infine passare inosservato il contributo di Paola Palazzoli su come la lingua italiana, e del resto quasi tutti gli altri sistemi linguistici,disconosca la realtà femminile con disabilità, rinunciando a comunicarne la profondità e la varietà.
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