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Una legge sulla rappresentanza. Da rispettare

Una legge sulla rappresentanza. Da rispettare

- Il 23 novembre 2012 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la legge 215: “Disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte degli enti locali

Castelli Alida Domenica, 03/03/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2013

Il 23 novembre 2012 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la legge 215: “Disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte degli enti locali e nei consigli regionali. Disposizioni in materia di pari opportunità nella composizione delle commissioni di concorso nelle pubbliche amministrazioni” (vedi http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/D1254D1C-729D-441B-B977-690E5D0B1312/0/20121221Leggen2152012.pdf ). Non una legge sulle quote rosa, ma sulla rappresentanza di entrambi i generi, mi piace ricordarlo perché, a mio parere parlare di quota rosa, non soltanto è riduttivo, ma di fatto allude a tutele di cui credo che le donne si siano stancate.

Non dobbiamo invece stancarci di ricordare che le leggi, una volta ottenute, hanno bisogno di atti formali, come in questo caso, per avere piena applicabilità, e hanno bisogno anche di una costante e collettiva vigilanza perché non siano disattese.

Questa legge ha modificato il testo unico degli Enti Locali, che prevedeva comunque interventi già dirompenti per garantire la presenza femminile, in alcuni casi del tutto disattesi, anche per il silenzio delle donne. L’articolo 6, comma 3, è in qualche modo diventato “famoso” perché non poche giunte, composte di soli uomini sono state dichiarate decadute da vari TAR. Penso alla Provincia di Taranto, ad uno dei primi casi, quello del Comune di Molfetta, o alla vicenda della giunta del sindaco Alemanno a Roma che nel 2011 per ben due volte venne dichiarata nulla, proprio per l’assenza o la troppo esigua presenza di donne. Ma lo stesso articolo prevedeva anche che “entrambi i sessi dovevano essere promossi negli organi collegiali del comune, della provincia, nonché degli enti, aziende ed istruzioni da essi dipendenti”, ebbene quest’ ultima disposizione è stata sostanzialmente disattesa e in molti casi nemmeno richiamata dalle stesse donne, eppure parliamo di una legge in vigore dal 2000.

Ora la legge 215/2012 non parla più di promuovere ma di assicurare la presenza di entrambi i sessi, infatti così recita: “Gli statuti comunali e provinciali stabiliscono norme per assicurare condizioni di pari opportunità tra uomo e donna ai sensi della legge 10 aprile 1991, n. 125, e per assicurare la presenza di entrambi i sessi nelle giunte e negli organi collegiali non elettivi del comune e della provincia, nonché degli enti, aziende ed istituzioni da essi dipendenti.”

Va detto a questo punto che entro sei mesi dall’entrata i vigore della legge (quindi entro il 23 maggio 2013) gli Enti Locali dovranno adeguare i propri Statuti a questa nuova norma e agli articoli successivi che sono stati formulati per garantire il rispetto del principio di parità di accesso delle donne e degli uomini alle cariche elettive. Si è prevista infatti una quota nelle liste elettorali, dove nessun genere deve essere rappresentato in misura superiore ai due terzi dei candidati e dove viene nel contempo introdotta la cosiddetta preferenza di genere, già sperimentata nelle scorse elezioni in Campania, in cui si prevede la possibilità di esprimere due preferenze a condizione che esse siano riferite una ad un uomo e l’altra ad una donna.

Sempre questa legge prevede la parità di accesso ai mezzi d’informazione durante le campagne elettorali, specificando che essi sono tenuti al rispetto dei principi dell’articolo 51 della Costituzione per la promozione delle pari opportunità tra uomo e donna.

Così come si ribadisce, rinforzandolo, il concetto che anche nelle commissioni di concorso le pubbliche amministrazioni devono riservare almeno un terzo degli incarichi alle donne sempre nell’ottica di garantire pari opportunità.

Insomma, il legislatore, ed è bene dirlo: alcune donne che sedevano in parlamento la scorsa legislatura in particolar modo, ci hanno consegnato una buona legge che ora però deve vivere, prima di tutto conoscendola e facendola conoscere, ma soprattutto applicandola e vigilando sulla sua applicazione.

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