Una legge per prevenire e combattere la violenza contro le donne
Sondaggio di novembre -
Rosa M. Amorevole Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2007
Netto il posizionamento di chi ci legge: il 63%, anche alla luce dei recenti avvenimenti, è indotto a sperare che venga presto varata una legge per affrontare il tema delle violenze contro le donne. Il 20% crede che sia indispensabile una legge ad hoc, che probabilmente si arenerà da qualche parte in Parlamento, mentre per il 17% la legge è inutile perché la matrice della violenza degli uomini sulle donne è culturale.
I suggerimenti che arrivano da lettrici e lettori sono molte e si articolano prevalentemente in due filoni. Da un lato quello di chi vorrebbe “un inasprimento delle pene per la violenza sessuale di gruppo”, “pene certe senza sconti”, “danni morali e materiali a carico dello stupratore”, “l’obbligo per lo stupratore – in attesa del processo o, nel caso di condanna, dopo aver scontato la pena – di risiedere in città diversa da quella della/e vittima/e”, e soprattutto “garanzie massime per la tutela delle donne”, “tutela delle vittime fin dalla prima denuncia”.
Dall’altro la percezione della necessità di un intervento dal punto di vista culturale, come a d esempio “educazione civica dall’asilo”, “sensibilizzazione dell’opinione pubblica”, “informazione e formazione”, “azioni di prevenzione fin dalla scuola”, “educazione al rispetto” perché “occorre sradicare già all’interno della famiglia convinzioni e comportamenti deviati spesso molto profondi”.
E da chi conosce altre realtà europee, l’indicazione di copiare dalla Spagna che ha fatto “diventare la violenza contro le donne un affare di Stato” ed ha “promosso una interessante legge organica”.
Dai suggerimenti che lettrici e lettori inviano alle donne e agli uomini in Parlamento emerge una forte critica in merito alle azioni – sul tema specifico – portate avanti fino ad ora: “è inutile, i politici sono lontani dai problemi dei cittadini”, “meno chiacchiere e più fatti”, “meno apparizioni televisive e più lavoro operativo”. In altri casi troviamo inviti a seguire l’esempio spagnolo, anche nella riorganizzazione dei compiti dei ministeri.
In merito alla proposta di legge Pollastrini, Bindi e Mastella, le risposte si divaricano tra quelle che non la conoscono e quelle che contestano quanto presentato.
Vorremmo concludere questo commento mensile al sondaggio mettendo in evidenza un elemento trasversale comune a molte delle risposte arrivate, ovvero la critica a come il mondo dell’informazione continua a trattare il tema della violenza contro le donne.
Analizzando come un episodio di violenza viene raccontato dalla stampa, possiamo rilevare che talvolta questo viene indicato come “delitto per troppo amore”, o collegato da qualche psicologo o psicologa ad una moderna fragilità del maschio che non sa adeguarsi al cambiamenti che le donne hanno generato con l’emancipazione.
La violenza sulle donne diventa spesso uno degli aspetti di un vasto problema di ordine pubblico e sicurezza, o un problema legato all’immigrazione selvaggia. I media interpellano le associazioni solo a fronte dell’emergenza ma, se si escludono ‘noidonne’, ‘Il Paese delle donne’e poche altri periodici di matrice femminista, i media presentano i fatti senza mai riflettere o tirare conclusioni. Senza ricondurli ad un fenomeno ben più complesso del singolo caso seguito morbosamente dalla cronaca, alla ricerca dello scoop finale.
Il ruolo dell’informazione è fondamentale, potendo decretare la riuscita o il fallimento di molte iniziative, la nascita o la morte dell’inizio di un approfondimento reale sul tema della violenza contro le donne e della ricerca di possibili strumenti di contrasto. Come affermava qualche anno fa Laura Piretti dell’UDI all’assemblea nazionale, “la violenza contro le donne aumenta quando i loro diritti arretrano”. E per questa ragione “abbiamo bisogno di nuova cultura nel rapporto tra i sessi, ma anche maggiori diritti di cittadinanza per le donne e di maggiore rappresentanza. In una società giusta e solidale verso le donne, i violenti sono più isolati”.
LE VIOLENZE SULLE DONNE
Rapporto sulla criminalità in Italia anno 2006 (Viminale, 20 giugno 2007)
Nel corso della loro vita.
6.743.000 le donne tra i 16 e i 70 anni che hanno subito almeno una violenza fisica o sessuale
3.961.000 donne sono state vittime di violenze fisiche
5 milioni hanno subito violenze sessuali. Di queste:
482.000 donne sono state vittime di stupro
703.000 di tentato stupro
Negli ultimi 12 mesi:
1.150.000 le donne che hanno subito violenza, il 5,4% delle donne tra i 16 e i 70
Il rapporto del Viminale sottolinea che "le violenze fisiche sono state commesse dal partner nel 62,4% dei casi, le violenze sessuali nel 68,3% e gli stupri a 69,7% dei casi. I partner sono dunque responsabili della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica e delle forme piu' gravi di violenza sessuale".
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