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Una legge che condanna all'illegalità

Una legge che condanna all'illegalità

La registrazione all'anagrafe italiana di due gemelli nati a Kiev, quali figli legittimi, fa scoprire il raggiro della fecondazione eterologa in Ucraina.

Lunedi, 23/01/2012 - Una legge che condanna all’illegalità





La realtà a volte produce verdetti così marmorei che chi tenta di scalfirli, con tutte le accortezze per sé stesso e gli altri, spesso ne esce fortemente colpito. Una donna, a cui è stata diagnosticata l’impossibilità di divenire madre per una specifica patologia, in Italia non può usufruire della fecondazione eterologa, così definita perché vengono utilizzati gameti diversi da quelli propri o dell’uomo con cui si condivide il desiderio di genitorialità. Difatti la legge 40/2004 consente la procreazione assistita solo se non vi sono altri metodi terapeutici idonei ad annullare la sterilità o l’infertilità, specificando ulteriormente che a tale tecnica possano fare ricorso solo le coppie formate da maggiorenni di sesso diverso, sposati o conviventi, in età fertile ed entrambi viventi, ma sempre con gameti provenienti dalla stessa coppia. Per esemplificare, a tale normativa consegue che in Italia un uomo sterile o una donna infertile non possono neppure desiderare di avere un figlio, perché non possono usufruire della fecondazione eterologa. Se, però, la voglia è tanto forte si vedranno indotti a diventare turisti per necessità procreativa, andando alla ricerca di una nazione dove sia consentito l’impianto nell’utero della donna italiana di un embrione generato da un gamete diverso da quello del suo partner oppure sia permesso il c.d. utero in affitto, laddove sia presente una diagnosi di infertilità o di impossibilità a portare avanti una gravidanza.

Abbiamo appreso dai media di varie organizzazioni sanitarie che negli ultimi tempi seguono un numero più che consistente di donne indiane, a cui coppie di tutto il mondo si rivolgono per consentire che nel loro grembi si sviluppino gli embrioni fino al termine delle gestazioni. Figli pagati a prezzi elevati incrementano un vero e proprio sistema economico che sul bisogno di genitorialità fonda il suo pilastro fondamentale. Le coppie italiane che ad esso si rivolgono successivamente si ritroveranno in grandi difficoltà perché corrono il rischio di incorrere nel reato di alterazione di stato al momento della registrazione all’anagrafe del nato, in quanto necessariamente sarebbero costrette a mentire sulla paternità o maternità del figlio. Il condizionale in questi ultimi giorni non è più d’obbligo perché dalla Procura di Brescia è stato scoperto un vero e proprio mercato dei neonati proveniente dall’Ucraina. A dar inizio all’indagine è stata una comunicazione dell’ambasciata italiana di tale nazione, che ha inviato ad un paese del bresciano una richiesta di documenti per una coppia di italiani che era ritornata da Kiev con due gemelli. Si è così appurato che marito e moglie erano arrivati in Ucraina il giorno prima della nascita dei due figli e questa circostanza ha indotto gli inquirenti ad indagare. E’ stata conseguentemente domandata dai magistrati l’analisi del Dna dei presunti genitori ed in tal modo si è svelato che, mentre era analogo il codice genetico del padre con quello dei neonati, non vi era tale corrispondenza per quello della madre. A questo primo inconfutabile dato si è aggiunta un’ispezione sui conti bancari della coppia, arrivando a scoprire che vi era stato un ragguardevole prelievo di denaro poco prima della partenza per Kiev, in alcun modo giustificabile con le spese di viaggio, soggiorno e di ricovero in ospedale. A quel punto è stato chiaro il quadro agli investigatori e le successive indagini hanno fatto emergere una vera e propria organizzazione che, operante tra Foggia e Milano, reperiva i clienti e li metteva in contatto con un analogo organismo ucraino, che a sua volta provvedeva a trovare le donne del posto a cui far eseguire la fecondazione assistita. Di questi casi se ne sono così scoperti trenta solo nei primi mesi del 2011, con la conseguenza che attualmente altre procure italiane indagheranno sulle eventuali alterazioni di stato civile da parte delle coppie italiane che si sono rivolte a tale organizzazione.

Il reato è grave perchè prevede fino a quindici anni di detenzione ma a ben considerare è un crimine indotto dalla normativa della legge 40, che proibisce la fecondazione eterologa. E pensare che la donna italiana incriminata dalla Procura di Brescia ha pensato finanche di farsi operare al fine di simulare un taglio cesareo, che le consentisse di difendersi meglio dall’ipotesi accusatoria. Un vero e proprio calvario, un indecorosa perdita di dignità, una conseguente e più che forzata costrizione all’illegalità sono il frutto di una legge ingiusta. Sin dalle scuole superiori si insegna che le norme servano per proteggere i deboli dai più forti, consentendo ai primi di resistere ai soprusi dei secondi in nome del principio dell’eguaglianza sostanziale. Ebbene, la legge 40 non risponde a tale finalità, perché obbliga i più deboli, le coppie infertili o sterili, ad emulare “i forti”, a raggirare la legge e a pagarne le conseguenze. Gabbati dalla vita, truffati dalla malavita e puniti dalla legge: triste destino per chi, impossibilitato da varie patologie a divenire genitore, sfortunatamente vive in Italia, un Paese in cui non può né desiderare né sognare un figlio proprio.

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