Login Registrati
Una lavatrice rotta e la forza del NO

Una lavatrice rotta e la forza del NO

Luisa no està en casa - Il cortometraggio di Celia Rico, ‘Luisa no está en casa’, vince come miglior cortometraggio al FIJR. Intervista alla regista Celia Rico

Colla Elisabetta Lunedi, 13/01/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2014

Tante le soddisfazioni già ottenute dalla regista spagnola Celia Rico per il suo cortometraggio, opera prima, Luisa no está en casa: l’ultima è il Premio per il Miglior Cortometraggio Nazionale ottenuto al Festival FIJR 2013, la bella rassegna di cortometraggi che si svolge ogni anno a Granada - principalmente nella bella location del Teatro ‘Isabella La Cattolica’ - legato ad un’idea semplice ed originale al tempo stesso: il guasto della lavatrice, e la necessità di andare in una lavanderia a gettone, fanno aprire gli occhi ad una donna di 85 anni che - sottomessa da sempre al marito machista e dedita esclusivamente a compiti domestici - decide, finalmente, di abbandonare casa e marito. NOIDONNE ha intervistato la regista, che ha ricevuto il premio per “la capacità di sintetizzare la vita intera di una persona con nitidezza, ottimismo ed incitazione alla ribellione”.



Come nasce questo corto e perché, secondo te, sta vincendo tanti premi?

Nasce dal desiderio di dare voce a tante donne invisibili e dedite all’abnegazione assoluta, oltre che dal desiderio di introdurre i semi di una ribellione che vada a riconquistare un territorio, quello della volontà. Luisa è questo: una donna che arriva finalmente a dire quello che vuole, una donna che riacquista la voce. Credo che il corto è stato così ben accolto perché, in un modo sottile e naturale, mostra la dimensione umana ed eroica di un personaggio che pronuncia qualcosa di apparentemente semplice come un NO. Penso che il corto riesca ad esprimere qualcosa di universale con cui chiunque si può identificare.



Pensi che ci siano molte donne nella condizione, in Spagna ed in Europa, che vivono la condizione descritta nella sua opera?

Naturalmente credo di sì, perciò ho raccontato questa storia. Io non sono un’attivista o un’esperta di questioni di generema mi rattrista, come qualsiasi altro cittadino che apre il giornale, vedere come il conservatorismo trionfante in Spagna e in Europa farà fare passi da gigante all'indietro, come se non avessimo imparato nulla. I dati sulle pratiche ‘machiste’ tra le giovani generazioni sono agghiaccianti. Come regista ero in difficoltà a raccontare ancora una volta la vecchia storia delle donne sottomesse, a casa. L'unico modo in cui mi sento veramente attivista è quello di cercare di rendere visibile ciò che il meccanismo del quotidiano rende invisibile e di mostrare quello che abbiamo visto mille volte come se fosse la prima volta. Una donna mette la lavatrice. Mia nonna. Tua nonna. Mia madre. La tua. Io, tu stessa.



Quando e perché succede qualcosa nella testa di questa donna?

Quando si rompe la sua routine. Le ripetizioni del ‘giorno dopo giorno’ ci automatizzano. Si creano dei meccanismi rispetto ai quali siamo incapaci di identificare e capire il ‘come’ vengano a determinarsi. Siamo abituati a convivere con essi ed è molto difficile cambiare quando ci rendiamo conto che non ci sentiamo bene, come se non fossimo artefici di ciò che facciamo. Fino a quando un evento, a volte ‘aneddotico’, irrompe nella nostra vita e ci costringe ad agire. Così Luisa si sveglia un giorno e pensa che deve riprendere il controllo della propria vita. Purtroppo le cose non sono così facili. Solo quando sperimenta qualcosa che la fa sentire bene (un'ora di compagnia e di piacevole conversazione in lavanderia) può trovare la forza di cambiare. Sembra semplice, ma non lo è. Da qui il valore del supporto esterno.



Secondo te le donne oggi hanno ancora obiettivi importanti per cui combattere?


Ho scelto di raccontare la storia di una donna anziana proprio per rafforzare l'idea che non è mai troppo tardi per cambiare le cose, anche se hai 85 anni. Naturalmente, il discorso può essere esteso a tutte le generazioni ed i generi, uomini e donne. Oggi ci sono molte cose per cui lottare, ma penso che dovrebbe essere una lotta di tutti, non solo delle donne, per essere veramente reale. Quello che mi spaventa è quanto si sta perdendo di quello che pensavamo si fosse già ottenuto.



Che diresti a una ragazza che vuole fare la regista? Essere donna può creare problemiin ambito professionale?

Non credo che essere donna sia un impedimento nel mondo del cinema. E se lo fosse, ci sono tanti altri impedimenti, molto più difficili da combattere, che forse lo mettono in secondo piano. In Spagna, per esempio, le donne hanno più punteggi nei bandi per le sovvenzioni pubbliche rispetto agli uomini ma, se non hai una vita organizzata (non dimentichiamo che il cinema è un privilegio di pochi) trovo che il problema sia altrove, in un luogo più invisibile, nella gestione e conciliazione del tempo. La maggior parte delle giovani cineaste deve lavorare sui propri progetti nelle poche ore libere che rimangono dopo giorni di lavoro-maratona (cioè se sono abbastanza fortunate da essere state assunte da qualcuno), di lavatrici da fare (per usare un'immagine del corto) e di cura per i loro bambini (se possono includere la maternità nei loro progetti di vita). Non è un panorama facile o incoraggiante per nessuno, davvero. Quindi il mio unico consiglio per le giovani registe è di non rinunciare o abbandonare il loro spazio di creatività.

Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®