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Una gravidanza, una scelta di vita

Una gravidanza, una scelta di vita

Strumenti - "Abbiamo scelto di condividere, con chi leggerà questa esperienza, il dramma di una scelta estrema"

Morselli Gianna Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2008

Quando Rossella mi ha chiesto un appuntamento non ho pensato fosse a causa del gran ri-parlare, da più pulpiti, della legge per l’interruzione di gravidanza, la fatidica 194. Ri-sentire di nuovo le infamanti accuse verso le donne che abortiscono, l’ha restimolata a tal punto che non riesce più a riposare di notte, rimugina continuamente ciò che vorrebbe dire, rispondere, ribattere a chi si permette di blaterare senza cognizione di causa su un tema così delicato, un tema che la riguarda molto da vicino. Inizia a raccontarmi di quell’anno, a metà degli anni ‘80, quando ha deciso di interrompere una gravidanza non desiderata. “Ho lottato a lungo e tenacemente con me stessa per scegliere la soluzione migliore per me, la mia vita futura, la vita dei miei cari (mia madre che viveva con noi, mio marito e mia figlia). Dopo avere passato notti insonni e altrettanti giorni votati al massacro, ho deciso. Mi sono fatta domande e mi sono data le risposte, ho sviscerato tutte le ragioni pro e contro, ho cambiato persino fisionomia, apparivo malata: capelli opachi, occhi stanchi, niente sorrisi, niente allegria. Distrutta. La decisione era già presa quando mi sono presentata al Consultorio, avevo fatto i conti con la mia etica, la mia idea di vita e di dare la vita, con la mia libertà di decisione e con tutta la responsabilità del mio atto, solo mia e di nessun altro (non avrei permesso a nessuno di condividerla e di portarne il peso), ho aperto la porta della mia più profonda essenza e mi sono guardata dentro, rivoltata come un calzino, poi ho deciso e ho chiuso quella porta. E’ stata dura, durissima la scelta, ma io non potevo in quel momento garantire a un altro figlio la capacità di crescerlo in modo degno, non avevo l’energia sufficiente per dedicargli l’attenzione, la massima cura di cui un figlio ha bisogno, non ero in grado di mettere in campo in quel momento, le mie capacità genitoriali. Per me mettere al mondo una persona significa investire alla massima potenza; in amore, empatia, competenza, affinché cresca e sia, da adulta, migliore di me. La responsabilità e l’impegno sono per tutta la vita, l’investimento che io ho fatto con le altre mie figlie è stato questo, e oggi sono sicura di avere portato a termine il mio compito di genitore con successo, le mie figlie sono forti dentro, non hanno timore delle difficoltà, amano la vita e hanno grandi sogni, il mio quello di vedere i loro realizzarsi. Quando ho voluto metterle al mondo il mio corpo il mio cuore erano d’accordo e la mia testa pure, ero pronta per la grande prova, sapevo che ce l’avrei fatta, quella volta lì no! Certo a volte mi sono soffermata a pensare come sarebbe stata la mia vita se avessi scelto di proseguire la gravidanza, di una cosa sono certa, non avrei messo al mondo la figlia che dopo 3 anni è nata, una figlia desiderata dal primo istante in cui mi sono accorta di essere incinta, come del resto era successo quando a soli 20 anni ho portato a termine la gravidanza che del tutto inaspettata era entrata nella mia vita. Sì, ho scelto sempre io, l’uomo che amo e che mi vive accanto da sempre, il padre delle mie figlie, ha ascoltato e rispettato le mie scelte, ben consapevole che la maternità per una donna è un’esperienza fondamentale e straordinaria che dura tutta la vita”.
Rossella, alla fine del suo racconto appassionato, mi guarda dritto negli occhi, la sua rabbia è svanita, finalmente ha rivelato a qualcuno la sua più intima testimonianza. Insieme abbiamo deciso di rendere pubblica la sua storia. Abbiamo scelto di condividere, con chi leggerà questa esperienza, il dramma di una scelta estrema.
Come afferma la psicoanalista francese Françoise Dolto ne “Il desiderio femminile”, “mettere in gioco l’esistenza di un embrione è ora un atto deliberato, che esige dunque dagli individui un maggiore accesso alla consapevolezza della propria responsabilità personale”.


(22 aprile 2008)

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