Intervista a Adriana Scaramuzzino - "C'è una cattiva sopportazione della visibilità delle donne"
Daniela Ricci Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2007
Adriana Scaramuzzino è nata a Cosenza 54 anni fa, entra in Magistratura nel 1977 con un incarico al Tribunale di Padova. Dal 1982 svolge la sua attività a Bologna, ricoprendo l'incarico di Giudice Tutelare a Bologna e Imola. Dal 2005 fa parte delle giunta Cofferati nel ruolo di Vice Sindaca con delega ai Servizi sociali.
Una valutazione del percorso amministrativo di medio termine?
Bologna è una città complessa, attraversata da grandi trasformazioni. Ogni giorno dobbiamo misurarci con le risorse di una città di medie dimensioni (conta 400mila abitanti) a fronte di problematiche che sono simili a quelle di grandi metropoli come Milano o Roma. Il primo periodo della nostra attività si è concentrato sulla mappatura e sulla conversione dell’esistente, adeguando gli impegni di spesa alle disponibilità economiche.
Quali gli interventi attuati?
Nell’ambito delle strutture per disabili, abbiamo investito sull’offerta di un servizio diurno adeguato ai bisogni delle famiglie, mentre nell’ambito della cura agli anziani, un altro tema del lavoro femminile, sono stati attuati interventi per la regolarizzazione e la formazione delle assistenti familiari, spesso straniere, e progetti per favorire l’incontro e l’allontanamento dalle condizioni di isolamento di cui esse sono vittime, anche attraverso percorsi alternativi di lavoro.
Quali scelte sono state penalizzate?
Il peso dell’investimento sulla residenzialità, caratterizzato da una spesa corrente continua e significativa, ha influito sulla capacità di impegnare maggiori risorse sui servizi sociali definiti “leggeri”, capaci di rispondere ad un’ampia fascia di utenza, come i Centri Diurni o le Borse Lavoro, i percorsi per l’inserimento nel mondo del lavoro delle persone disabili. Per l’accoglienza ai minori si è forse privilegiato l’inserimento nei gruppi appartamento, rispetto ad una valutazione più puntuale del caso.
I prossimi investimenti?
La scadenza, con il conseguente rinnovo, dei contratti per l’assistenza domiciliare agli anziani, i servizi per gli adulti e i servizi per i minori, ci consente di intervenire sulla modernizzazione dei servizi. Chiederemo ai gestori dei Centri di prima accoglienza per le persone straniere, come quello di via Terracini o il “Piratino”, di prefigurare un nuovo accompagnamento agli ospiti per la definizione di soluzioni di autonomia e integrazione nella fase di uscita dalle strutture. Gli stessi progetti saranno realizzati, in parallelo, nelle strutture comunali per i “senza fissa dimora” come la Zoccarelli e il Sabatucci, dotate entrambe di 100 posti letto.
Cosa ha fatto l'amministrazione Cofferati per le donne?
La delega alle Pari Opportunità, interpretata in modo collettivo dalla Giunta, e già un segnale di attenzione. Va poi evidenziata la percentuale paritaria di rappresentanza femminile nella giunta Cofferati: le donne sono cinque, tante quanti gli uomini.
Per le donne in stato di necessità, sia italiane, sia straniere, si è puntato sul microcredito, sui prestiti d’onore, sull’accompagnamento al lavoro, sui percorsi di regolarizzazione per le donne straniere. Dall’autunno 2006 è stata dedicata all’accoglienza delle donne la struttura in viale Lenin, dotata di 19 posti letto, perché si era notata una loro sofferenza nei nostri dormitori comuni. In questa struttura saranno aperti a breve anche degli sportelli di alfabetizzazione al lavoro per attività di sartoria, del giardinaggio, dell’agricoltura, ambiti che offrono reali opportunità per una svolta di lavoro. Altri interventi hanno riguardato: lo Sportello di lavoro per le donne immigrate, l’’incremento dei posti sia per i nidi, sia per le scuole materne, gli aiuti economici alle madri che scelgono di rimanere a casa nei primi mesi di vita dei figli.
Bologna è una città sicura?
Non credo che Bologna viva una reale situazione di criticità, penso piuttosto che sia la percezione della sicurezza da parte dei cittadini a giocare brutti scherzi. Nell’estate scorsa abbiamo aperto un lungo confronto con la città sulla sicurezza. E’ vero che episodi di violenza, in particolare sulle donne, si sono presentati nell’ultimo periodo con una certa frequenza. Evidentemente c’è una cattiva sopportazione della visibilità delle donne, le quali secondo alcune culture, e non mi riferisco necessariamente all’elemento religioso, dovrebbero essere condotte a situazioni più controllate.
Alle donne bolognesi, donne libere e indipendenti, questo non si può chiedere. Bisogna chiedere, invece, alla città intera una maggiore attenzione. Va rinnovato il patto tra generazione, genti e generi, utile a tutta la città. Oltre ad affidarci ad una comunicazione più diretta verso i cittadini, per raggiungere questo scopo apriremo anche nei quartieri degli sportelli sociali, luoghi dotati di varie professionalità, dove l’utenza, in maggior parte femminile come indicano le esperienze di altri comuni della provincia, riceverà indicazioni immediate rispetto ai propri bisogni. Contiamo di far partire i primi entro l’estate.
Che cosa ha sacrificato alla politica?
Il mio tempo libero e il divertimento.
Che cosa, invece, ha dato di sé?
Ho portato la mia storia e l’esperienza personale di donna che si è divisa tra più ruoli: quello lavorativo, di madre con una bambina piccola, di figlia con genitori ai quali prestare delle cure, di donna che ha voglia di esserlo e quindi l’impegno in un gruppo che si occupava del tema “Donne e Diritto”. Tutto ciò mi ha insegnato che anche se le regole rappresentano il necessario strumento di sintesi tra le diverse posizioni, quando diventano troppo rigide possono soffocare le possibilità di cambiamento.
Quali difficoltà e soddisfazioni ha procurato questo ruolo?
Non è stato facile. Vista da fuori l’amministrazione pubblica sembra una macchina inarrestabile. E’ così, ma è anche vero che gli ingranaggi si rompono e che la benzina può finire. Le prime soddisfazioni iniziano ad arrivare in questa fase, a conclusione di due anni e mezzo di lavoro. Intravedere finalmente dei cambiamenti mi dà la forza di proseguire.
La politica è un piacere o un dovere?
La politica deve essere per tutti un dovere. Può essere un piacere quando l’opportunità di esprimere il proprio pensiero si concretizza attraverso la capacità di avanzare delle proposte.
Come sono i rapporti con le altre amministratrici?
Abbiamo storie diverse alle spalle e non sempre c’è una perfetta sintonia, malgrado ciò, esistono molte possibilità di confronto. Lavorare bene tra donne è possibile se non si vogliono riprodurre a tutti i costi dei modelli maschili che non ci appartengono.
Che cosa augura alle donne nell’Anno Europeo delle Pari Opportunità?
Intanto che le pari opportunità siano finalmente intese come l’occasione per un numero sempre più vasto di persone di esprimere il proprio pensiero. Auguro poi a tutte le ragazze migliori condizioni di vita e la possibilità di decidere i tempi e i modi in cui effettuare le proprie scelte, così da poter esprimere il loro talento alla pari degli uomini.
(26 aprile 2007)
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