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Una giornata durissima - di Nadia Gambilongo

Una giornata durissima - di Nadia Gambilongo

19 dicembre 2009, manifestazione nazionale per dire No al ponte sullo stretto, ma intanto...

Lunedi, 18/01/2010 - 19 dicembre 2009, sono a casa un po’ malata, un po’ triste, volevo andare a Villa S. Giovanni, ma mi tocca rimanere a riposo.

Fisso il monitor del computer collegato con il sito della retenoponte che trasmette la diretta della manifestazione nazionale per dire No al ponte sullo stretto.

Cerco di carpire i suoni, i rumori della manifestazione, per capire l’aria che tira, ma l’audio va e viene, mentre le immagini un po’ sfocate inquadrano un palco in allestimento. Sono le 12,00 ma non si hanno ancora notizie sull’avvio del corteo. I treni provenienti dal nord che trasportano i manifestanti non sono ancora arrivati. Sulla chat del sito www.retenoponte.it si susseguono messaggi un po’ frastornati “manca l’audio (…) manca il video (…) sono arrivati i pullman? … la stazione è aperta?”

Dalle poche righe digitate nervosamente, da chi suo malgrado non è lì, si coglie tutta l’ansia di chi da casa vuol saperne di più, e di chi è rimasto bloccato sul treno o sull’autostrada e non riesce ad arrivare alla manifestazione, pur essendo partito per

tempo.

Sono le 12.20 il corteo non è ancora partito, forse un incidente sul lavoro, problemi alla linea, non si sa bene, l’audio del collegamento è scadente, ma le pale degli elicotteri che sorvolano la zona si sentono chiaramente.

Dal telegiornale apprendo che un operaio è morto sul lavoro.

Si saprà, più tardi, che sulla tratta Roma-Napoli vicino Cassino c’è stato un incidente, uno dei tanti e sempre più frequenti incidenti sul lavoro. Un operaio stava passando l’antigelo sui binari, mentre è stato travolto da un treno diretto per Torino. Il TG riporta la notizia tranquillizzante che non ci sono ritardi per i treni che viaggiano verso nord, omettendo di dire cosa accade verso sud.

Sull’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria vicino Cosenza sembrerebbe che un TIR si sia rovesciato impedendo il transito delle auto. Un tempaccio.

Non ci sono notizie sul mare, ma pare che si sia verificato un terremoto del 4° grado; con epicentro l’Etna.

Il quadro è plumbeo, e gli ombrelli che passano svagati davanti le telecamere poste all’interno di una roulotte nella piazza raccontano una Villa S. Giovanni poco festosa. Ma a rincuorarmi arrivano alle 14,00 le immagini del corteo al TG regionale e poco dopo quelle del TG3. Sono tanti, migliaia dicono, sono contenti di essere lì e rilasciano interviste convinte con argomentazioni precise: “il ponte non serve, occorrono strade e linee ferroviarie sicure, efficienti, … bisogna curare il territorio che frana sotto il peso del cemento, … il lavoro intorno al ponte (che non si farà) è un affare per le mafie”. Donne, uomini, anziani, qualche bambino, 50 artisti, pare anche Win Wenders, 150 associazioni. Forse sono 20.000, dice qualcuno ai microfoni della diretta, certo solo alcuni sono riusciti ad arrivare, molti sono rimasti bloccati sull’autostrada, sui treni. Ma mentre provo a fare due conti, dal palco arrivano parole concitate, qualcuno si è sentito male, pare che sia “un compagno di … Badolato (…) dopo l’intervento piuttosto accalorato si è sentito male”. “L’unica autoambulanza presente è arrivata dopo 40 minuti”. La voce strozzata, che prega le persone presenti di rimanere calme, dice che a bordo non c’era neanche la bombola d’ossigeno “niente per rianimarlo”.

I manifestanti sono indignati, la folla ruggisce… e alle 15.41 si teme il peggio. Ad aumentare l’ansia la notizia che un bambino si è perso.

Il messaggio ripetuto più volte al microfono raggela, ma dopo un po’ viene fortunatamente ritrovato, insieme alla calma necessaria per affrontare un mondo duro che a Copenhagen raggiunge “un accordo minimo” giusto per non dire che il summit è fallito. Non si tratta di obblighi vincolanti, ma solo di raccomandazioni.



Ma alle 18.05 la notizia che Franco Nisticò, ex sindaco di Badolato, è morto toglie il respiro. Rileggo per capire meglio sulla chat, ma è così. La manifestazione viene interrotta, i concerti serali annullati.

Fin qui la cronaca di una giornata dura, livida, con morti sul lavoro, morti ad una manifestazione pacifica, il sistema dei trasporti italiano e calabrese in ginocchio per il maltempo.

Una giornata durissima, che ci racconta molto di una esistenza fragile, legata ad un filo. Una giornata dura, ma importante per la Calabria, e non solo, che a distanza di poco più di 20 giorni è riuscita ad organizzare una seconda manifestazione nazionale sui temi della difesa del territorio, dell’ambiente e della legalità. Era, infatti, dallo scorso 24 ottobre la manifestazione svoltasi ad Amantea per dire Basta ai veleni. Una manifestazione che ha portato 30.000 persone in un paese di mare della Calabria, per le stradine addormentate da un autunno insistente.

30.000 consapevolezze che a partire da sé hanno deciso responsabilmente di avviare un percorso da cui non si torna indietro: difendere e presidiare il territorio, combattere con la denuncia e la presenza civile il malaffare. Persone che si chiedono e pretendono risposte a domande sul perchè quell’autoambulanza sia arrivata così in ritardo e non fosse adeguatamente attrezzata.



*Nadia Gambilongo, Associazione MEDiterranean MEDIA

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