Fabiola Dalema Modesti - «Sento il dovere di comunicare a tutte le nostre lettrici il contributo che Fabiola Dalema Modesti, che da poco ci ha lasciate, ha dato a “noidonne”.»
Ferraguti Isa Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2008
Cara direttora,
Sento il dovere di comunicare a tutte le nostre lettrici il contributo che Fabiola Dalema Modesti, che da poco ci ha lasciate, ha dato a “noidonne”. Come ricorderai io sono diventata Presidente della cooperativa Libera Stampa alla fine del 1988 sostituendo l’amica Costanza Fanelli. Il mensile “noidonne” era ancora in tutte le edicole del paese ma la sua diffusione era talmente modesta e i costi di produzione e distribuzione talmente elevati da rischiare il fallimento.
Credo che la mia chiamata alla Presidenza, ero già nel consiglio di amministrazione, tenesse conto del mio impegno nelle politiche di genere ma anche dell’esperienza che avevo maturato nel campo dell’imprenditoria femminile. Accettai l’incarico di Presidente senza chiedere alcun compenso, facendo tuttavia presente che non potevo permettermi di sostenere il costo del soggiorno a Roma.
Fu qui che intervenne Fabiola che, contattata da Anita Pasquali e anche da Nilde Iotti, mi fece sapere che mi avrebbe ospitato più che volentieri. Ho avuto così il piacere di conoscerla. Una donna con una fortissima personalità che non ha mai rinunciato al suo lavoro pur avendo famiglia (marito e due figli). Ogni volta che il marito veniva trasferito lei chiedeva a sua volta lo spostamento della sua sede di lavoro. Di Fabiola ricordo anche una straordinaria franchezza. In più occasioni, ad esempio, quando si complimentavano con lei del figlio Massimo l’ho sentita far presente che aveva anche un altro figlio… che si era anche laureato!
Venendo al giornale Fabiola aveva le sue opinioni sul “noidonne” di allora. A volte ne apprezzava i contenuti altre volte non condivideva alcuni temi e tuttavia riteneva importante che questa voce continuasse ad esistere.
La mia permanenza presso di lei è durata circa un anno e il suo modo schietto, mai formale, mi ha fatto sentire come a casa mia. Più volte le chiedevo la sua opinione sulla mia idea di rilancio della testata, sulla necessità di coinvolgere competenze manageriali sul versante della comunicazione.
Una giornata, dopo averne parlato a lungo, mi propose di invitare le due amiche che avevo individuato come collaboratrici: Cristina Melchiorri e Iva Tassan. Ne nacque un’esperienza bellissima. Quando dovevano venire a Roma lei le ospitava a dormire, e il pranzo o la cena erano occasione di scambi non solo sul giornale ma sulla condizione delle donne, che Fabiola conosceva benissimo, soprattutto nel quartiere dove abitava. E a proposito di pranzi e cene ricordo che Fabiola cucinava divinamente, cosa che rendeva ancor più piacevoli quegli incontri e quegli scambi di pensieri.
Isa Ferraguti
Cara Isa
la storia che hai voluto raccontare – alle lettrici oltre che a me – parla di uno dei tanti incontri di cui questo giornale si è nutrito da quando ha iniziato il suo lungo cammino. Gli oltre sessanta anni di ‘noidonne’ hanno avuto gambe grazie alla solidarietà, disponibilità, generosità (femminile e non solo), ma anche grazie alla tenacia (quella sì solo femminile) nel cercare, comunque, la via d’uscita dalle difficoltà che si presentavano. E dunque, in quel momento di svolta in cui doveva essere deciso se chiudere o no questa storia, ecco la disponibilità di Fabiola… che ha dato molto più che ospitalità a te, Isa, caricata in quel periodo di una grande responsabilità. Lei ti ha offerto simbolicamente il sostegno di tutte le donne che, anche attraverso questo giornale, avevano maturato consapevolezze e ottenuto riscatto. Eccolo dunque il fascino che solo un giornale così può emanare, frutto e figlio di migliaia e migliaia di incontri che lo hanno reso molto più che un semplice periodico, che gli conferiscono quel valore aggiunto che nessuna regola di mercato può definire ed ingabbiare.
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