Giovedi, 09/06/2011 - Il volume, che ha visto la luce dopo anni di ricerche, rappresenta la prima monografia italiana della compositrice veneziana Maddalena Laura Lombardini Sirmen,. Si propone come saggio realizzando, in parte, l’auspicato “allineamento” fra la storia della musica e le altre storie, attraverso nuove prospettive e metodologie di ricerca interdisciplinari, utilizzando inoltre un’ampia bibliografia in lingua inglese ed espone le dinamiche relazioni esistenti tra gli Ospedali Veneziani, istituzioni assistenziali presenti nella Repubblica Veneta fin dal XIV secolo e la nascita di “Cori” all’interno di essi ed il successivo sviluppo dell’attività musicale ad opera di fanciulle ivi alloggiate. L’attività musicale elaborata dai quattro grandi Ospedali veneziani nel corso del XVIII secolo e le spinte culturali messe in atto già dal XVI secolo con i grandi disegni riformatori dello Stato sono stati determinanti per promuovere la nascita e lo sviluppo di alcune figure di musiciste che si sono presto distinte, non solo all’interno delle istituzioni veneziane, ma anche fuori dai confini claustrali e rigidamente organizzati degli Ospedali. Da ciò appare evidente il carattere innovativo di queste strutture assistenziali, che, introducendo l’insegnamento della musica per le fanciulle ospitate al loro interno, hanno offerto loro un’opportunità di emancipazione dai ruoli a cui le donne erano destinate da secolari consuetudini: il matrimonio o il convento. Negli Ospedali, insomma, la condizione femminile poteva essere ribaltata innescando, grazie alla musica, un profondo cambiamento sociale che consentì successivamente ad alcune la possibilità di realizzarsi anche sul piano professionale
L’interesse per queste musiciste è inoltre accresciuto dal fatto che si tratti di donne capaci di inserirsi in una sfera di consolidata tradizione maschile; l’esibizione di una donna strumentista era considerata, ancora nel XVIII secolo, un evento eccezionale e il caso delle “Figlie del Coro”, tra cui spiccavano strumentiste di grande abilità e talento, ha avuto grande rilievo soprattutto per aver aperto la strada in un mondo ancora chiuso e diffidente verso la posizione delle donne musiciste.
La funzione di Venezia come sostrato culturale è stata fondamentale per il percorso musicale delle giovani musiciste; nella città lagunare le arti prosperavano, la circolazione musicale era intensa e, pertanto, la stessa esuberanza creativa di giovani virtuose era agevolata ad esprimersi liberamente in quanto non vincolata entro i limiti imposti da consuetudini secolari che inquadravano la figura femminile in ruoli stereotipati e convenzionali.
La Venezia del XVIII secolo aveva la fama di essere la più gaia e contraddittoria delle capitali europee, con il suo carnevale in cui uomini e donne mascherati indulgevano a libertà rese possibili dalla finzione, creando un’ aria di festa perenne che si trasmetteva anche sull’intera città.
Venezia appariva ancora come un ineguagliabile modello di stabilità, dopo essere sopravvissuta alle ostilità dei secoli passati, e suggeriva ai suoi visitatori impressioni di estrema bellezza ed armonia, che vengono celebrate nelle pagine di viaggiatori ammaliati dalla grazia e dal fascino della città lagunare e si esprimevano con tali parole di ammirazione: “E’ un piacere, non senza un misto di sorpresa, comprendere perché può essere veramente chiamata grande una città come Venezia, dal momento che si vedono, fluttuanti sulla superficie del mare, ciminiere e torri, dove non ci si potrebbe aspettare altro che alberi di navi. Essa è circondata dalle acque, almeno cinque miglia distante da qualsiasi terra ed è, in questo modo, difesa dal suo fluido baluardo, meglio che da mura e bastioni; perché basta che i Veneziani sradichino i loro alberi fuori dalla laguna e possono sfidare ogni vascello straniero che si avvicini ad essi attraverso il mare; e attraverso la terra non c’è possibilità di avvicinarsi a loro.”
Grazie alle peculiarità politico-sociali della città lagunare è stato possibile che giovani musiciste potessero diventare concertiste apprezzate anche in Europa ed essere indicate come le migliori virtuose dell’epoca, usufruendo anche di una relativa indipendenza economica. Si ricordano i nomi di Chiaretta, una delle migliori allieve di Vivaldi alla Pietà, considerata tra i migliori violinisti italiani del tempo, di Diamantina, nata intorno al 1715 che tenne concerti anche in Inghilterra, Michielina della Pietà ( 1701-1744) che compose una Litania per la Festa della Natività, Santa della Pietà che studiò violino sotto la Maestra Anna Maria della Pietà e le successe come direttore dell’Orchestra del medesimo Ospedale e colei che venne definita la “Regina del violino”, Regina Strinasacchi.
Anche gli altri conservatori ebbero allieve divenute poi famose, come la violinista Giacomina
Stromba
degli Incurabili e un’altra valida violinista, nonché maestra di coro, Antonia Cubli dei Mendicanti, che nel 1774 divenne Priora dello stesso istituto. Ed è proprio dal conservatorio dei Mendicanti che uscì una delle più apprezzate e sensibili musiciste italiane del Settecento: Maddalena Laura Lombardini, violinista, compositrice, clavicembalista e non ultimo cantante Il suo ruolo, nell’ultimo terzo del Settecento, quale concertista di fama sui palcoscenici pubblici, da Parigi a San Pietroburgo, merita di essere riscoperto, considerando soprattutto che fu una tra le poche artiste uscite dai “Cori” degli Ospedali, ad affermarsi sulla scena internazionale. Ci sembra opportuno sottolineare che, sebbene Maddalena non provenisse da una famiglia di musicisti, ciò non le impedì di essere comunque accolta (quando non aveva ancora compiuto otto anni, essendo nata il 9 dicembre 1745) in quella che era ormai considerata una delle più famose scuole musicali di Venezia, appunto l’Ospedale dei Mendicanti. Dotata di un talento straordinario è stata una delle prime compositrici a guadagnarsi il merito di protagonista nei più grandi teatri d’Europa, raffinata esecutrice e virtuosa interprete accanto a musicisti di indiscussa notorietà. In appendice al volume è riportata la famosa lettera scritta da Tartini alla giovane allieva Lombardini, primo esempio di lezione per corrispondenza in quanto indica gli esercizi da eseguire per una perfetta esecuzione della tecnica del violino. Per i musicologi, la Lombardini è diventata importante proprio in quanto destinataria di questa missiva di Tartini, il cui originale è conservato presso la Sezione di Pirano dell’Archivio Regionale di Capodistria; in essa sono esposti i principi didattici della sua scuola violinistica.. La lettera è, in effetti, uno dei primi documenti didattici sul violino moderno, in cui si passava da una fase in cui lo strumento era usato prevalentemente in orchestra ad una di puro virtuosismo basato sulla diversa esecuzione del trillo e sulle regole della condotta dell’archetto, non trascurando di mettere in dovuto rilievo l’importanza dell’espressione e dell’esecuzione degli abbellimenti; con la raccomandazione infine di eseguire abitualmente le opere del maestro Corelli.
Maddalena ha avuto il merito di perseguire con tenacia, supportata da un notevole talento, una carriera assai difficile per una donna e di imporsi in un ambiente che raramente accettava musiciste e soprattutto compositrici; in questo difficile contesto può essere senz’altro considerata come un prodotto eccezionale degli Ospedali veneziani e degli stimoli culturali e sociali presenti nella città lagunare. Il mondo musicale in cui Maddalena si era inserita era popolato da compositori come Vivaldi, Haydn, Mozart e Boccherini, solo per citare i più famosi, e i teatri erano affollati da strumentisti e musicisti che si sfidavano continuamente per occupare la ribalta. Era del tutto inconsueto, pertanto, trovare tra questi artisti, donne in grado di affermarsi e di ottenere successo attraverso proprie composizioni, come Maddalena, che fu apprezzata compositrice (oltre che violinista e cantante); successo confermato peraltro dalle numerose edizioni stampate delle sue opere. I suoi primi lavori sono i Sei Quartetti per archi, pubblicati per la prima volta durante il soggiorno parigino, in collaborazione con il marito, cui seguono i Sei Trii per due violini e violoncello, un Trio per Archi in Si bem. magg., i Sei Duetti per due violini e infine la Sonata in La magg. per violino, sicuramente una delle ultime composizioni.
L’opera fondamentale, tuttavia, può essere considerata i Sei Concerti per violino Opus III. nella quale si riscontrano dei procedimenti progressivi di tecnica e di stile e si assiste ad una brillante dimostrazione della tecnica degli abbellimenti, supportata da un frequente cromatismo introdotto da innovazioni melodiche e alternanza di armonie in modo maggiore e minore.
Il pregio ed il valore di questa musicista sta lentamente guadagnando interesse, insieme alla riscoperta ed alla valorizzazione della musica del Settecento ed una serie di manifestazioni ha già preso vigore, non solo in Italia ma anche all’estero, con lo scopo di divulgare la musica di Maddalena attraverso concerti e convegni dove si eseguono le composizioni della musicista veneziana.
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