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Una donna che racconta le donne

Una donna che racconta le donne

Cultura/ Incontro con Angeles Mastretta - “Femminismo è la volontà di dare non solo gli stessi diritti ma anche gli stessi doveri nel mondo”

Bertani Graziella Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2005

Angeles Mastretta è nata in Messico, a Puebla, nel 1949. E’ stata giornalista, prima di dedicarsi alla letteratura e raggiungere la fama internazionale con il romanzo ‘Strappami la vita’, uscito nel 1985 e in Italia nel 1988. Sono seguiti altri libri di grande successo come Donne dagli occhi grandi (1995) e Male d’amore (1997). Attualmente Angeles Mastretta ha una cattedra alla Escuela Nacional de Estudios Politicos de Acatlan e collabora alle riviste Nexos, Excelsior, Unomasuno, La Jornada, Proceso e Ovaciones. E’ autrice di originali romanzi in cui si combinano le dolcezze dell’amore con la possibilità di essere felici e in cui l’Autrice mostra che la saggezza delle donne precede l’emancipazione femminile. Nel 1997 ha vinto il prestigioso premio Romulo Gallegos per Male d’amore. Così recita la sua biografia ufficiale, ma la biografia ufficiale non dice che è una donna molto bella, coi capelli neri che non stridono coi suoi lineamenti delicati, di una carnagione bianchissima e con gli occhi chiari e con una voce profonda ma allo stesso tempo appassionata. Il suo sorriso ci accoglie allo stesso modo in cui accoglie le persone nella sua casa, nel suo mondo : a braccia aperte, con un bacio e curiosa della storia del nostro giornale e di ciò che rappresenta nella storia del progresso civile e sociale del nostro paese.

Si sente una scrittrice femminista ?
Io ci tengo a raccontare le donne. Per provocare ho chiarissima la necessità di enfatizzare le differenze, ma, pensando al modo in cui abbiamo celebrato la differenza, beh! questa noi la abbiamo celebrata di più rispetto alla sofferenza… La sofferenza della vita quotidiana, non della vita pubblica, per noi che siamo al di sotto dei ’50 e dei ’60.

Perché?
Credo che nella vita pubblica abbiamo, in ogni caso, una situazione falsa e complessa.
Per quanto le donne possano essere o essere state presenti sulla scena pubblica hanno forse ottenuto l’indipendenza ma non è detto che siano riuscite a conquistare la fiducia degli uomini.

E nella letteratura?
Nella letteratura sono pochi gli esempi di scrittrici alle quali viene assegnato un ruolo fondamentale il cui valore sia stato riconosciuto in modo assoluto come per esempio è accaduto per Sor Juana Inés de la Cruz, fondatrice della letteratura messicana.

Quali esempi ci può fare?
Nel caso della letteratura inglese, per fare un altro esempio, si parla di Dickens e non di Jane Austen anche se lei è venuta almeno 30 anni prima. Io ammiro molto Jane Austin perché ha scritto con una naturalezza e con una dolcezza tali da non cadere mai nell’autoreferenza.

Come definirebbe una scrittrice?
Credo che le donne scrittrici non debbano pensare e sentire di fare qualcosa di straordinario e di sentirsi come le dive di Hollywood o come le rock star. Io ritengo che la nostra importanza stia nel fatto che abbiamo anche la voce di altre e che sia sbagliato attribuirci quell’importanza autoreferenziale alla maniera degli uomini .

Quando ha cominciato a scrivere?
Ho cominciato parlando, quando sono arrivata a “parlare troppo” ho cominciato a scrivere. Sì ho cominciato a scrivere tre volte: da bambina (a scuola quando ti facevano fare il tema libero, e allora non capivo quanto fosse importante la libertà), da giornalista e da scrittrice. Colei che mi ha insegnato a scrivere fu mia sorella, mio marito è scrittore ma non so bene se gli faccia piacere che io scriva.

Da chi si sente ispirata?
Quando penso a me stessa come scrittrice mi ispiro alla grande letteratura da Neruda, Marquez, a Stendhal, Jane Austen. Io racconto tutto quello che mi passa per gli occhi e per il corpo anche se le vere creatrici delle storie che noi scriviamo sono le vite delle altre che se non fossero vissute non potrebbero essere scritte. E quando raccontiamo la nostra storia lo facciamo perché qualcuno la legga. Il libro da sempre è l’amico che teniamo sul comodino.

Qual è un libro che in un qualche modo è legato alla sua esperienza?
Donne dagli occhi Grandi. E’ il libro che ha riunito la mia famiglia in Italia, mio nonno è italiano, mio padre ha vissuto in Italia 20 anni, ma mai nessuno mi ha parlato dell’Italia. Per me l’Italia era il paese della pasta. Mia figlia era grave in ospedale e per starle vicino per lenire il dolore mi sono resa conto che dovevo raccontarle una storia dovevo farla sentire protagonista e non avevo racconto migliore di quello dell’identità della famiglia. Così le raccontavo e le dicevo “Tu non puoi morire perché tu erediterai tute queste cose. Non sono la verità, ma possono essere una verità”
Con questo libro ho scoperto la mia famiglia, le origini, l’Italia.

Perché scrive “Requiem per la margherita?”
Perché un campo senza margherite mi fa piangere. Allo stesso modo in cui piango per un’amica anche dopo quattro anni. Perché non mi vergogno di piangere. Le chiacchiere delle donne sono un fiume di condivisione. La capacità di condividere le storie agli uomini non è mai stata insegnata
Il femminismo è possibilità di lavoro per le donne, ma è anche una grande ricchezza per gli uomini. Se non ci fosse stato, il mondo adesso sarebbe molto diverso.

Che cosa intende per femminismo?
Femminismo è la volontà di dare non solo gli stessi diritti ma anche gli stessi doveri nel mondo.
Io credo che sia necessario verificare anche i nostri doveri

Ci spieghi meglio
Senza questo elemento non si riescono a raggiungere tutti gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Il mondo fa male i suoi conti a non ammetterlo, perché anche le donne che si dichiarano non femministe ne raccolgono i frutti: l’estensione dei diritti e dei doveri in parità con gli uomini.
Per me femminismo è andare oltre, voler partecipare, voler fare qualcosa perché il mondo vada come vogliamo..

Anche quando si vivono momenti particolari?
Questo diventa chiarissimo quando si cade nella tentazione della solitudine, nella “storia del non sentirsi eccezionali”. Dobbiamo sentirci parte di un movimento più forte, più caldo: quello delle donne. Certo che venendo qui al festival letteratura veniamo esibite e io anche mi do importanza , ma io sono parte di un mondo più vasto.

Allora che cosa ci raccomanda?
Noi non dobbiamo sentirci eccezionali anche se il mondo vorrebbe che ci sentissimo eccezionali
E’ necessario un movimento più vasto e più forte, più perfetto e più coraggioso.
E sono anche convinta che ci siano tantissime donne più disposte a vivere vite anonime senza lamentarsi che fare cose di maggiore o grande importanza.

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