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Una delibera per insegnare il rispetto.

Una delibera per insegnare il rispetto.

Tabù - "Là dove finge di essere umana, la società maschile educa nelle donne il proprio correttivo, e rivela, attraverso questa limitazione il suo volto di padrone spietato”. Adorno

Emanuela Irace Giovedi, 24/06/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2010

“Il carattere femminile, e l’ideale di femminilità su cui si modella, sono prodotti della società maschile. L’immagine della natura indeformata sorge solo nella deformazione, come antitesi di questa. Là dove finge di essere umana, la società maschile educa nelle donne il proprio correttivo, e rivela, attraverso questa limitazione il suo volto di padrone spietato”. Adorno.



È il tempo che avvicina l’adolescenza, gli ormoni saettanti sotto le magliette, e quell’odore inequivocabile sui calzini che non lascia scampo all’immaginazione. La scoperta avviene all’improvviso, mentre dalla solita vocina di nove anni arriva l’autocertificazione necessaria, e parole che non vorrei: “Mamma nella mia camera ci sono troppe bambole…e con la carrozza e il letto di barbie non ci gioco più, posso metterle nello stanzino?”. Dallo stanzino alla cantina, nuovo spazio da riempire per chiudere il capitolo con l’infanzia. Ora mia figlia si lava le ascelle, indossa l’apparecchio, cambia i calzini, e nota particolari che da adulti diamo per scontati. Abituata a svestirsi solo in spiaggia, si meraviglia per i tanti corpi balneari che anche in pieno inverno impazzano su tv e giornali. Le spiego che anche questa è una forma di colonizzazione, e non è un caso che immagini succinte e ammiccanti, siano quasi esclusivamente femminili. Le racconto che in questo periodo storico il mondo funziona così. Le donne continuano a essere oggetti - più o meno preziosi, più o meno rispettati - ma sempre costrette in canoni di estetica e consumo inventati da maschi. Le dico che esistono molti modi per impedire tutto ciò. Come per esempio spostare il problema dall’interno all’esterno, ossia dall’individuo alla società, attraverso leggi che impongano codici di comportamento e cultura uniformata come maestre a scuola. Mi chiede che significa. Taglio corto dicendo che non puoi fare una multa per come ti vesti o ti svesti. Mia figlia insiste: “significa che si potrebbero fare multe anche a chi è troppo stupido o troppo bravo?”. Significa che a Varese hanno fatto una multa di 500 euro a una donna musulmana che indossava il burka. E domani la potrebbero fare a chi indossa minigonne o scopre il decolté. Significa che il pubblico entra nella sfera dell’individuo pesantemente, uniformando modo di vestire o svestire. Le delibere di genere adottate dai Comuni su risoluzione del Parlamento Europeo nel 2008, potrebbero rientrare in quest’ottica. Tra censura e volgarità scelgo la seconda. Meglio le immagini ad uso dei maschi, che il contrabbando di politiche di Genere per la parità tra i sessi imposte dall’alto e rispettate per ipocrisia.

Emanuela Irace





(28 giugno 2010)

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