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Una carovana femminista per scoprire pratiche e territori

Una carovana femminista per scoprire pratiche e territori

- Il viaggio nel continente europeo è iniziato l’8 marzo e le organizzazioni romane si preparano ad accogliere la Carovana al suo passaggio per la Capitale

Silvia Vaccaro Sabato, 30/05/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2015

C’è ancora bisogno di femminismo? È la domanda che si pongono maggiormente proprio le attiviste e le teoriche, sempre intente a ragionare, interrogarsi, produrre, confrontarsi, confliggere, senza stancarsi mai di lottare per una rivoluzione all’interno dei rapporti di potere tra generi. Della necessità di una vitalità del movimento delle donne, ne scrive Lea Melandri in un recente articolo: “Alla domanda «perché ha ancora senso dirsi femministe», risponderei così: Perché il salto della coscienza storica prodotto dal femminismo non si esaurisce con una generazione. Tutti sappiamo cosa vuol dire essere maschi o femmine, ma è come se ognuno/a singolarmente dovesse scoprirlo, partendo da una domanda che nasce dentro di sé, per rendersi conto che i ruoli e le identità di genere, il rapporto di potere tra i sessi, non appartengono alle leggi immutabili della natura, ma alla storia, alla cultura, alla politica, e come tali possono essere modificate”. E continua, nel pezzo, con altre sette buone ragioni che confermano la necessità attuale di una teoria e di una pratica femminista ancora viva. Purtroppo il resto della società spesso alla domanda se ci sia ancora bisogno del femminismo risponde di no, con argomentazioni che partono da alcuni dati ma che spesso toccano il ridicolo e svelano una profonda ignoranza.



 Alcuni dicono che non c’è più bisogno perché ci sono le ministre, o come piace ai più “i ministri donna”, perché una donna italiana, l’astronauta Samantha Cristoforetti, abita da mesi lo spazio (nonostante la straordinarietà della sua impresa professionale e personale non le abbia risparmiato feroci critiche per il suo fare, a detta dei suoi detrattori, troppo “da rockstar”), perché cresce la quota delle donne manager nelle aziende. Peccato che le donne continuino a morire per mano di uomini che non accettano le separazioni, che non si comprenda affatto l’importanza, nella creazione di un immaginario e di una realtà diverse, dell’uso sessuato della lingua proposto, tra le altre, dalla presidente della Camera Laura Boldrini (su cui sono piovute insulti e critiche ridicolizzanti, come quella televisiva e a mezzo stampa della comica Luciana Litizzetto), e tutti i dati sull’occupazione femminile confermino che le donne in Italia lavorano ancora poco e male, subendo mobbing e molestie.



 Dunque la risposta è che non solo c’è bisogno del femminismo, ma che servono tutti i femminismi, diversi e plurali, che riusciamo a praticare e diffondere. E a far incontrare. È con questo intento che lo scorso 8 marzo è partita dal Kurdistan turco la Carovana femminista, progetto itinerante nato in seno al gruppo attivo dal 1998 conosciuto come la Marcia Mondiale delle donne, una rete internazionale femminista di oltre 6.000 associazioni presenti in più di 150 paesi. Come è nato il progetto ce lo ha raccontato Vania Martins, portoghese residente a Oxford, che ha seguito la Carovana durante l’evento di lancio e per le successive due settimane in Turchia e Grecia. “Nell’ultimo incontro internazionale, che si è tenuto a San Paolo in Brasile nell’agosto 2013, le delegate della Marcia mondiale decisero che le iniziative sarebbero state diverse nei vari continenti, per poter dare maggiore forza alle singole azioni sui territori. Fu deciso di organizzare delle Carovane, una per continente, ed è così che abbiamo iniziato a immaginare quella che avrebbe girato l’Europa”.



#foto5dx# Le attiviste hanno deciso di finanziare il progetto attraverso la rete con una campagna di crowdfunding che in poco tempo ha raggiunto e superato la somma richiesta per le spese di viaggio, che toccherà tutti i paesi dell’Europa dell’est e dell’ovest. “Un gruppo di otto ragazze tra cui una filmaker canadese e una ragazza della delegazione brasiliana compongono il gruppo fisso che completerà l’intero percorso, ma altre attiviste si sono aggiunte e si aggiungeranno via via per alcuni tratti”, ci ha spiegato Vania.



 Intanto a Roma un gruppo di attiviste, provenienti da diversi collettivi e organizzazioni, sta preparando l’accoglienza per il passaggio della Carovana nella Capitale, previsto per la fine di agosto. A fare da ponte tra il gruppo portoghese, che ha partecipato attivamente al progetto sin dall’inizio, e le attiviste romane c’è Francesca Esposito, residente a Lisbona, dove è dottoranda in Psicologia di Comunità presso l’ISPA-IU di Lisbona. “Ho seguito gli incontri della Carovana dall’inizio ed è molto importante per le ragazze che l’hanno organizzata incontrare le donne nei territori, scoprirne le lotte, fare rete, conoscersi, realizzando così una mappatura delle pratiche e degli spazi di resistenza anti-sessista e anti-razzista che le donne occupano nei vari paesi”. Anche NOIDONNE, insieme al gruppo che si sta incontrando in questi mesi a Roma, seguirà la preparazione dell’accoglienza della Carovana durante il suo passaggio nella Capitale.

 

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