Recensione a "Una lunga canzone", ultimo romanzo di Andrea Levy: la storia di una schiava giamaicana, vittima coraggiosa sopravvissuta al suo paese in lotta drammatica per l'indipendenza.
Lunedi, 25/03/2013 - "Appena iniziata era già finita. Kitty, mentre il sorvegliante Tam Dewar la penetrava, decise di credere che la stesse semplicemente spingendo da dietro". Con crudo realismo si apre Una lunga canzone, l'ultimo romanzo di Andrea Levy. La storia è ambientata nella Giamaica di inizio '800: Kitty è una schiava della piantagione di Amity e Tom Dewar il suo sorvegliante. Dal brutale atto di violenza perpetrato ai danni della donna nasce July, protagonista e narratrice di una biografia che non può lasciare indifferenti. Il suo racconto segue le vicende di tre generazioni coinvolte in un momento fondamentale per la storia giamaicana: la dolorosa conquista dell'abolizione della schiavitù. Ma non aspettatevi un arido resoconto storico: quella di July è la testimonianza tagliente di una vittima della Storia, costretta a scontare sulla propria pelle le umiliazioni quotidiane, la perdita violenta dei suoi familiari, l'indigenza più estrema, ma che, nonostante tutto, non perde la forza per rivendicare il proprio diritto alla felicità: "Ma perché devo indugiare nel dolore? La storia di July avrà solo il più felice dei finali e devi credermi su questo.". Forse non proprio un lieto fine, ma certo un'esortazione a riflettere sull'ignobile pratica dello schiavismo che (occorre ricordarlo?) ancora sopravvive in alcune moderne forme di sfruttamento.
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