Sara, meglio nota come Miss Vanilla, è crudista dall'età di 16 anni. NOI DONNE l'ha conosciuta ed intervistata per capire il senso del crudismo e analizzare con lei i problemi di un cibo ad oggi troppo “psicologizzato”.
Da quanto racconti e si evince dal tuo blog (http://blog.missvanilla.it/), Sara, ti sei avviata prestissimo sulla strada meno battuta del vegetarianismo e del crudismo. Ti va di narrarci più dettagliatamente le tue “considerazioni etiche” e le premesse del tuo cambiamento “radicale”?
In effetti, sono ormai tantissimi anni che seguo la strada “meno battuta”. Sono diventata vegetariana nel 1989, a 16 anni, per ragioni puramente etiche. E' bastato molto poco per convincermi: un sabato pomeriggio incontrai degli attivisti della LAV che mi diedero un volantino con una breve descrizione degli allevamenti intensivi. Rimasi scioccata. Nessuno mi aveva mai detto come funzionasse quel meccanismo, ed io, d'altro canto, non ci avevo mai pensato prima. Ricordo benissimo di aver pensato “non sarò complice di questa ingiustizia” e così è stato. Dalla sera stessa, annunciai a mia madre che non avrei più mangiato carne.
Allora non conoscevo nessun altro vegetariano a me vicino, in più, sull'argomento non esisteva ancora alcun tipo di informazione.
All'inizio, quindi, non sapevo bene cosa mangiare, ero tuttavia molto convinta della mia scelta e molto arrabbiata. Essendo anche molto giovane, la mia reazione fu di attacco verso tutto il resto del mondo che non si avviava al cambiamento, che non ne riconosceva l'urgenza, né la necessità. Poiché a me era bastato che qualcuno mi mostrasse la cruda realtà per farmi desiderare di cambiare le cose, ero convinta che sarebbe stato lo stesso anche per tutti i miei amici e parenti. Non fu così: nessuno cambiò, i miei continuavano a mangiare carne, così come i compagni di scuola. Credo di aver discusso di vegetarianesimo anche con i miei professori. Di sicuro ero l’unica vegetariana di tutto l’istituto. Cominciai a sperimentare il crudismo già nel 2002, quando in Italia non ne parlava ancora nessuno.
Ne avevo letto in alcuni siti americani, in un periodo della mia vita di grandi cambiamenti in cui sentivo la necessità di smantellare le mie certezze e di conoscermi più a fondo. Ricordo che a quell’epoca avrei voluto liberarmi di tutto, anche del letto in cui dormivo, preferendo dormire sul pavimento col solo materasso. Anche se il crudismo inizialmente mi sembrò una cosa folle, ne rimasi affascinata. Era primitivo, era essenziale, non richiedeva elaborazioni di alcun genere ed era proprio ciò che cercavo, anche solo più tardi ne compresi le vere e più profonde ragioni.
Provai il crudismo per un mese, come esperimento. Dopo 30 giorni mi sentivo così bene e piena di energia che decisi di continuare il percorso. In più di 10 anni di crudismo ho sperimentato moltissimo, ho viaggiato, ho conosciuto molte persone e scambiato esperienze, idee e opinioni.
Cos'è esattamente il “crudismo”? Con chi nasce e come ha origine il movimento del cibo non cotto?
Il crudismo è una filosofia alimentare in cui viene abolito qualunque intervento di cottura dei cibi, perchè il crudista intende conservare intatti i valori nutritivi di ciò che assume. Queste sostanze, altrimenti, si impoverirebbero di alcune delle componenti fondamentali per una buona e corretta nutrizione.
Poichè nessun animale della Terra cuoce il proprio cibo e nessun animale è afflitto dalle malattie degenerative che colpiscono l’umanità, così anche l’uomo ha la possibilità di tornare alla dieta ideale per lui fisiologica e quindi alla salute, a patto che rispetti le leggi della natura che non prevedono manipolazione del proprio cibo. Nella sua forma più perfetta ed eletta il crudismo è vegano, esclude cioè ogni alimento animale.
Il crudismo ha radici antichissime e già se ne trova testimonianza nel Vangelo Esseno della Pace dove si descrivono le abitudini e la filosofia degli Esseni e si riportano molte notizie sulle norme di vita che assicurerebbero la longevità. Tra di esse vi sono dei suggerimenti dietetici con una scelta vegetariana e crudista.
Nei tempi passati ci sono stati diversi promotori di uno stile di vita sano ed etico, ma le basi mediche dell’igienismo vengono fondate prevalentemente a partire dal Novecento, grazie alle osservazioni sperimentali di alcuni medici alternativi dell’epoca, come Max Bircher-Benner (che conosciamo anche come inventore del Müesli) e Shelton, che promuovono il crudismo come dieta che riporta alla salute.
Sara, tu sei autrice di diverse pubblicazioni legate al movimento crudista vegano, per questo meglio di altri puoi spiegarci quali e quante implicazioni abbia il crudismo sulla salute, sull'equilibrio psicofisico ma anche quante ripercussioni sulla vita relazionale... Cosa ci dici a riguardo?
Il crudismo ha avuto un impatto fortissimo su moltissimi aspetti della mia vita. Forse l’impatto minore l’ha avuto proprio sulla salute, perchè non mi sono approcciata a questo stile di vita in uno stato di malattia, come capita alla maggior parte delle persone.
Mi sono avvicinata al crudismo per curiosità e con il desiderio di testare i miei limiti e le mie certezze, e se consideriamo che nel campo alimentare le nostre scelte si basano prevalentemente su quelle che sono le nostre sicurezze nella vita, si può immaginare cosa comporta stravolgere le certezze anche solo per il gusto di vedere cosa succede.
Il crudismo significa andare all’essenza del cibo, vedere il cibo solo ed esclusivamente come nutrimento e spogliarlo completamente di tutte le valenze psicologiche che gli vengono attribuite.
Il cibo perciò non può più essere un consolatore, un calmante, uno stimolante e nemmeno una punizione (quante volte usiamo il cibo per punirci, nei momenti di rabbia?). Nel crudismo più puro il cibo torna ad essere solamente cibo e lascia spiazzati di fronte all’ansia e ai vuoti da colmare, senza più certezze.
Bisogna cavarsela da soli e non ci si può consolare di quel vuoto che si sente dentro, non ci sono endorfine artificiali a cui chiedere aiuto: bisogna affrontarlo e passarci attraverso.
Io, personalmente, ho sempre avuto una relazione stretta col cibo. Il crudismo, quindi, è stato un percorso a volte difficile e a volte anche spaventoso. Ho affrontato i miei vuoti senza la stampella di un cibo “psicologizzato”, e questa prova mi ha resa molto più forte e consapevole della complessità dei meccanismi che ci legano a ciò che scegliamo di mangiare.
Scoprire di desiderare un determinato alimento permette di comprendere che in realtà ciò che si desidera è rivivere la gioia di un momento, magari legata ad una persona con cui condividevamo quel cibo, perchè in quel momento o con quella persona ci sentivamo felici. Allora molto spesso non è di quel cibo che si ha voglia ma si ha voglia di essere felici.
Grazie al crudismo ho analizzato molti di questi percorsi del cuore e dell'anima, ed è stata una magnifica scoperta di tanti aspetti di me stessa che non conoscevo.
Al di là degli aspetti emotivi, anche l’impatto che ha il crudismo sulla salute è certamente fenomenale: ho visto moltissime persone guarire di malattie spesso significative solo con un cambio di alimentazione, non necessariamente crudista al 100%.
L’energia che regala l’alimentazione naturale è un dono che riporta alla giovinezza.
Per quanto riguarda le relazioni sociali, è indubbio che viviamo in una società dove il cibo rappresenta condivisione e socialità e sottrarsi a questo meccanismo vuol dire inevitabilmente isolarsi. Non tutti sono disposti a farlo. Certamente, oggi è molto più facile di 10 anni fa, oggi esistono addirittura anche ristoranti crudisti e l’eremitaggio è più facilmente scongiurato.
Ti è mai capitato di dover rifiutare una cena di lavoro, un invito serale per questa tua scelta alimentare? Ti sei sempre sentita a tuo agio nel difendere pubblicamente questa scelta “ribelle” e “anticonsumistica”?
Non mi è mai capitato di rifiutare cene di lavoro oppure inviti, perchè in fondo non è difficile essere crudisti al ristorante. Basta ordinare una insalata ed essere consapevoli fin dall’inizio che il fulcro della serata non sarà probabilmente il cibo bensì la compagnia. Se si è consapevoli di questo è più facile non viverlo con frustrazione.
Mai nessuno mi ha criticata per questo, sicuramente sono stata considerata un po’ particolare e certamente ho destato curiosità e domande, ma l’approccio nei miei confronti è sempre stato positivo. Probabilmente l’aver sempre percorso la strada meno battuta del bosco mi ha resa forte delle mie scelte, e non mi sono mai sentita a disagio nel difenderle. Per me è ormai consuetudine avere uno stile di vita che si discosta da quello della maggioranza delle persone che conosco.
Da molto tempo ho abbandonato l’approccio dell’attacco che mi contraddistingueva in gioventù. Ho compreso che ognuno ha un suo percorso da compiere e cerco di non giudicare nessuno. Nel momento in cui ho veramente abbandonato il giudizio ho constatato che molte più persone si avvicinavano a me con genuina curiosità e desiderio di saperne di più. Nulla allontana di più le persone quanto il giudizio.
Oggi non seguo più una alimentazione totalmente crudista in tutte le situazioni, come in passato. Oscillo serenamente tra periodi in cui sento il bisogno di condivisione e convivialità, in cui una dieta “normale” mi è più congeniale (tenendo conto che rimango sempre vegana) e periodi in cui sento la necessità di eliminare le sovrastrutture e vedere il mondo con più chiarezza, tornando ad una dieta primitiva.
Il crudismo italiano si differenzia in qualche modo dal raw food internazionale? Se sì, in cosa?
Oggi il crudismo italiano riflette pienamente il raw food internazionale. Ciò che vedevo nascere negli USA e a Londra 10 anni fa è ora arrivato anche da noi, esattamente uguale. Di fatto, il raw food è la nuova moda del momento, i guru non si contano più e molto spesso il crudismo è diventato gourmet, epicureo, alla ricerca di nuovi sapori e consistenze che in realtà non sono altro che un tentativo di recuperare le sicurezze alimentari abbandonate. Il crudismo attuale, molto elaborato e ricercato, al quale nemmeno io sono riuscita a sottrarmi del tutto, è affascinante, è pura sperimentazione culinaria che stimola la fantasia degli chef più intraprendenti ed affascina il pubblico alla ricerca di novità.
Tuttavia più si fa ricercato, più si allontana dall’essenzialità e rimane pura speculazione, che nulla ha che vedere con la salute e la ricerca interiore.
Nella Foto: Miss Vanilla. Fonte: https://nudoecrudo.wordpress.com/
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