Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2006
La VIII Convention di Donne Impresa si svolgerà a anche quest’anno a Roma, il 25 e 26 ottobre, e si articolerà intorno alle problematiche dell’impresa familiare e sulla famiglia stessa.
Sono infatti previste due tavole rotonde “Affari e sentimenti: l’impresa di famiglia” e “Politiche sociali e famiglia: nuovi diritti e welfare”, introdotte ciascuna da una relazione di base, la prima a cura del prof. Walter Zocchi (Università Luiss Guido Carli) e l’altra dalla dott.ssa Maria Pia Camusi (Centro Studi Censis).
Nel corso dell’evento verrà presentata una ricerca che, oltre ad aggiornare i dati in merito alla impresa femminile artigiana, approfondirà alcune problematiche, quali il passaggio del testimone, l’apporto di management esterno, la gestione dei rapporti fra imprenditore e collaboratori familiari.
In Italia le imprese familiari sono oltre cinque milioni con un peso di circa l’80% per quanto concerne la produzione del PIL e con un impiego del 75% della forza lavoro.
A parte le grandi imprese di famiglia (Family office), fortemente strutturate e con significativi apporti di management, l’impresa familiare, soprattutto in ambito a livello di piccola impresa, ha spesso significative difficoltà a livello di successione e quindi a rintracciare aziende di seconda o terza generazione. Si pone pertanto la opportunità sia di promuovere una diversa cultura d’impresa sia in ambito legislativo, mirando ad ampliare gli orizzonti di un modo di gestire una tipologia d’impresa che ha dato significativi apporti al sistema produttivo del Paese.
Per quanto concerne la famiglia è chiaro, che nell’ultimo decennio, è profondamente mutato, nella società civile, il significato che, per lungo tempo, si è dato a questo termine con l’aumento delle unioni di fatto, non necessariamente eterosessuali, e soprattutto con un una enfatizzazione del suo ruolo di ammortizzatore sociale in periodi di recessione economica e con una politica di welfare rimasta ferma a modelli sociali ampiamente superati, che poco contemplano ad es. l’aumento dell’occupazione femminile, del numero di anziani, nonché della scarsità di servizi sociali per l’infanzia.
E’ quindi tempo, che superata la politica delle parole, si passi ad un welfare in sintonia con le aspettative della società civile.
(6 ottobre 2006)
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