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Un voto di civiltà e di umanità

Un voto di civiltà e di umanità

Referendum/ Intervista a Barbara Pollastrini - “Ogni donna ne porti altre due, è il tam tam lanciato dall’Unità e io aggiungo: anche con qualche amico”

Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2005

“Dobbiamo scalare le montagne e riuscire a vincere questa battaglia”. Barbara Pollastrini, parlamentare e coordinatrice nazionale delle Democratiche di sinistra, è fortemente impegnata nella campagna referendaria. Consapevole delle difficoltà, a partire dalla data voluta dal governo, la Pollastrini lancia una sfida. “Hanno scelto la via più furbesca e cinica puntando all’astensionismo perché sanno bene che se si raggiunge il quorum vincono i Sì”.
Dunque l’obiettivo è, accanto alla promozione delle ragioni dei Sì, la sensibilizzazione all’importanza del voto...
“Le donne possono essere decisive per organizzare un passaparola. Ricordare a tutti che si vota il 12 e il 13 giugno. Ogni donna ne porti altre due, è il tamtam lanciato dall’Unità e io aggiungo anche con qualche amico. Possono essere determinanti facendo parlare ragione e soprattutto il cuore, le storie vissute. Comunicando il senso di questa campagna di civiltà e umanità. Che non a caso per molte di noi ha come slogan ‘Permetti un atto di amore in più’. Dobbiamo mobilitarci su alcuni messaggi essenziali”.
Quali sono questi messaggi?
“Perché l’Italia deve essere l’unico Paese in Europa ad avere una legge così ingenerosa e punitiva nei confronti della salute delle donne e così umiliante per le speranze nella ricerca scientifica? Perché volere creare le condizioni per rimettere, domani, in discussione la 194? Una delle migliori leggi sulla interruzione volontaria della gravidanza che in Italia ha avuto il pregio di fare diminuire gli aborti. Semmai va valorizzata, estendendo consultori, informazione, prevenzione”.
Alcune delle osservazioni avanzate riguardano il pericolo di tornare ad una situazione incontrollata in cui tutto è permesso. Che ne pensa?
“Sfatiamo la propaganda spicciola secondo cui se vincono i Sì si torna al Far West. La Corte Costituzionale ha ritenuto inammissibile il referendum di abrogazione totale con la motivazione che a queste materie devono essere dati dei limiti. Ma per la stessa ragione ha accettato tutti gli altri quesiti. Se passassero i Sì rimarrebbe un’intelaiatura di legge sufficiente ad avere cautele indispensabili per la sicurezza delle persone e della ricerca scientifica. Ad esempio la stessa Corte ritiene in sintonia con convenzioni, quella di Oviedo, e regole sopranazionali, poter usare embrioni soprannumerari, abbandonati e destinati a deperire, ai fini di ricerca per trovare cure a malattie oggi inguaribili. Libertà per noi sta con responsabilità. Il senso del limite ci appartiene. Non permettiamo alla propaganda aggressiva di insegnarci qualcosa sull’amore per un progetto di vita. Di scambiare l’aiuto che può venire dalla medicina per fare fronte alla sterilità con le volgari insinuazioni di eugenetica, di manipolazione, di fantasmi evocati solo perché non si hanno argomenti seri per giustificare le crudeltà di una legge inaccettabile. La questione, lo sappiamo, è un’altra. E sarebbe troppo lungo ricordarla ora. Attiene all’umiliazione di principi laici, umani, liberali della Repubblica. Peraltro nel mondo diritti femminili, a partire dalla dignità del proprio corpo, segnano il discrimine tra democrazie e oscurantismi, dittature. Nello stesso Occidente è in atto una sorta di rivincita sull’unica rivoluzione dolce entrata a testa alta in questo secolo, quella delle donne. E questo mentre moltitudini femminili premono nel pianeta per sopravvivere, per diritti, benessere. Insomma, ancora una volta, quella femminile è la libertà che sa cambiare il mondo e disegnare una modernità umanizzante per tutti. Ecco c’è qualcosa di grande in palio. Le file ai banchetti per la raccolta delle firme di donne e uomini credenti e non, cattolici e non, mostravano una società aperta, fiduciosa e unita nel chiedere una legge saggia, equilibrata. Altro che querelle tra laici e cattolici! Sento da tanti la voglia di informazione, dialogo, confronto, ricostruzione di un’etica pubblica condivisa e di un nucleo di bene comune capace di dare forza a chi vuole riparare i danni di scelte politiche distanti e egoiste. Ho riflettuto sulla scelta referendaria. Poi, con altri amici e amiche di uno schieramento trasversale, e con le mie compagne diessine abbiamo deciso, per coerenza, per serietà, per lealtà verso una storia, per fiducia nel presente, per le donne, la ricerca. Perché questa legge è una offesa per il nostro Paese, la sua luminosità”.

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