Martedi, 22/05/2018 - Si è presentata all’anteprima del suo secondo lungometraggio, intitolato ‘Euforia’ (trailer) e selezionato a Cannes nella sezione ‘Un certain Regard’ - così come il suo esordio alla regia ‘Miele’ presentato nel 2013 - con un semplice completo nero, casacca e pantaloni, i ricci biondi scomposti, visibilmente contenta ed emozionata, accompagnata dalle attrici e dagli attori del suo film: Valeria Golino traspirava leggerezza ed euforia, proprio come il titolo del suo film, mentre ringraziava il suo cast, i tecnici e la Giuria, passando rapidamente da un discorso impeccabile e preparato, in francese, ad un accavallarsi di pensieri e parole tanto italiano quanto la sua verve e la sua gestualità.
Non tutti avrebbero creduto che lei, Valeria, attrice di talento dall’apparenza confusionaria e disordinata, sarebbe divenuta una regista così brava e questo film, ‘Euforia’ dimostra che c’è ancora tanto materiale per una crescita professionale ed artistica, estetica e narrativa, in campo registico.
Due fratelli molto diversi fra loro per scelte di vita e per carattere, iniziano a frequentarsi, dopo anni di lontananza fisica ed affettiva, quando uno dei due, Ettore (interpretato da un Valerio Mastandrea nelle sue corde più autentiche), schivo e tranquillo professore di scuola media che vive a Nepi, si ammala gravemente e necessita di cure ospedaliere nella Capitale; qui Matteo, audace imprenditore di eventi culturali ed omosessuale single dedito all’edonismo sfrenato, ricco e narcisista (nel ruolo un Riccardo Scamarcio al meglio di sé) ma anche generoso e protettivo, apre al fratello la sua casa, e con essa il suo modo di vivere ed i suoi amici più o meno strani agli occhi di Ettore, mettendosi a sua completa disposizione, economicamente ed affettivamente.
Proprio un evento tanto inatteso come la malattia, di cui Matteo tiene nascosta la gravità al fratello finché possibile - mostrandosi sempre euforico e sopra le righe - sarà in grado, nonostante il dramma annunciato, di riavvicinare i due fratelli nella dimensione del ‘qui ed ora’ consapevole e non più rimandabile. A fare da sfondo a questo insperato e tardivo ritrovarsi, una Roma che avvolge i protagonisti con la sua luce calda e dorata, fatta di bellezza e contraddizioni, fra monumenti senza tempo, attici con vista, gabbiani e storni invadenti, traffico e disservizi.
“Ispirandomi a fatti accaduti a persone a me care, mi sono avvicinata, insieme alle sceneggiatrici Francesca Marciano, Valia Santella e con la collaborazione di Walter Siti, a questa storia come ad un oggetto fragile e prezioso - ha affermato Valeria Golino - nel tentativo di tratteggiare, insieme ai protagonisti, anche la nostra contemporaneità. Un presente che sembra negare, rimuovere costantemente la transitorietà e irrazionalità proprie della condizione umana, spingendoci illusoriamente a credere di avere il controllo assoluto sulle nostre vite, sui nostri corpi, di poter vincere il tempo, fuggire il dolore e la morte. La malattia, invece, luogo della fragilità e della caducità, ci mette di fronte ai limiti della nostra esperienza umana ma anche a quanto di più profondo e prezioso essa custodisce".
Ettore, intanto, ormai separato di fatto dalla moglie (Isabella Ferrari) perché innamoratosi di una giovane donna, Elena (Jasmine Trinca), ha deciso di non portare avanti neppure la nuova relazione, per amore del figlio ancora piccolo: tra malattia ed infelicità sentimentale è un uomo piegato dalla vita, di modeste vedute e possibilità economiche ma, a poco a poco, si lascerà contagiare dall’euforia del fratello ed uscirà allo scoperto, deciderà di rincontrare Elena, parlarle della sua malattia, rispecchiarsi in un amore arrivato troppo tardi, cogliendo istanti di felicità. Dal canto suo Matteo, pronto a cogliere l’attimo fuggente da tutta la vita, inebriato dalle sue possibilità e sicuro di poter gestire e controllare tutto con la ricchezza e l’intelligenza, sarà costretto a fermarsi ed a riflettere su quanto il destino umano, singolo e collettivo, sia appeso ad un filo sottile, spesso del tutto indipendente da noi.
La Golino dirige la pellicola e gli attori con mano sicura, caratterizzando di sfumature nuove i suoi personaggi e le performances dei suoi attori, da un inedito Matteo/Scamarcio, agli altri attori principali del film, Valerio Mastandrea, Jasmine Trinca, Isabella Ferrari e Valentina Cervi. Gli amici di Matteo - come l’amica del cuore Tatiana (una brava Valentina Cervi) ed il convivente platonico segretamente innamorato di lui - e la terrazza della sua casa in pieno centro storico, la musica e il canto, fanno pensare alle feste ed alle tavolate di Ozpetek cui forse si sono ispirati. (trailer)
“L’euforia del titolo - ha raccontato la regista - s’ispira a quello stato di vertigine e libertà assoluta in cui possono venirsi a trovare i subacquei (sport praticato da Ettore) a grandi profondità, bello e terribile, cui deve seguire una risalita immediata prima di rischiare di perdersi negli abissi”. Emerge la metafora della relazione fra i due fratelli che si sarebbe potuta dissipare per sempre se non vi fosse stata l’ ‘occasione’ della malattia, veicolo di conoscenza, riconciliazione e nostalgia dell’infanzia. Un plauso a Valeria Golino che di strada ne ha fatta tanta, dagli anni Ottanta, quando era una giovane attrice che mordeva la vita e lo schermo, attraverso i tanti film recitati in Europa e negli Stati Uniti, con registi di grande valore fino, al suo esordio alla regia, nel 2013.
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