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Un V-Day contro la violenza alle donne

Un V-Day contro la violenza alle donne

Modena - In tante per aiutare Aidos in Tanzania con "I monologhi delle vagina"

Maria Grazia Panunzi Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2007

Il 5 ed il 7 marzo 2007 a La Tenda di Modena si sono tenute due repliche de “I monologhi della vagina” di Eve Ensler. Le due serate hanno ottenuto il tutto esaurito, e la loro realizzazione ha coinvolto 16 attrici non professioniste (studentesse, impiegate, amministratrici locali) guidate dalla giovane regista Ottavia Spaggiari. L'iniziativa ha fatto parte del V-Day, Organizzazione Internazionale contro la violenza alle donne cui hanno aderito, a Modena, Comune di Modena, Unione Donne in Italia, CGIL – Coordinamento donne e le associazioni Centro Documentazione Donna, Donne e Giustizia, Differenza Maternità, Donne nel Mondo, oltre a Noidonne, UIL Coordinamento donne, Amnesty gruppo Italia 64.
Gli spettatori hanno donato un contributo libero destinato ad Aidos, associazione italiana donne per lo sviluppo. La vice presidente di Aidos Maria Grazia Panunzi, rientrata dalla sua missione in Tanzania, ci ha inviato un bel resoconto, riassunto di seguito.
Creando reti tra donne in Italia per combattere la violenza contro le donne a Dar es Salaam
"A 30 chilometri da Dar es Salaam, sulla strada che conduce a Bagamoyo (in swahili Bwaga-Moyo cioè “lascia il tuo cuore”) da cui nella prima metà del XIX sec. partivano le navi con il loro disumano carico di schiavi, è situata la Casa rifugio per le donne vittime di violenza domestica. La casa è situata al piano terra, circondata da un giardino. È dipinta di azzurro e negli spazi aperti sono stati piantati fiori, soprattutto ibiscus gialli.
Le 5 stanze da letto per le donne e i/le loro bambini e bambine si affacciano su un cortile interno. Le stanze sono pulite, accoglienti e molto confortevoli. E’ il cortile il luogo in cui le donne trascorrono i loro tempo insieme, sedute su stuoie colorate mentre i bambini giocano. Donne scacciate dai loro mariti o dai parenti dei loro mariti deceduti. Vedove che non possono ereditare beni del marito se sono ancora in vita i parenti di lui. In Tanzania, nonostante la legislazione riconosca a uomini e donne gli stessi diritti, molte donne subiscono discriminazioni riguardo alla proprietà a causa dell’inadeguatezza delle leggi e della persistenza di consuetudini molto radicate nella società.La counselor, Elisabeth, trascorre con le donne molto tempo: parlano, discutono le loro situazioni, ricevono una piccola alfabetizzazione, realizzano batik, coltivano piante e fiori e allevano polli. Queste attività generatrici di reddito servono a fornire cibo alle donne e ai bambini e a garantire una piccola entrata come autofinanziamento della casa rifugio. Ancora si è molto distanti dalla sostenibilità finanziaria ed economica della Casa rifugio, ma le strategie individuate dalle donne con il personale del progetto rispondono alla realtà locale e altre ne verranno individuate. Ad esempio verranno acquistate macchine per cucire per realizzare piccoli lavori. Ma c’è tanto lavoro da fare per far acquisire alle donne la consapevolezza dei loro diritti, per creare un collegamento sul territorio, per combattere contro la violenza. Siamo andate a visitare anche alcuni gruppi di donne che vivono nei quartieri poveri di Dar Es Salaam e che si sono costituiti in associazioni. Questi gruppi sono coinvolti nel progetto; grazie a loro, si possono organizzare incontri informativi con donne e uomini delle comunità. Dal personale del progetto questi gruppi ricevono formazione specifica sulla violenza di genere e sui diritti delle donne, e per le donne vittime di violenza i gruppi costituiscono un punto di riferimento importante. Spesso si ritrovano in piccoli, caldi e affollati negozi per parlare tra loro e per incontrare il personale del progetto che ha così la possibilità di monitorare alcuni casi, raccogliere ulteriori bisogni, formare e sensibilizzare donne che a loro volta formeranno e sensibilizzeranno altre persone delle comunità. Il coinvolgimento degli uomini resta un’attività molto difficile da svolgere anche se c’è un forte interesse. Le cose ancora da fare sono molto importanti. Il cofinanziamento del progetto da parte della Commissione Europea terminerà a gennaio 2008. AIDOS si è impegnata a cofinanziare il progetto e a non abbandonare questa piccola ma significativa realtà, quindi continuerà a sostenere il progetto anche nei prossimi anni, certe del grande beneficio per le donne vittime di violenza che si rivolgono al Tanzania Crisis Center. E continueremo a tessere reti tra donne tanzane e donne italiane per ripetere le belle esperienze realizzate, come quella con le donne di Modena (Centro documentazione donna, Comune di Modena, UDI, Coordinamento donne CGIL e UIL, Differenza maternità, Donne e giustizia, Donne del mondo) che, con lo spettacolo “I monologhi della vagina”, hanno raccolto 3.200 euro donati al progetto. A loro un grazie sincero".

(12 settembre 2007)

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