Martedi, 21/06/2016 - "Ucciderne uno per educarne cento", questo dev'essere stato il pensiero di chi ha ordinato l'assassinio di Jo Kox, la giovane deputata laburista impegnata contro il Brexit e per i diritti dei migranti. Il suo viso sorridente e deciso ci ha guardato per un paio di giorni dalle prime pagine dei giornali. Poi, politique oblige, è stato oscurato dai risultati del ballottaggio.
Ciò che invece non è passato in secondo piano è la polemica nata dal tweet del sen. Bartolomeo Pepe, che riportava il famoso assunto maoista e mussoliniano. Che intendeva dire Pepe? Una folla scatenata vi ha malevolmente letto un'approvazione: certo chi conosce Pepe ha scosso la testa e tirato avanti. Chi invece non gli ha mai parlato o mai ha seguito le sue innumerevoli battaglie per la legalità e per l'assistenza alle fasce deboli, ha drizzato le orecchie e prestato attenzione. Ma, mentre Pepe si sbracciava a spiegare di aver voluto scuotere le coscienze, ricordando che tutte le violenze terroriste sono simili, il fuoco dello scandalo saliva alto fino a raggiungere i toni della calunnia, che - sì - è un venticello, ma fino a un certo punto.
Così, mentre l'omicidio in sé passava in secondo piano, l'assassino arrestato e riconosciuto appartenere idealmente all'estrema destra, la notizia ormai archiviata anche per via della chiarissima dichiarazione fascio-nazionalista di questi "Britain first", ci si occupava prevalentemente del disgraziatissimo tweet del senatore Bartolomeo Pepe. Ossia si guardava il dito e non la luna, come troppo spesso accade in Italia, da un paio di decenni a questa parte.
Vorrei quindi umilmente ricordare che la notizia sulla quale è necessario riflettere NON è il tweet di Pepe, ma l'uccisione di una donna di grande levatura politica, di cui molti hanno già dimenticato il nome.
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