Lotta alle discriminazioni - Una politica di mainstreaming di genere contro la disoccupazione e per l’occupabilità femminile. Per le Consigliere di Parità la lotta alle discriminazioni inizia dalla verifica preventiva degli atti
Alice Casali Domenica, 05/05/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2013
Fare rete è spesso la parola d’ordine con cui le donne si confrontano e qualche volta si scontrano. Sicuramente, e sempre più, sembra essere la parola vincente.
Anche le donne del Lazio, più precisamente le Consigliere di Parità (quella regionale e le Consigliere provinciali di Roma, Latina, Frosinone, Rieti e Viterbo) e le neo elette al Consiglio regionale hanno deciso di fare rete tra loro, costituendo un “tavolo permanente” di elaborazione e confronto. L’occasione per dare il via all’iniziativa è stata una recente riunione.
I temi che costituiranno la base della collaborazione, del confronto e dell’approfondimento sono quelli su cui, per incarico istituzionale, le Consigliere di Parità agiscono da anni nel territorio regionale.
La lotta alle discriminazioni di genere nel lavoro, sia collettive che individuali, compresa la violenza sessuale nei luoghi di lavoro, la lotta alla disoccupazione femminile e lo sviluppo dell’occupabilità delle donne, la promozione e la diffusione di una cultura di genere tra le nuove generazioni sono i cardini attorno ai quali si intende avviare un primo confronto, già iniziato peraltro, nella riunione di insediamento del “tavolo”.
Ora occorre condividere e scambiare contenuti, idee e proposte anche a partire dal programma adottato dalla Giunta del Presidente Zingaretti.
La situazione occupazionale del Lazio presenta innanzitutto una profonda differenza tra la realtà che caratterizza la provincia di Roma, allineata sostanzialmente su livelli che non molto si discostano dalle regione più virtuose, e il resto delle province le cui performance lavorative sono più simili alle regioni del mezzogiorno. Tali differenze si riproducono anche sulla dotazione di servizi per la conciliazione (nidi, scuole materne ecc. ma anche per presidi di assistenza agli anziani).
Dal “tavolo” dovranno anche scaturire nuove proposte, nuove idee per affrontare la disoccupazione femminile nel Lazio, per sviluppare anche nelle imprese una cultura di genere che favorisca percorsi di inserimento per le donne, di conciliazione tra lavoro e famiglia e che veda nuove politiche anche per lo sviluppo del lavoro autonomo ed imprenditoriale delle donne.
Alla base del lavoro vi è l’assunzione, condivisa da tutte, dell’opportunità di una politica di mainstreaming di genere, che diventi lo strumento permanente di verifica di ogni atto e di ogni provvedimento della Regione Lazio. Concretamente le partecipanti si sono impegnate ad analizzare i lavori regionali, per valutarne gli effetti sulla vita concreta di uomini e donne.
Il presupposto teorico da cui partire, assunto come metodo di lavoro, sarà quindi quello di valutare in ottica di genere i vari provvedimenti. Base di partenza e supporto ad ogni riflessione sono i dati, rigorosamente divisi non solo per aree geografiche - e questo perché chiara è emersa la consapevolezza delle profonde differenze tra province e territori della regione - ma anche divisi per genere, ogni proposta ed intervento.
Faranno da sfondo e ne rappresenteranno un utile strumento anche gli indicatori contenuti nel rapporto adottato e presentato da CNEL e ISTAT denominati BES (indicatori di Benessere Equo e Sostenibile, recentemente presentati anche nella Regione Lazio).
Il progetto è ambizioso, richiederà nuove e vecchie competenze ma rappresenta la strada maestra, anche in un periodo di crisi per utilizzare al meglio le (poche) risorse.
Gli assessori regionali competenti (alle Pari Opportunità, alla Formazione e al Lavor) saranno naturalmente coinvolti nei lavoro del “tavolo”.
Prossimi passi operativi saranno ora quelli di sviluppare un metodo di lavoro comune e costante, prevedendo, per poter condividere metodo e contenuti, alcuni incontri che permettano di allineare le competenze del gruppo, prevedendo di volta in volta la partecipazione al “tavolo” di competenze esperte, di rappresentanti delle diverse categorie e gruppi coinvolti nella riflessione.
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