Un racconto tridimensionale, avvolgente, sensoriale
"Il mondo invisibile e la Casa delle Rose Selvatiche" di Veronica Marino è un racconto visivo, sensoriale. E' la storia di una anziana che per la prima volta nella vita, si accorge di non aver veramente "vissuto"
Domenica, 10/08/2014 - “Un’anziana si sedette accanto a me e subito il mio cuore riprese a battere armonioso. Ero di nuovo calma. Lei è la protagonista della storia che ho scritto per voi. La storia che ha cambiato il mio modo di stare al mondo…”. Così l’autrice de “Il mondo invisibile e la Casa delle Rose Selvatiche” (Anima Edizioni),Veronica Marino, introduce Adelisa, protagonista di questa storia, una novantenne che si accorge di non aver mai vissuto veramente. Roma fa da cornice alla storia, con i suoi luoghi misteriosi e magici, offrendo spunti e occasioni alle vicissitudini dei personaggi che, con apparente casualità, si incontrano intrecciando le loro vite. E l’empatia dell’autrice traspare subito dalle prime pagine, con la capacità di animare le cose, che ci guardano, anche se in apparenza siamo noi a guardarle. Ma non è così, e Adelisa lo scoprirà di li a poco. In particolare, l’incontro con uno strano uomo dalle orecchie a forma di conchiglia, le farà intravedere una nuova realtà. Lui, come un angelo guida, o meglio come il “pifferaio magico”, la introdurrà in una nuova dimensione: una dimensione magica, quella che risulta spesso nascosta tra la banalità del quotidiano. Così come l’Alice di Lewis Carrol, la donna attraverserà lo specchio, uscirà dalla Casa delle Rose Selvatiche, dove condivide l’ospitalità con altri anziani, per accorgersi che le cose sono lì, in attesa di confessarci la loro verità, di strabiliarci con la loro presenza, apparentemente così ordinaria ma così rara. E’ una dote da veri scrittori quella di saper cogliere nel quotidiano messaggi, scintille di sapere, emanazioni che collegano con un mondo altro. Il quotidiano così si tinge di magia. Anche per questo Adelisa decide di raccontare la sua straordinaria avventura, per renderne partecipi gli altri, e sceglie la narratrice, perché la aiuti a raccontarla.
“Quel giorno seppi tutto, dettaglio dopo dettaglio. Cominciò a narrarmela su quella panchina e proseguì in casa davanti a una tazza di cioccolata, chiedendomi infine di scriverla con urgenza perché, disse, il mondo deve sapere…anchese so che saprà solo chi davvero vorrà…”. Gli incontri di Adelisa non sono casuali: un uomo con le scarpe spaiate, un uccello parlante, Giada, una bambina alla ricerca dei genitori, e John, un singolare inglese ottuagenario. Ma la dimensione della bellezza travalica l’età anagrafica. Così Adelisa parla di John, descrivendone il fascino, dall’alone misterioso: “Lui sta in una dimensione…una dimensione che non saprei dire, un’altra dimensione…”. Ed è quando ci si avvicina a questa dimensione che quel sottile confine che separa il mondo conoscibile dall’inconoscibile, si assottiglia sempre più. E gli occhi dell’anziana protagonista, diventano come gli occhi di un bambino, che in grado di andare oltre, riescono a cogliere i lati oscuri, magici, di quello che ci circonda, e che a volte non è attentamente valutato, apprezzato, vissuto con la profonda serietà e consapevolezza propria dei bambini quando giocano. Perché il gioco è una cosa seria, come lo sono le favole. Il destino di Adelisa si intreccia con quello degli altri personaggi in un racconto che diventa corale, dove ciascuno percorre una strada costellata di ostacoli, accadimenti straordinari, incontri solo apparentemente casuali. “Forse non l’ho notata perché non era ancora il momento” – le dice l’uomo dalle scarpe spaiate che incontra nell’autobus mentre torna alla Casa delle Rose Selvatiche - “C’è un momento?” - replica la donna sorpresa - “C’è sempre un momento, non le è mai capitato di vedere all’improvviso qualcosa che gli altri non vedono? O robe simili?”.
“Il mondo invisibile e la Casa delle Rose Selvatiche” è un racconto tridimensionale, avvolgente, sensoriale. L’autrice ha la straordinaria capacità di trasmettere al lettore l’empatia, attraverso una narrazione emozionale. Ci si immedesima immergendosi nelle atmosfere descritte con uno stile visivo, come in una vera favola.
“Poniti davanti agli eventi come un bambino, e sii pronto ad abbandonare ogni preconcetto, vai umilmente dovunque e in qualunque abisso la natura ti conduce. O non apprenderai nulla…” cita non a caso Aldous Huxley, Maurizio Grandi, nella prefazione al libro.
Alma Daddario
“Il mondo invisibile e la Casa delle Rose Selvatiche” di Veronica Marino
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