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Un pianeta da salvare

Un pianeta da salvare

Intervista a Loredana De Petris - Politiche razionali e comportamenti intelligenti sono i rimedi per frenare l'aumento della temperatura ed evitare disastri naturali

Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2007

"Il quarto Rapporto della Commissione Intergovernativa sui Cambiamenti Climatici presentato alla Conferenza Internazionale sul Clima a Parigi ha definitivamente fatto tramontare le tesi negazioniste, che negli anni scorsi erano state ripetutamente e strumentalmente agitate contro il cosiddetto catastrofismo degli ambientalisti e eliminato ogni dubbio sul fatto che il clima cambia e che la causa debba essere attribuita alle attività umane e al nostro modello di sviluppo". Con la senatrice Loredana De Petris facciamo il punto su alcuni temi che riguardano il clima e l'ambiente. "I dati sono scientifici e incontrovertibili: la temperatura si alzerà da un minimo di 1,1 ad un massimo di 6,4 gradi nel corso del secolo. Se l'innalzamento sarà di 2 gradi le conseguenze saranno catastrofiche: innalzamento del livello dei mari, gli uragani e le alluvioni cresceranno di intensità, la desertificazione avanzerà e molte terre saranno sommerse. L’Italia in questo quadro è uno dei Paesi più a rischio. Altro dato interessante è che 11 dei 12 anni più caldi sono concentrati negli ultimi 12 anni e che i fenomeni innescati dal riscaldamento climatico sono andati ben al di là delle stesse previsioni contenute nel terzo Rapporto IPCC. Nonostante questi dati ormai così chiari e precisi molti Paesi, come per esempio la Cina e gli Stati Uniti, anche se oggi in modo meno netto, si oppongono non solo al Protocollo di Kyoto, ma anche ad altri tentativi di limitazione delle emissioni climalteranti. Ma l’autorevolezza del Rapporto dell’IPCC ha cambiato indubbiamente il quadro a tal punto che lo stesso Chirac ha proposto di creare in sede ONU una Organizzazione delle Nazioni Unite per l’ambiente e il Commissario Europeo dell’Ambiente ha chiesto l’avvio urgente di negoziati internazionali per un nuovo accordo globale sui cambiamenti climatici.

Cosa può fare e cosa sta facendo il governo?
In Italia il nostro Governo eredita una situazione di grave arretratezza su questi temi.
Basta ricordare che rispetto agli obiettivi di Kyoto il nostro Paese è sopra in termini di emissioni del 13%. I settori su cui è più urgente intervenire non sono solo quelli industriali ma soprattutto il trasporto, l’edilizia e più in generale quello energetico.
La Finanziaria contiene già alcune misure molto importanti sul trasporto ferroviario, il fondo per la mobilità e lo sviluppo sostenibile, il fondo rotativo per Kyoto, le agroenergie, incentivi sull’efficienza energetica, obbligo di installazione per i nuovi edifici di pannelli fotovoltaici, la questione non definitivamente risolta del CIP6 per eliminare gli incentivi alle fonti assimilabili e riservarli solo alle fonti energetiche rinnovabili. Risultati ottenuti grazie al lavoro dei Verdi, significativi, ma certamente ancora non sufficienti per invertire la rotta.
Innanzitutto è necessaria una svolta a 360 gradi nella nostra politica energetica oggi all’85% dipendente dai combustibili fossili, investendo con forza e decisione nelle fonti rinnovabili, che possono dare dei risultati importanti nel giro di pochissimo tempo e recuperando così gli anni perduti. Il risparmio e l’efficienza energetica sono l’altra leva decisiva. E’ arrivata l’ora di un nuovo piano energetico nazionale ed infatti è prevista per marzo l’inizio della Conferenza Nazionale sull’Energia. Nel settore della mobilità che consuma il 61% del petrolio ed è responsabile del 28% delle emissioni di gas serra è prioritario intervenire con politiche serie a sostegno del trasporto pubblico e del trasporto merci su ferro. Gli interventi che ho configurato sono invece una grande occasione di investimento nell’innovazione e nella ricerca e di ammodernamento del sistema Paese.

Quali possono essere gli impegni dei/delle cittadini/e per ottenere effetti concreti?
La lotta sui cambiamenti climatici ha a che fare con i modelli di consumo e gli stili di vita e le scelte di ogni giorno possono fare la differenza: acquistiamo prodotti italiani e del territorio, scegliamo prodotti dell’agricoltura biologica per sostenere un sistema di produzione agricolo a basso impatto ambientale e in grado di costruire e conservare i serbatoi di carbonio del terreno, fondamentali per catturare i gas serra; sostituiamo le lampadine ad incandescenza con quelle a basso consumo e utilizziamo i riduttori di flusso per i rubinetti; non compriamo acqua minerale e utilizziamo il più possibile i mezzi pubblici. Ogni piccolo contribuito può essere rilevantissimo a patto che sia integrato con scelte politiche serie e coerenti, non più rinviabili, del Governo, delle Regioni e degli Enti Locali.
(22 marzo 2007)

Testo raccolto da Elena Ribet

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