Immigrate in Italia / parte prima - Chi sono, da dove vengono, quando e perché decidono di venire da noi. Un viaggio in due puntate tra le comunità straniere che vivono e lavorano nel nostro Paese.
Cristina Carpinelli Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2008
I caratteri dell’immigrazione
Secondo i dati Istat, aggiornati al gennaio 2007, gli stranieri in Italia sono circa 3 milioni. Il ritmo di crescita degli immigrati è tale che, se sarà confermato, fra 20-30 anni gli stranieri saranno più di 10 milioni. Oltre al fabbisogno di manodopera da parte delle imprese e delle famiglie, contribuiscono alla crescita i ricongiungimenti familiari e le nuove nascite tra gli immigrati. La maggiore presenza straniera è rilevata al Centro-Nord.
Per quanto riguarda la distribuzione degli stranieri residenti in relazione al loro paese di cittadinanza, tre sono sicuramente i paesi che spiccano di più, a prescindere dal sesso: Albania, Marocco e Romania. In particolare, le donne provengono innanzi tutto dalla Romania. Seguono Albania, Marocco, Ucraina, Cina e Filippine. Il possesso del permesso di soggiorno è un requisito indispensabile per l’iscrizione nei registri della popolazione residente. Tuttavia, il cittadino straniero non sempre lo richiede. Questo è uno dei motivi per cui, di norma, il numero di stranieri residenti non coincide con il numero di stranieri con permesso di soggiorno. Il numero di stranieri residenti senza permesso di soggiorno consiste (al 1/1/2007) di 523.950 persone, cioè il 17,82% sul totale stranieri residenti. L’analisi dei permessi di soggiorno per anno d’ingresso segnala che oltre il 50% dei 2.414.972 stranieri regolarmente presenti al 1° gennaio 2007 è in Italia da almeno 5 anni, e di questi ben 633mila da almeno 10 (26,2%). Tra gli immigrati di più antica presenza spiccano filippini, senegalesi e tunisini, in circa la metà dei casi in Italia da più di 10 anni, mentre oltre il 60% dei cittadini dello Sri Lanka, della Serbia e Montenegro (dal 3/6/2006 il Montenegro è uno Stato indipendente) e del Marocco lo è da almeno 5 anni. Tra i paesi di più recente immigrazione troviamo l’Ecuador, la Polonia, la Romania e l’Ucraina. I nuovi ingressi nell’UE della Polonia (2004) e della Bulgaria e Romania (2007), i cui cittadini non devono più sottostare alla legge sull’immigrazione, hanno favorito l’incremento notevole dei flussi migratori da quei paesi verso altri della comunità europea e, dunque, anche verso l’Italia (Tab. 1).
Un dato interessante è che la comunità islamica (la più differenziata per il numero dei paesi di provenienza e la più plurietnica) è in grande maggioranza maschile. La netta prevalenza degli uomini riguarda quasi tutte le provenienze. Al contrario, da quasi tutti i Paesi non musulmani arriva una componente femminile nettamente maggioritaria (Tab. 1). Questa differenza è spiegabile con il fatto che in genere le donne musulmane si muovono all’interno di un progetto migratorio definito dagli uomini della propria famiglia. E’ il caso soprattutto delle donne provenienti dall’Egitto, Tunisia e Marocco. La presenza di queste donne si caratterizza principalmente come ricongiungimento familiare. In questi ultimi anni, la presenza dei musulmani è aumentata in primo luogo a causa dei ricongiungimenti familiari e delle nuove nascite. Ora, i musulmani costituiscono il secondo gruppo religioso più numeroso fra gli stranieri. Diverso è il caso delle donne giunte da Paesi non musulmani, le cui ragioni del progetto migratorio sono in genere di natura economica. Sono aumentati anche i casi di richiesta di rifugio politico. Ad esempio, tra le donne eritree.
Le due tipologie di permessi, lavoro e famiglia, considerate insieme, rappresentano oltre il 90% dei motivi di presenza degli stranieri in Italia. E’ sensibilmente cresciuto, dopo gli anni novanta, il numero dei permessi per motivi familiari, anche per effetto della regolarizzazione del 2002 che ha fortemente incrementato il numero di coloro che si sono potuti avvalere della facoltà di ricostituire in Italia il proprio nucleo familiare. Soprattutto le donne sono presenti in Italia con un permesso di questo tipo (in oltre il 48% dei casi), ma i permessi per ricongiungimento familiare sono aumentati anche per gli uomini, grazie all’azione di richiamo dei congiunti da parte delle donne che hanno fatto il loro ingresso nel nostro paese per motivi di lavoro. I ricongiungimenti seguono forme e modalità diverse: a) ricongiungimenti al maschile, chi ricongiunge è la donna, molto frequente per coloro che provengono dall’America Latina e dai paesi dell’Est Europa; b) ricongiungimenti al femminile o di tipo tradizionale, chi ricongiunge è l’uomo (Egitto, Marocco, Nord Africa); c) ricongiungimenti in coppia, riguardano gli individui che sono partiti in coppia ma che hanno lasciato al loro paese d’origine i figli, che solo dopo molto tempo o quando hanno terminato la scuola raggiungono i genitori nel paese d’emigrazione (Ghanesi, Filippini, Cinesi).
Sono sempre più numerosi gli immigrati che diventano italiani “per acquisizione di cittadinanza”. Il fenomeno, tuttavia, è ancora relativamente limitato. La maggior parte delle acquisizioni di cittadinanza italiana avviene ancora oggi tramite matrimonio, e poiché i matrimoni misti si celebrano prevalentemente fra donne straniere e uomini italiani, tra i nuovi cittadini italiani sono più numerose le donne.
I caratteri dell’occupazione straniera
L’occupazione straniera (classe d’età 15-64) in Italia è in grande maggioranza a titolo permanente (85%). E’ prevalentemente maschile, raccolta al Centro-Nord ed occupata nel terziario (Tabb. 2 e 3). Circa metà degli occupati possiede un diploma o una laurea. Tra le donne, il livello d’istruzione è più alto.
Nel settore terziario, il tasso di manodopera femminile è dell’83%. Il lavoro domestico e di cura (assistenti domiciliari - “badanti” e domestiche a ore o fisse - “colf”) è quello che assorbe più donne (Tab. 4). Sino alla fine degli anni novanta, erano soprattutto le filippine quelle che lavoravano come “colf” e “badanti”. Tuttavia, questo dato si è, in anni recenti, modificato. La loro presenza è diminuita e, per contro, è aumentata quella delle donne latino-americane e dei paesi dell’Est Europa. Ciò si spiega con il fatto che le filippine, di più vecchia immigrazione, stanno gradualmente lasciando il lavoro di domestica fissa, preferendo il lavoro a giornata o a ore, per conquistare più spazio per la propria vita personale, affettiva o sociale. Al momento, il 40% di “colf” e “badanti” proviene dal Sud America (Salvador, Perù, Ecuador), il 30% dalle Filippine, il 10% dall’India (Sri Lanka), il 20% dall’Est Europa (Romania, Bulgaria, ex Jugoslavia). Il 33% delle straniere occupate come “colf” possiede un titolo di scuola media superiore. L’identikit della “badante” è, invece, quello di una donna con un’età media vicina ai 45 anni, con un livello d’istruzione medio-alto, sposata con figli. Guadagna meno di 800 euro al mese, se in nero, e più di 1000 euro se regolarizzata, lavorando, a volte, sino a 60 ore settimanali. L’80% delle assistenti domiciliari è occupata a tempo pieno ed il 20% convive con il datore/datrice di lavoro.
Bisogna tenere presente che molte immigrate lavorano in nero. I dati aggiornati al 2007, relativi alle straniere occupate come “colf” e “badanti”, rilevano che solo il 43% di queste lavoratrici presenti nel nostro paese risulta essere stato messo in regola con i contributi. Il restante lavora in tutto o in parte al nero.
Infine, tra gli stranieri occupati quelli più esposti al rischio di disoccupazione sono le donne, a prescindere dal titolo di studio. Faticano di più ad inserirsi nel mercato del lavoro quelle residenti nel Sud Italia (Tab. 5).
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