Un manifesto come contributo alla ricorrenza del 25 novembre
Il manifesto del comitato Se non ora quando-Vallo di Diano, intitolato "Uccise perchè Donne" illustra il fenomeno dei femminicidi avvenuti in Italia nel 2021, dando un nome alle vittime
Martedi, 23/11/2021 - In prossimità della ricorrenza del 25 novembre-Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, nel decidere quale contributo approntare come comitato Se non ora quando-Vallo di Diano, abbiamo concordato di porre l’accento sugli esiti letali del fenomeno, ossia i femminicidi. Per dare un senso alla nostra idea progettuale, che andasse al di là della semplice enucleazione del numero di tali crimini avvenuti nel 2021, si è pensato di predisporre manifesti e locandine da affiggere in luoghi pubblici, che riportassero i nomi delle donne morte di femminicidio. Attingendo a piene mani da un report preparato ogni anno dall'UDI Monteverde-Roma, siamo riuscite a risalire ad i singoli episodi di cronaca che avevano ad oggetto tale crimine.
E’ stato come scoprire non solo le generalità delle vittime, ma anche i vari contesti in cui erano avvenuti i delitti, arrivando ad avere più chiara a noi stesse la definizione di femminicidio, così come l’ha approntata Serena Dandini sul dizionario Zanichelli. Ossia, «Molti si chiedono perché è stata necessaria l’introduzione di una nuova parola, femminicidio, per un crimine che alla fine è “un omicidio come un altro”. Semplicemente perché non è un omicidio come un altro. Dietro alla catena ininterrotta di donne uccise in quanto donne c’è un grande movente che va portato allo scoperto, un nemico che si annida in ogni tipo di cultura e società: è l’atteggiamento culturale dominante che considera una moglie, compagna, fidanzata, figlia, sorella – insomma una donna –, come “qualcosa” da possedere e non “qualcuno” con pari diritti e dignità...».
Conseguentemente, per contribuire a dare alle vittime di femminicidio una dignità anche da morte, perché essere celate dietro un semplice numero appariva ai nostri occhi svilente, si è preparato solo l’elenco dei loro nomi. Non unicamente per questioni di privacy, ma per renderle più vicine a chi avrebbe letto i manifesti o le locandine, in una sorta di familiarità costruita in maniera estemporanea, certo, ma con un intento ben preciso. Il nostro obiettivo è difatti avvicinare quelle vittime alle singole persone, di modo che si possa riuscire a comprendere che la violenza contro le donne non è un accadimento che riguardi le sole protagoniste di queste vicende drammatiche, ma un fenomeno sociale che, in quanto tale, riguarda tutti.
Uscire da una dimensione privata con chiavi di lettura più idonee, per meglio comprendere la violenza di genere e per avere la consapevolezza che è invece un accadimento a carattere collettivo, per noi del comitato Se non ora quando-Vallo di Diano dovrebbe essere il passo ulteriore in nome di un nostro impegno personale nel tentare di debellare questa piaga sanguinolenta, che il presidente Mattarella ha giustamente definito un’emergenza sociale. Se non si riesce difatti a capire che non è la singola donna a subire la violenza fino a morirne, ma è tutta la società a risultarne sconfitta, continueremo ogni prossimo 25 novembre a ritrovarci solo per fare la lista delle donne uccise di femminicidio. Per non limitarci, quindi, ad essere dei semplici ragionieri della violenza di genere, occorre dare un concreto e fattivo contenuto al “Basta”, che ogni anno gridiamo a gran voce.
Ognuno/a, con le proprie capacità e possibilità, può fare la differenza se decide di porgere il proprio contributo al debellamento della violenza maschile contro le donne, convintamente consapevole che è un problema riguardante l’intero consesso sociale. Un problema che richiede un impegno costante e consapevole, indubbiamente oneroso ma degno di essere esercitato, per eliminare ogni radice culturale fonte di disparità, stereotipi e pregiudizi che, direttamente e indirettamente, producono un’asimmetria di genere nel godimento dei diritti fino a considerarsi proprietario di una donna, sentendosi come uomo titolato a condizionarle la vita fino a togliergliela, se si oppone alle sue volontà.
Nel preparare il nostro manifesto abbiamo avuto riguardo ai casi avvenuti fino al 15 novembre scorso, fermando il contatore dei femminicidi al numero novantuno, nella speranza che non ne accadessero di ulteriori. Purtroppo la realtà ha sconfitto i nostri buoni auspici, perché ad oggi altre cinque donne sono morte ed altre ancora hanno corso il rischio di non sopravvivere alla violenza maschile perpetrata ai loro danni, a riprova che essa è viva più che mai nel nostro sistema sociale. Pensare che sia un problema che riguardi solo le donne è l’approccio peggiore che possa esserci per una risoluzione di questa emergenza sociale, per questa ragione abbiamo concluso il manifesto con la frase “La violenza contro le donne è una sconfitta per tutti”. Da questa verità dovremmo prendere spunto per ogni azione di contrasto, anche soltanto con un manifesto come il nostro intitolato “Uccise perché Donne”, che ha cercato di illustrare questa tipologia di violenza, partendo proprio dall’esame dei femminicidi avvenuti in Italia nel 2021 e dando un nome alle conseguenti vittime. Per l’appunto, uccise perché donne.
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