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Un libro che illumina  il talento di Alba de Céspedes

Un libro che illumina il talento di Alba de Céspedes

'Mercurio. Storia di una rivista 1944-1948', di Laura Di Nicola - Alba de Céspedes e la rivista Mercurio. Intervista a Laura Di Nicola, autrice di 'Mercurio. Storia di una rivista 1944-1948' (ed il Saggiatore)

Domenica, 24/03/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2013

Una giovane donna, Alba de Céspedes scrittrice molto nota e amata, attraversa gli anni più oscuri ed esaltanti della storia del nostro paese (1944-1948) dirigendo con passione e dedizione totali una rivista - Mercurio. Mensile di politica, arte, scienze - che rappresenta una vera e propria ‘impresa giornalistica, politico-letteraria’. A distanza di più di sessant’anni un’altra donna, Laura Di Nicola docente di Letteratura italiana contemporanea presso l’Università La Sapienza di Roma, con “Mercurio. Storia di una rivista 1944-1948” (ed Il saggiatore) riprende le fila di questa opera caduta nell’oblio e inizia un lavoro di restituzione della memoria e riconoscimento del talento a lungo negato di de Céspedes che fa riemergere il senso del dibattito e della riflessione culturale e politica di quel gruppo di intellettuali antifascisti che avevano partecipato alla guerra di liberazione e alla ricostruzione dell’Italia liberata. Ma fa riemergere soprattutto la passione e la tenacia di una donna, de Céspedes, per il proprio paese, per il proprio lavoro, per il proprio genere.



Perché parlare oggi di Mercurio e della sua ‘direttora’?

Per far riemergere un patrimonio, ingiustamente dimenticato, che restituisce il valore, fra Resistenza e nuova Repubblica, dell’impegno di ricostruire l’Italia (tema direi attuale). Ripensare a “Mercurio” vuol dire riscoprire testi di grandissimo interesse che conservano le tracce di una memoria cancellata e soprattutto riconoscere la forte e incisiva presenza della intellettualità femminile nella storia novecentesca, oggi in parte rimossa. In questa prospettiva bisogna parlare oggi della direttora - ma lei si definiva non a caso direttore - ormai riconosciuta come una protagonista del Novecento italiano ed europeo (nel centenario, nel 2011, è uscito un Meridiano a cura di Marina Zancan) che ha lasciato memoria di sé attraverso le sue carte e i suoi libri - un ricchissimo e straordinario archivio conservato presso la Fondazione Mondadori di Milano - che raccontano la sua passione civile e il suo impegno letterario.



Alba de Céspedes rappresenta il cuore pulsante di questa rivista. Quali caratteristiche e specificità di questa donna emergono nell’analisi della rivista?

La giovane Alba de Céspedes, in effetti, ha costruito da sola una impresa giornalistica innovativa, fondata sulla volontà di raccontare l’Italia, tramando, con rigore e determinazione, un’ampia rete di relazioni con i protagonisti del mondo politico, intellettuale, letterario, artistico, musicale, cinematografico, teatrale e scientifico, e con le protagoniste di una Roma appena liberata impegnate fino in fondo nel processo di democratizzazione del paese: da Anna Garofalo a Aleramo, Masino, Bellonci, Ginzburg (celebre ormai il carteggio che affronta il tema del “pozzo della malinconia”). Scrittrici, traduttrici, giornaliste, italiane e non, si affiancano a professioniste, come l’avvocata Maria Bassino che interviene a favore dell’entrata delle donne in Magistratura (in anticipo di quasi un ventennio). Splendide inoltre le testimonianze sul gesto del primo voto delle donne, che vale la pena rileggere.

La sostanziale caduta nell’oblio di questa pubblicazione ha a che vedere, secondo te, con il fatto che a dirigerla fosse una donna?

L’oblio nel quale è caduta la rivista ha a che fare con una valutazione superficiale e direi errata di Alba de Céspedes, a lungo giudicata autrice e giornalista di successo, ma di un successo popolare. Il suo giornalismo ha attraversato le forme più diverse, da rubriche attente alla specificità del femminile, come Dalla parte di lei per Epoca o Cronache per le donne su La Stampa - di grandissimo interesse - sempre proiettato nella forma di un appassionato giornalismo militante.



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