Medio Oriente - l'invio della forza di pace dell'ONU in Libano e il mondo dell'associazionismo pacifista avanza proposte al governo "per definire insieme obiettivi e scadenze"
Providenti Giovanna Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2006
Giovedì 14 settembre il Ministero degli Esteri ha ospitato un incontro che, per la sua eccezionalità, può essere definito “storico”. A parere nostro, un incontro di tale portata – rappresentanti della società civile che si presentano ad un alto rappresentante del governo non solo per richiedere qualcosa, ma per proporre e discutere - meriterebbe una maggiore attenzione da parte dell’opinione pubblica. Oltre all’auspicio che questa possa sempre più diventare pratica politica costante.
Per la società civile erano presenti esponenti della Tavola della Pace - rete di associazioni pacifiste che ha organizzato la manifestazione di Assisi lo scorso 26 agosto - per la pace, i diritti umani e la democrazia in Medio Oriente e il “Meeting internazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani” - a Perugia dal 5 al 7 ottobre - in cui amministratori e funzionari locali provenienti da varie parti del mondo si confrontano e progettano insieme in un “grande laboratorio di pace”.
Lo slogan della manifestazione di Assisi, costruita nel nome della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale, recitava “forza ONU”: ovvero sostenere l´invio immediato di una forza di pace e di interposizione delle Nazioni Unite in Libano. Obiettivo raggiunto, dato che la “missione di pace” in Medio Oriente – come ci ha detto Flavio Lotti – ha una natura molto differente dall’invio precedente dei nostri soldati in zone di guerra. Questa volta si tratta di una missione dell’ONU, rivolta non solo a promuovere il “cessate il fuoco”, ma a costruire processi di pace.
Eppure è possibile chiedere di “più”, e anche su questo si è incentrato l’incontro con il Ministro degli Esteri Massimo D'Alema, in cui parte della società civile non ha soltanto richiesto ed ascoltato, ma anche proposto, per definire insieme obiettivi e scadenze. E non solo riguardo al Libano, ma anche sulla “centralità del conflitto Israeliano-Palestinese”. E poi Iran, Afghanistan e Iraq.
In occasione dell'incontro abbiamo intervistato alcuni dei protagonisti della giornata, i coordinatori della Tavola della Pace Flavio Lotti e Grazia Bellini.
Quali le vostre impressioni subito dopo l’incontro con il Ministro?
Grazia Bellini: L’impressione è positiva. Il governo appare essere davvero in sintonia su molti punti che noi avevamo chiesto e già da luglio questo è stato evidente. Mi riferisco al ruolo di protagonista dell’Italia nel processo di pace in Medio Oriente, una questione centrale per tutti che va assunta non schierandosi da una o dall’altra parte, ma scegliendo semplicemente di stare dalla parte delle vittime, di tutte le vittime.
Flavio Lotti: È stato un dibattito molto franco e intenso ricco di proposte da parte nostra e di attenzione del Ministro, che ha convenuto sulla necessità che l’intero Paese si senta coinvolto in questo processo di costruzione della pace in Medio Oriente. Noi abbiamo insistito sulla necessità di curare la dimensione civile e dei diritti umani dell’intervento in Libano, e sull’importanza del contributo che società civile e Istituzioni locali italiane possono dare alla riuscita di questa missione. Inoltre abbiamo concordato che questo incontro sia solo l’inizio di un dibattito continuativo su temi scottanti, come ad esempio l’Afghanistan.
Voi proponete anche di inviare corpi civili non armati e nonviolenti, come ad esempio i “caschi bianchi”, che si differenziano dai caschi blu in quanto disarmati?
Flavio Lotti: Stiamo andando in quella direzione. Per il momento il ministro D'Alema ci ha detto che un consigliere politico affianca il comandante italiano, quindi il controllo della missione non è nelle mani dei militari, bensì della politica. E questo fa una bella differenza. Inoltre noi abbiamo chiesto di aumentare la componente civile, ovvero personale non militare adeguato ad affrontare le reali problematiche della popolazione provata da una lunga serie di sofferenze. Su questo presenteremo presto al governo una nostra proposta puntuale.
Grazia Bellini: Quella di rafforzare la parte civile di questo intervento è stato il nostro proposito fin dall’inizio. Noi condividiamo questa missione perché ONU (non solo sotto l’egida ONU), perché ha il mandato di stabilire tra le parti una situazione di pace e perché tutti i governi l’hanno accettata. Ma questo non basta per costruire la pace veramente. E’ necessario ricostruire il tessuto sociale: la capacità di autogoverno delle popolazioni locali, la capacità di costruire relazioni e fare in modo che il diritto di ognuno venga rispettato. Per raggiungere questi obiettivi è necessaria una presenza civile e osservatori non militari che favoriscano una partecipazione democratica attiva delle popolazioni che possano monitorare (non dopo ma durante) il rispetto dei diritti civili durante la missione. Poi il punto da mettere seriamente sul piatto è la questione palestinese: bene che sia finita la guerra in Liban, ma se non si risolve la questione della Palestina abbiamo messo solo un cerotto.
Avete parlato anche di disarmo nucleare?
Flavio Lotti: Si è parlato del processo per il rilancio del disarmo nucleare. D’Alema ha ben presente quali sono le responsabilità di un Paese come il nostro e sta facendo di tutto affinché la crisi iraniana venga risolta con mezzi pacifici. Oggi questa è la cosa più importante. L’Italia sta facendo una grande azione diplomatica che può portare a dei risultati concreti anche in breve tempo. Io penso che sul tema del Medio Oriente e della cooperazione italiana possiamo fidarci di questo governo, che per la prima volta sta facendo quello che agli abbiamo chiesto di fare. Non si tratta di dare una “delega in bianco”, ma di avere la consapevolezza che oggi possiamo contare, all’interno del governo, su interlocutori che sanno quello che fanno e che stanno accogliendo alcune delle cose che abbiamo chiesto e si stanno movendo nella direzione che noi abbiamo perseguito per decenni.
(31 ottobre 2006)
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