Venerdi, 04/01/2019 - Quanti abusano lo fanno “perché disprezzano il diritto delle vittime all’autodeterminazione e percepiscono, nel farlo, il supporto ideologico "patriarcale". Ancor oggi una donna che cerca di denunciare viene accusata “di creare dei problemi e di essere malata… lei lo ha sedotto”. Sono espressioni uscite dal convegno romano del 27 novembre “Superare il silenzio, le voci delle donne nella crisi degli abusi”, superate dalla sintesi conclusiva di un comunicato di un’importante associazione: “l’abuso di ogni sorta, sessuale, verbale, emotivo, o un uso improprio del potere all’interno di una relazione, lede la dignità e il sano sviluppo della persona che ne è vittima”. Segue, contro “i fautori della cultura del silenzio e dell’omertà l'impegno ad “aiutare le vittime di ogni forma di abuso a sanare le ferite del passato attraverso un processo di accompagnamento e di richiesta di giustizia e ad investire nella prevenzione dell’abuso attraverso una formazione collaborativa e programmi educativi per bambini, donne e uomini. Desideriamo costruire reti di solidarietà per contrastare queste situazioni disumanizzanti e contribuire a una nuova costruzione del mondo”.
Non sarebbe un'informazione straordinaria se non dicessimo che il convegno era promosso da Voices of Faith ed era stato aperto dalla teologa italiana Cettina Militello, mentre la dichiarazione era sottoscritta dall’Unione internazionale delle superiore generali costituita da duemila responsabili delle Congregazioni religiose femminili del mondo in rappresentanza di mezzo milione di suore.
Per aumentare la meraviglia, diciamo che entrambe le iniziative non sono generiche: il focus sono gli abusi e gli stupri subiti da religiose da parte di uomini del clero e l’invito a denunciare nonostante le intimidazioni e la consapevolezza di diventare "ancor più vittima se non creduta". Al convegno romano la teologa tedesca Doris Wagner ha chiesto che il papa si faccia carico della situazione: “può iniziare a fare i nomi dei vescovi complici e spiegare la parte che hanno avuto nelle coperture; può togliere loro il lavoro, i titoli, gli stipendi e inoltrare la documentazione alle forze dell’ordine locale”. Infatti le superiore dicono "chiediamo che ogni donna religiosa che sia stata vittima di abusi DENUNCI quanto accaduto alla superiore della propria congregazione e ALLE AUTORITÀ RELIGIOSE E CIVILI competenti.
Una notizia non scandalistica, ma seriamente impegnata anche dal versante meno prevedibile a dimostrare che la salvezza viene dalle donne, intente a migliorare il mondo, ma impedite ovunque ad avere parola forte dal pregiudizio patriarcale.
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