Login Registrati
un augurio rotondo

un augurio rotondo

una serata normale, all'improvviso l'idea... un'augurio speciale per chi vuole ancora credere

Lunedi, 26/12/2011 - Tricesimo, Udine dicembre 2011, cena di auguri del P.D.

Sono qui per una scommessa con me stessa: voglio dimostrarmi che nonostante tutto (e nel tutto c’è il presente pessimo, il passato disilluso e il futuro impercettibile) vale ancora la pena di credere in qualcuno, sia umanamente che politicamente. Non sono del P.D., appartengo a quel popolo orfano di partito che non si riconosce più in nessuna rappresentanza di una sinistra spezzettata e sterile, ma non riesco a stare alla finestra per rispetto di quel senso di comunità che il mio sentirmi comunista mi impone.

Sono qui per Gabriella che è candidata sindaco per le prossime amministrative. Mi è piaciuta, a pelle, da subito. Una sensazione che ho provato poche volte e sempre verso donne , e che ogni volta si è dimostrata giusta. Io la chiamo “donnitudine.”, non è solidarietà di genere e nemmeno appartiene alla necessità di quote rosa o di 50 e 50. Ho sempre pensato che sia per l’eletta che per chi la vota non sia il massimo una presenza dovuta a quote, anche se la mancanza di buon senso partorisce necessità di regole imposte.

Tra l’antipasto e i primi scherzo con i miei figli sulla differenza tra una cena di partito a Modena e questo menù sofisticato. Da noi farebbe da regina la salsiccia, in compagnia di patate al forno e bagnata da un bel lambrusco di quelli con effetto ruttino tipo coca-cola. Da noi in cucina si sarebbero le “rezdore” di sempre e al posto dei camerieri i giovani con i loro nonni tra sorrisi e brontolamenti (quelli della mia età si sono persi per strada in parecchi nel periodo del benessere economico). Anche qui ci sono compagni di “sempre” e siamo in un ristorante “eccellente” solo perché uno di loro ne fa parte. Penso che sia il mio sentirmi straniera a fare sembrare tutto molto formale, probabilmente non riesco a leggere il calore di questo pezzo d’Italia apparentemente perfetto, pulito, freddo e silenzioso. E’ più facile emigrare al sud, dove tutto è rumoroso, condivisibile e solare. Almeno per me.

Penso anche che da quando abito qui, proprio Gabriella mi ha accolto dandomi calore umano e condivisione di progetti, (anche gli amici di mio marito, ma è per la strada che qui ci si sente estranei)

Ho in tasca il volantino di un sindacato di infermieri con l’elenco di alcune cose che si potrebbero fare in sanità con i soldi dei vitalizi e delle auto blu e lo tocco aspettando il momento per parlarne con Debora Serracchiani, seduta qualche posto più in là. Tra il primo e il secondo interviene Maurizio, il segretario del P.D. comunale. E’ lui che fa presente che non è possibile proporsi alla gente come un Partito diverso se poi sui giornali locali escono articoli che denunciano accordi tra PDL e PD regionali per salvaguardare gli interessi economici degli eletti. Fa fatica a trovare le parole, non lo conosco bene, sembra emozionato, io penso stia cercando di seguire i propri pensieri di uomo onesto e trovare parole adatte per denunciare la disonestà di altri che sono contrassegnati dalla sua stessa bandiera. Dentro di me lo ringrazio, non mi piace parlare in pubblico, lo ha fatto lui togliendomi il problema.

Poi parla Gabriella e come sempre è pacata, precisa, concreta, competente e propositiva. Ho un flash: sembra di ascoltare Anna Finocchiaro. Perché tante donne positive rischiano di essere affossate dagli atteggiamenti sbagliati degli uomini impegnati nello stesso lavoro? Perché la loro capacità di essere trasversali sulle ideologie per arrivare ad affrontare i problemi deve avere le ali tarpate da chi vive la politica come affare personale?

Aspetto l’intervento della Serracchiani (non perché dopo ci sarà il secondo, sono già sazia dall’antipasto), voglio ascoltare il suo commento allo sfogo sui vitalizi di Maurizio. Mi guardo intorno, è una tavolata numerosa ma spenta, quasi triste, non di auguri di buone feste. Debora tira fuori la parola che svela lo stato d’animo generale, lancia in sala il sostantivo “paura” Eccolo l’anatema che sbiadisce i luccichii dei festoni! Siamo tutti con le nostre paure: economiche, personali, sociali. Poi parla di comunità, di solidarietà, di capacità di aspettare chi resta indietro. Non risponde come vorrei sul fatto dei vitalizi, usa il politichese per dire e non dire barricandosi dietro a un “ognuno sarà responsabile delle proprie azioni”, come se lei non facesse parte di un partito che a livello regionale e anche nazionale tergiversa sul decurtare interessi personali come tutti gli altri. La cosa non mi fa arrabbiare più di tanto, me l’aspettavo. Quello che non mi aspettavo è che tornasse a galla il mio “comunismo” nei suoi valori più importanti per il bene di una comunità: la condivisione dei guai per poi arrivare a condividere il lavoro di recupero e le conquiste. Condividere, non spartire! Ho voglia di tornare a casa e di cercare una favola che ho scritto anni fa, parlava di una fila di cavalli in cerchio come in una giostra, dove ognuno era a sua volta il primo e l’ultimo. Avevo rubato l’idea ad un poeta che raccontava di un bimbo nero in giostra e ci avevo ricamato sopra parole, fino a farle diventare una storia, il mio gioco preferito. Sono quasi certa che non la ritroverò. perdo sempre tutto nel computer, ma forse è arrivato il momento per fare in modo che il suo finale si avveri. Adesso che siamo in tanti sul bordo del precipizio dovrebbe essere più facile tenersi per mano e costruire un cerchio dove tutti siano alla stessa distanza centro, cioè dalla meta di una vita dignitosa per tutti. Forse questa “recessione” è la formula magica per ritrovare l’umanità.

Ecco, questo si che è un buon augurio per il 2012… diventare un punto del perimetro del cerchio dell’equità.

Un abbraccio

Antonella

Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®