Obiettivo Lavoro - Un progetto positivo per l’occupazione
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2008
Da settembre 2006 Obiettivo Lavoro, in partenariato con il Consorzio Scuole e Lavoro, gestisce su incarico della Provincia di Cremona il PROGETTO FILO, un intervento per il reingresso nel mercato del lavoro di 63 persone disoccupate a causa della crisi del settore tessile. La provincia di Cremona è frammentata in 115 comuni, con pochi abitanti e con una rete viaria che non facilita la mobilità professionale. Il tessuto economico è caratterizzato prevalentemente da imprese di piccola dimensione. La crisi del comparto tessile, che ha avuto il suo culmine nel periodo 2004-2005, ha colpito la quasi totalità delle imprese che operavano per conto terzi:
o 16 aziende hanno cessato l’attività e questo ha comportato la perdita di lavoro per 125 persone,
o 37 aziende l’hanno sospesa facendo ricorso agli ammortizzatori previsti con il coinvolgimento di 208 persone,
o 4 aziende hanno fatto ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria per un totale di 300 lavoratori (con successiva messa in mobilità del personale).
Sottolineiamo che nel settore tessile oltre il 70% era personale femminile e che in provincia di Cremona il tasso di disoccupazione femminile è sempre stato il doppio rispetto a quello maschile.
Dopo aver acquisito gli elenchi delle persone iscritte alle liste di mobilità o in Cassa Integrazione dei centri per l’impiego, Obiettivo Lavoro ha contattato, da novembre 2006 ad oggi, centinaia di persone.
L’intervento si è rivelato difficile e complesso al punto da dover essere prolungato nel tempo rispetto alle previsioni iniziali. Ciò nonostante, già 45 persone sono state ricollocate al lavoro.
Il progetto, che ad oggi vede coinvolte per oltre il 90% donne disoccupate in possesso di bassa scolarità e con più di 45 anni, consiste in un intervento di 10 ore caratterizzato da un colloquio individuale finalizzato alla definizione del bilancio di competenze svolto da psicologi del lavoro esperti che, oltre ad individuare le competenze tecnico-professionali, intervengono sugli aspetti legati alla vita della persona: la rete di relazioni, le caratteristiche del nucleo familiare, le aspettative e le qualità che esprime. Infatti la donna, rispetto ad un uomo, si trova ad affrontare una situazione molto più difficile nel momento in cui perde il lavoro, in particolare se per oltre 10 anni ha sempre svolto una mansione di tipo esecutivo che non trova più corrispondenza sul mercato. Scattano allora meccanismi di perdita di autostima, intervengono fattori psicologici quali depressione, ansia e paure. Le donne che perdono la propria occupazione rientrano nella quotidianità del lavoro di cura della casa e dei familiari e, dopo pochi mesi, il problema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro sembra di difficile risoluzione e tutto si complica. Spesso le donne disoccupate che percepiscono l’indennità di mobilità vengono spinte ad occuparsi direttamente della casa, dei bambini, di anziani non autosufficienti. In tal modo, però, si allontanano dal mercato del lavoro e, successivamente, il rientro diviene molto più difficile. Inoltre, le partecipanti al progetto non sono autonome negli spostamenti da casa al lavoro (anche quando sono in possesso di patente spesso non hanno un mezzo di trasporto) e hanno forti vincoli rispetto agli orari di lavoro. Questi elementi irrigidiscono le imprese che, nonostante il valore aggiunto derivante dalla possibilità di avvalersi degli sgravi contributivi previsti con l’assunzione di persone iscritte alle liste di mobilità, preferiscono assumere persone maggiormente flessibili.
L’intervento ha adottato un metodo che consiste da un lato nel supporto costante che viene fornito alle lavoratrici affinché divengano “protagoniste” del cambiamento e riacquistino una dignità e una visibilità all’interno del mercato del lavoro, e dall’altro in azioni di sensibilizzazione del sistema imprenditoriale al quale viene chiesto di inserire le risorse in modo graduale e tutelato (anche avvalendosi di strumenti quali il tirocinio o la predisposizione di contratti iniziali di breve durata).
I buoni esiti dell’intervento sono basati su questi fattori:
o Efficace sinergia e volontà cooperativa tra i partner di progetto e l’istituzione provinciale
o Competenza delle risorse incaricate della realizzazione dell’intervento
o Conoscenza del mercato del lavoro locale e capacità di creare reti efficaci (nei confronti delle associazioni datoriali, delle organizzazioni sindacali, delle imprese, ecc…)
o Flessibilità e personalizzazione dell’intervento (sulla base delle caratteristiche e dei bisogni espressi dalle lavoratrici destinatarie del progetto)
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