Un alto livello di competenze garantisce la riuscita nel lavoro?
Sondaggio di gennaio - "Noi donne dobbiamo sempre stare attente a non diventare antipatiche, non essere superbe accecate da delirio di onnipotenza. Però se gli uomini non sono umili non se ne accorge nessuno!”
Rosa M. Amorevole Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2008
La domanda nasce dalla constatazione che, pur a fronte di risultati scolastici migliori, permangono per le donne difficoltà di carriera all’interno dei settori sia pubblico sia privato.
Per il 37% delle risposte giunte, nel lavoro non conta tanto quello che sai fare ma chi conosci; e per chi sosterrà la tua candidatura, i tuoi avanzamenti rappresentano un riconoscimento del proprio potere esercitato nell’organizzazione.
Per il 23%, un ottimo curriculum è spesso solo fonte di frustrazione, mentre per il 21% - se vuoi progredire nel lavoro - un ottimo curriculum dovrà necessariamente essere accompagnato da atteggiamenti maschili.
Per il 9% il curriculum di qualità può esser un ottimo lasciapassare per fare carriera, mentre per il 10% questa affermazione è valida solo nel settore privato.
Cosa consigliare dunque ad una figlia che voglia farsi largo nel mondo del lavoro? Le risposte sono molto influenzate da età ed esperienze. Da un lato chi suggerisce di puntare sempre più sulla propria preparazione e sull’onestà del proprio operato: “competenze, soprattutto per se”, “aggiornamento continuo”, “lealtà verso colleghe/i e l’organizzazione”, “il rispetto degli impegni presi”, “una maggiore dedizione rispetto agli uomini”, “avere una forte autostima” “affiancarsi ad un modello di riferimento professionale”. In sintesi, per dirla come una nostra lettrice “comunque la cultura e la preparazione sono indispensabili, soprattutto per se stesse. Poi cercherei di farla stare il più possibile con i piedi per terra”.
Dall’altro chi privilegia l’importanza dell’aspetto relazionale: “capacità di contrattare e buone relazioni pubbliche (lobby)”, “molta diplomazia e furbizia senza svendersi mai”, “non imitare gli uomini, cerca un tuo autonomo modo di essere”, in fondo occorre “essere un po’ psicologa”.
C’è poi chi suggerisce strategie più aggressive e forme di resistenza a fronte di un mondo del lavoro complesso: “stringi i denti”, “sii competitiva”, “determinazione e un po’ di sano egoismo…qualcosa si perde sempre … chiedetelo a figli/e di donne che hanno fatto carriera..”, “conta chi conosci (casato, lobby e logge), la grinta e la fortuna”, “cerca raccomandazioni…avvicinati ai politici”, “distruggi ciò che può distruggere, gli altri faranno così con te”. Perché la vita è più dura ed i problemi di conciliazione si incontreranno. “Ora è difficile, anche nel privato…il curriculum spesso è fonte di frustrazione perché si finisce per essere sfruttati da persone mediocri che riescono a fare carriera alle tue spalle” per cui: “non mollare mai, … fai scivolare le negatività … non prendertela troppo”, “sii indifferente agli attacchi esterni”.
Ma quali sono le caratteristiche più apprezzate nelle organizzazioni? La maggior parte delle risposte valorizzano quelle competenze più volte menzionate per le donne negli studi internazionali. Essenzialmente legate alle competenze, alla flessibilità, alla capacità comunicativa e di soluzione dei problemi (vedi box).
C’è anche chi ha risposto in negativo, ovvero individuando quelle che – a partire dalla propria esperienza di vita e lavoro – sono percepite come “ricercate” dalle imprese. Questo elenco non appare così incongruente con la maggior parte delle motivazioni delle donne che denunciano di essere state oggetto di discriminazione.
Le caratteristiche vincenti di quelle che ce l’hanno fatta sono indicate come un insieme di fattori: “determinazione..capacità..tenacia..furbizia..occasioni giuste…assenza di carichi familiari…egoismo….sex appeal…estrazione sociale .. fortuna…conoscenze giuste e raccomandazioni”.
Anna Gatti, consigliere indipendente di una multinazionale, in un’intervista al Corriere della sera dello scorso gennaio affermava di non avere mai subito discriminazioni, grazie alla sua carriera all’estero dove esiste una radicata cultura del merito e della diversità. “Chi lavora nelle multinazionali, uomo o donna che sia, la ‘diversità ‘ sa bene cos’è. Nelle aziende di matrice anglosassone .. esiste un ‘diversity manager’ che ha il compito di verificare che le diversità (di sesso, di religione, ma anche geografiche) non solo siano rispettate, ma anche valorizzate a fini sociali e di business”.
In attesa che la cultura del lavoro acquisisca una migliore capacità di valorizzazione delle risorse umane, accogliamo con piacere una “ricetta” giunta da una lettrice. “La caratteristica vincente è un mix tra una giusta dose di ambizione, perseveranza e capacità di non scoraggiarsi di fronte alle avversità, una forte autostima e una giusta dose di umiltà (per evitare di sentirsi “wonder woman”). Noi donne dobbiamo sempre stare attente a non diventare antipatiche, non essere superbe accecate da delirio di onnipotenza. Però se gli uomini non sono umili non se ne accorge nessuno!”
CARATTERISTISCHE PIU’ APPREZZATE NELLE DONNE ALL’INTERNO DELLE ORGANIZZAZIONI
Serietà
Professionalità
Precisione
Senso pratico
Efficienza
Correttezza
Affidabilità
Responsabilità
Flessibilità
Adattabilità
Problem solving
Saper lavorare in staff
Capacità di mediazione
Comunicativa
Capacità organizzative
Capacità di ascolto
CARATTERISTISCHE PIU’ APPREZZATE NELLE DONNE
ALL’INTERNO DELLE ORGANIZZAZIONI
Intelligenza moderata
Aspetto fisico
Disponibilità totale di tempo
Devozione al capo
Nessun pensiero originale
Nessun legame familiare
Non assentarsi per maternità
Nessuna debolezza
Parentele o vicinanze politiche
“Il più possibile simile ad un uomo, perché il mondo del lavoro –soprattutto nel privato- è maschile”
Lascia un Commento