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Umm Kulthum, portavoce nell’Egitto postcoloniale.

Umm Kulthum, portavoce nell’Egitto postcoloniale.

Dalla musica tradizionale classica al cinema sentimentale arabo. Un’artista poliedrica e carismatica per la nuova identità culturale egiziana.

Giovedi, 06/12/2012 - Chi era Umm Kulthum, che donna era Umm Kulthum? Da molti soprannominata The Voice of Egypt (La Voce dell’Egitto), è stata la rappresentante più ammirevole della tradizione classica musicale nei paesi arabi.

Grazie alla sua voce diventò una donna di grande potere, amica di presidenti e capi di stato. Quando perse la vita nel 1975, quattro milioni di persone erano presenti al suo funerale e ancora oggi la vendita dei suoi dischi supera largamente quella di qualsiasi altro cantante di lingua araba. E c’è di più: alle dieci di sera tutti i primi giovedì del mese, tutte le radio stanno ancora trasmettendo la sua musica, in memoria dei suoi monumentali concerti radiofonici trasmessi tra gli anni ’50 e ’60.

Nata nel 1904 da una famiglia di contadini in un piccolo villaggio del Delta, Umm Kulthum era figlia dell'imam della moschea locale, che gestiva un gruppo itinerante di cantanti religiosi per matrimoni e altre cerimonie. Umm Kulthum imparò a cantare ascoltando suo padre e spiando le lezioni di canto che questi impartiva al fratello, destinato ad accompagnare il padre nelle sue tournee. Quando quest’ultimo si rese conto della voce di Umm Kulthum, decise di portarla con sé travestita da ragazzo, perché alle bambine non era permesso cantare in pubblico. Grazie alla potenza della sua voce, la ragazzina diventò un motivo di attrazione per il gruppo e con il tempo la cantante principale.

Da quando con la famiglia si trasferì nella capitale, fu tutto un continuo di successi: assunse musicisti professionisti per farsi accompagnare, iniziò a incidere dischi e venne a contatto con i primi mass-media. Nel 1934 cominciò a cantare nella Radio Nazionale Egiziana e in tal modo conquistò centinaia di migliaia di ascoltatori egiziani e arabi. Controllava lei stessa i rapporti con i giornalisti e i testi delle sue interviste, mantenendo segreta la sua vita privata e parlando ai giornalisti solo di argomenti scelti da lei. Diventò agente e produttrice di se stessa e dei suoi concerti, fatto assolutamente inusuale per una donna degli anni Trenta nel mondo arabo (e non solo nel mondo arabo!). Agli inizi degli anni ‘40, Umm Kulthum divenne presidente dell’Unione Musicisti Egiziani. Amministrando in tal modo la propria immagine, accresceva il mito di cantante geniale ma solitaria, forte e capricciosa allo stesso tempo. Così anche nella vita privata: aveva già cinquant’anni quando si sposò.

Inoltre, accolse con entusiasmo la Rivoluzione Egiziana di Nasser, artefice del colpo di stato del 1952, che ne comprese subito il forte ascendente sul popolo. Infatti grande successo ebbero in quegli anni i film di genere sentimentale - musicale che Umm Kulthum interpretò e le cui storie coincidevano in molti punti con la sua storia personale. Durante la sua carriera da attrice interpretò i panni di un’infermiera diligente e sempre pronta ad aiutare il prossimo e la sua gente: un’immagine che contribuì a creare nella cantante il simbolo della nazione, in quel periodo in guerra contro Israele.

L’intero universo arabo, dal Marocco al Qatar, era ammaliato dalla sua voce. Come cantante intraprese una lunga tournee di concerti, inneggiando alla grandezza dell’ideale arabo e al suo sviluppo industriale e invitando le donne a donare i propri gioielli per la causa araba in Palestina. Più che una musicista era considerata “la voce e il volto dell’Egitto”. Con il film di M. Goldman “Umm Kulthum. A voice like Egypt”, la cantante e attrice egiziana viene conosciuta anche dal pubblico americano, attraverso il quale esso osserva come la società egiziana si adopera tra colonialismo e modernità. La cinepresa esplora la sorprendente unione tra la cantante e il suo popolo, dal villaggio natio sul Delta alle chiacchiere nei cafè, nei mercati e per le strade del Cairo dove lei ha vissuto e lavorato. Così diceva il premio nobel egiziano Naghib Mafhuz: “Come è aberrante il voler comparare una qualsiasi voce egiziana con quella dell’eccelsa. Puoi dire tutto ciò che vuoi sulle canzoni di Asmahan, di Laila Murad, Nur el-Huda, tranne che paragonarle a quella di Umm Kulthum; così facendo rischi di danneggiare la voce che prima volevi avvalorare, e anche offenderla mentre volevi dimostrare la sua grandezza; e infine, trascini nella polvere ciò che volevi innalzare alle stelle” (da Sorseggiando un caffè al Cairo, N. Mafhuz).

La qualità e la bellezza della sua voce stava nel come utilizzava la tecnica del ghinà, “parlare con suono nasale”, ovvero voce impostata, sonora, melodiosa. Con la sua voce dal timbro inconfondibile ed inimitabile, che spaziava dalle note più gravi a quelle più acute, Umm Kulthum era maestra nell’arte dell’interpretazione ed eccelleva nel tarab, il “rapimento estatico”, durante il quale il pubblico, estasiato, irrompeva in fragorosi applausi e commenti di commozione e d’intensa partecipazione.

Le sue canzoni erano per lo più poemi epico – lirici, duravano dai 30 ai 60 minuti con un’introduzione strumentale di circa dieci minuti, dopo di che l’artista faceva la sua comparsa, accompagnata da un lunghissimo applauso. Oltre ai poemi epico – lirici, Umm Kulthum cantava anche altri versi, fra i quali gli audaci e sensualissimi testi tratti dalle Quartine di Omar Khayyam, il grande poeta omosessuale persiano del V secolo. Tali brani ben si adattavano all’ambiguità della cantante che possedeva un eccezionale carisma: mascolina, testarda ed indipendente, lei stessa affermava in diverse interviste: “Sono molto più a mio agio con le ragazze. Con i ragazzi o gli uomini, non so, credo che se non fossero esistiti, sarei stata perfettamente felice…”.

Effettivamente Umm Kulthum si avvicinava all’universo maschile non per amarlo ma per raggiungere il proprio successo. Infatti, sia gli uomini di potere sia gli uomini comuni pendevano dalla sua voce sublime e le permettevano qualunque cosa: un esempio evidente è stato lo straordinario potere di convincimento che lei aveva sulle masse popolari e l’enorme influenza che ebbe sulla cultura e la società del mondo arabo, contribuendo in modo decisivo a creare il senso di identità culturale dell’Egitto degli anni Sessanta.

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