Sabato, 07/09/2019 - Il nuovo (?!) governo va salutato positivamente almeno con Teresa Bellanova, donna già conosciuta e stimata come sindacalista coraggiosa e ben collaudata in tre legislature. Ma, vilipesa da social ignobili anche da colleghi parlamentari (ha la licenza media, non è una silfide e veste colorato), ha risposto come se fosse cresciuta tra Eton e Oxford ed eletta nella Camera dei Lord. Pubblicando foto ancor più smaglianti ("dovreste vedermi in arancione") e rovesciando il boomerang sugli idioti. Per la mancanza di titolazioni culturali, nemmeno Benedetto Croce - ministro della P.I. - si laureò: si era accorto che può essere un orpello ornamentale.
L'occasione serve per sottolineare che si continua a parlare, tutto sommato, delle donne come soggetti passivi: bastano i giudizi di sufficienza sulla Presidente della Commissione europea, Ursula van der Leyen. Se la Commissione contasse sul 50 % di componenti "di genere", incomincerebbe un'avventura davvero nuova, da aiutare "dal basso" per non lasciar sole "le europee" .
Madelein Albright, la Segretaria di Stato americana sempre pensata come un falco, si è rivelata una femminista, solo condizionata come chiunque di noi dalle strettoie delle istituzioni omologanti. Pensionata, racconta che, nella prima esperienza al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, si trovò sola donna al tavolo dei 14: si diede una risposta al pensiero "ma che ci sto a fare qui?" leggendo il cartello davanti alla sua pltrona "Rappresentante del Governo degli Stati Uniti" ed eseguì il mandato. Invece nell'occasione di un incontro internazionale a cui partecipava un buon numero di donne, riferisce che tra loro si dissero "quando saremo di più, si ridurranno le spese delle armi".
Perché davvero - è sempre Abright - "il mondo è un casino"; oggi sembra che anche lor signori si stiano rendendo conto di aver combinato guai difficilmente rimediabili e, forse, anche senza rendersene bene conto, passano qualche mano. Come in casa: "cara, pensaci tu". Sta di fatto che alcuni uomini perbene incominciano anche a capire che essere donne è, certo, diverso; ma bello e vale la pena: un parlamentare della Nuova Zelanda si è fatto riprendere mentre dà in Parlamento il biberon a un neonato e addirittura sembra che 100.000 italiani maschi abbiano deciso di lasciare il lavoro per badare ai figli e alla casa e far trovare la cena pronta al rientro "di lei". In Italia succede per caso nel più assoluto riserbo e gli scoop di qualche giornale non fanno testo; sono le istituzioni ad essere poco reattive, forse anche perché a noi ormai importano poco. A Zingaretti non è venuto in mente di far ammirare il suo partito (e giocare al rialzo con i colleghi di cordata) per la qualità dei nomi delle donne.
Tuttavia, bisognerà allertare non solo le solite amiche, ma le più giovani che - maschi e femmine - non hanno il massimo di frequentazione politica delle istituzioni, le quali, poverette, in quanto istituzioni non sono di per sé sessiste e reazionarie. Sarà, dunque, il caso di ricominciare a difendere i nostri interessi e a prendere contatti con le parlamentari europee e perfino di immaginare prospettive per il prossimo governo.
Anche perché nel mondo non tira aria da femminismi vincenti, nemmeno se ci chiamiamo "MeToo". Possiamo perfino aspettarci maggiori difficoltà: la tradizione ci dice che "i nostri" quando incrociano congiunture indeterminate, cedono più facilmente sui "temi sensibili". Non se ne parla negli ormai strani approcci di potere (quante volte abbiamo detto "le donne sono il 52 % dell'elettorato"?), ma le donne sanno che i problemi governativi sulle "famiglie" sono dietro l'angolo e possono trascinare tutta una fila di questioni che ci riguardano. Intanto si chiederanno misure di sostegno per le lavorratrici (chiarendo che questo significa "per la famiglia") perché il lavoro in particolare femminile non si recupera spendendo soldi dello Stato in concorsi per "i navigator". La famiglia ha "diritti" che si impiantano sui diritti delle donne e non si può che "la famiglia" sostituisca "le famiglie": non si lasciano senza diritti di cittadinanza i bimbi di due mamme o due babbi. E nemmeno i bimbi nati in Italia, ma non della nostra "stirpe", come diceva Mussolini: fare chiasso sulla candidata a "miss Italia" perché ragazza nata a Padova ha la pelle scura: rappresenta l'Italia com'è oggi. Abbiamo conosciuto il signor Pillon e la sua ideologia: Berlusconi ha vinto il contenzioso con la moglie. Nemmeno quando si tratta di milioni e non ci importa dell'assegno divorzile va dimenticato il principio che la divorziata di qualunque classe si è presa cura di portare dal medico i bambini mentre il suo uomo se ne andava tranquillamente ai suoi lucrosi affari. Non dimentichiamo che, dietro l'aggregazione catto-sovranista di Verona, c'è sempre l'incognita-aborto: ma il principio della dignità femminile e del diritto a volere essere madri responsabilmente non va abbandonato né in Italia né in Europa. E assolutamente non vanno trascurate le misure anti-violenza: non si tratta di chiedere più anni di galera: se, parlando in una scuola sui "preliminari" nel rapporto sessuale, i ragazzi chiedono "che cosa sono?", significa chen non usiamo gli antidoti giusti.
Le donne non debbono ancora smettere di fare i conti con cose apparentemente superate: il mondo corre e ha bisogno urgente di trasformarsi culturalmente, soprattutto adottando le priorità della sopravvivenze e della convivenza di cui è più esperto il nostro genere.
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