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UDI /La pillola di cinque giorni dopo e le minorenni in Italia

UDI /La pillola di cinque giorni dopo e le minorenni in Italia

La pillola 'consentita', ma non alle minorenni...

Mercoledi, 08/04/2015 - Riceviamo e volentieri pubblichiamo



Il 10 marzo l’AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco, ha decretato che la pillola, Ulipristal acetato, nome commerciale EllaONE sia considerato farmaco da banco senza ricetta. Questo farmaco è efficace anche dopo 5 giorni, quindi superiore alla pillola cosidetta del giorno dopo, la Norlevo, che deve essere assunta entro 72 ore da un rapporto a rischio o nel caso si sia rotto il preservativo (condom). Questa decisione è conseguente al fatto che nel mese di novembre 2014 l’EMA, Agenzia Europea del farmaco, si è pronunciata in favore della vendita di tale prodotto in farmacia senza obbligo di ricetta per tutte le donne.



Il Ministero della Salute, in Italia, ha sostenuto che tale pillola non poteva essere un prodotto da banco, ma un farmaco che necessita di prescrizione medica con ricetta indipendentemente dall'età della donna. In seguito alle contestazioni, l’AIFA ha lasciato l'obbligo della ricetta solo per le minorenni. La motivazione è che queste potrebbero farne un uso ripetuto.



La Ministra Lorenzin sostiene che l’obbligo della ricetta ha valore preventivo per la loro salute per evitare effetti collaterali in caso di assunzioni ripetute della pillola ELLaONE senza un controllo medico. Naturalmente questo ragionamento prevede, che non esista né educazione sessuale né informazione contraccettiva per le/i giovani. Dei consultori meglio non parlare.



Un passo avanti per le adulte e uno indietro per le minorenni e una constatazione amara: dopo tanti discorsi sulla prevenzione dell’aborto, le donne italiane giovani vengono discriminate rispetto alle donne europee perché considerate incapaci di intendere e di essere responsabili. In nome della tutela e della protezione vengono discriminate proprio le ragazze che sono in condizioni più problematiche delle adulte e devono subire una scelta che l’EMA non considera necessaria dal punto di vista sanitario. Invece di informarle, con i loro coetanei, e aiutarle ad autodeterminarsi, anche con campagne ad hoc, forse ha prevalso un giudizio morale che sembra avere le gambe corte.





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