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UDI / La 194 non si tocca

UDI / La 194 non si tocca

Una norma contenuta in un ddl per l’attuazione del PNRR consente l'ingresso di associazioni antiabortiste nei Consultori pubblici italiani

Martedi, 16/04/2024 - Nel Ddl 19/2024, quarto dei decreti nati con l’obiettivo di rendere più semplice e veloce la realizzazione degli investimenti finanziati dal Pnrr, è presente una norma che l’Unione Donne in Italia ritiene non sia attinente agli obiettivi di tale piano. Difatti nel testo finale da votare a stretto giro nell’Aula parlamentare, approvato venerdì scorso dalla Commissione Bilancio della Camera dei deputati, è presente una disposizione che consente alle Regioni, nell'organizzare i servizi dei consultori, di "avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità".
Tale precetto, contenuto in un emendamento all’art. 44 del Ddl 19/2024, a prima firma di Lorenzo Malagola di FdI, consentirà alle associazioni antiabortiste di presidiare i consultori pubblici, dove le donne si recano per avviare la pratica per l'interruzione di gravidanza. Ben si conoscono i metodi di tali associazioni che si rivolgono alle donne che stanno andando ad abortire chiamandole “mamme” e danno informazioni errate e fuorvianti sulla procedura dell’interruzione volontaria di gravidanza. Si ingenera così un’azione colpevolizzante per la donne, sia per quelle che avevano scelto di interrompere la gravidanza, magari in seguito a una diagnosi prenatale patologica di anomalia del feto, sia per quelle che avevano avuto un aborto spontaneo, sia per quelle che non se la sentivano di divenire madri per svariati motivi.
L’Unione Donne in Italia esprime la sua ferma disapprovazione per una norma del genere, che considera una vera e propria minaccia alla libertà delle donne ed un attacco ben specifico alla laicità delle istituzioni pubbliche. Fa oltremodo riflettere che, mentre il Parlamento europeo pochi giorni fa abbia votato a favore dell'inserimento dell'interruzione di gravidanza nella Carta dei diritti fondamentali dell'Ue, il governo italiano inverta la rotta. Fa ancora di più adirare che questa norma consenta l’utilizzo dei fondi del Pnrr per finanziare queste associazioni e non per attuare ben altre scelte politiche a favore delle donne in Italia.
Quelle di rilancio dei consultori pubblici come luoghi funzionanti per le loro esigenze in tutto l’arco della propria vita, ossia sia per ciò che attiene alla prevenzione ed alla contraccezione, nel rispetto dell’autodeterminazione delle donne in tema di maternità consapevole, sia per affrontare i problemi relativi alle gravidanze a rischio nonché quelli attinenti alla menopausa. Dai fondi pubblici provenienti dal Pnrr dovrebbero attingersi le risorse necessarie alla predisposizione di asili nido accessibili e con orari adeguati ai bisogni delle lavoratrici, alla attuazione di misure a supporto della genitorialità, all’attivazione nelle scuole pubbliche italiane di percorsi di educazione sessuale e di promozione di comportamenti sicuri.
La legittimazione dell’ingresso delle associazioni antiabortiste nei consultori pubblici, così come prevista del Ddl 19/2024, a nostro parere, ostacola il diritto all'aborto in maniera surrettizia, permettendo l'acceso in tali strutture di enti che nei loro statuti sono espressamente contrari alla legge 194. Facciamo, conseguentemente, nostre le parole di Simone de Beauvoir: "Non dimenticate mai che sarà sufficiente una crisi politica, economica o religiosa perché i diritti delle donne siano rimessi in discussione. Questi diritti non sono mai acquisiti. Dovrete rimanere vigili per tutta la vita". E l’Unione Donne in Italia vigilerà!


Unione Donne in Italia

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