Il comunicato di UDI (sede nazionale) e di UDI Napoli, UDI Bologna, UDI Monteverde e UDI Romana 'La Goccia'
UDI Monteverde
Siamo nel 2012, aumenta il femminicidio e la violenza sulle donne, e diminuiscono le garanzie di giustizia per le vittime, donne e bambine. La violenza sulle donne raggiunge livelli tali da creare allarme sociale, cosicché dal 2009, con l' approvazione del Parlamento della legge di contrasto alla violenza sessuale, il giudice non poteva applicare misure cautelari diverse dal carcere ai presunti stupratori, aventi a carico gravi indizi di colpevolezza. Interviene nel 2010 la Corte Costituzionale, che ritiene questa norma giudiziaria in contrasto con gli articoli 3, 13 e 27 della Costituzione e quindi ammette alternative al carcere «nell'ipotesi in cui siano acquisiti elementi specifici, in relazione al caso concreto, dai quali risulti che le esigenze cautelari possono essere soddisfate con altre misure». Nel 2012 la terza sezione penale della corte di Cassazione con la sentenza n.4377/12, stabilisce che i principi interpretativi che la Corte costituzionale ha fissato per i reati di violenza sessuale e atti sessuali su minorenni sono in toto applicabili anche alla “violenza sessuale di gruppo”, dal momento che quest'ultimo reato “presenta caratteristiche essenziali non difformi” da quelle che la Consulta ha individuato per le altre specie di reati sessuali sottoposti al suo giudizio. Procede al galoppo nel frattempo l'escalation della violenza in tutte le forme contro le donne, di pari passo con le nuove povertà causate dal dissesto economico del sistema paese, che le donne sono costrette a subire senza alcuna rete di salvaguardia e con un sovraccarico abnorme di fatiche e responsabilità, non ultima la sostituzione integrale di un welfare latitante, per bambine-i e anziane-i. C'è da chiedersi perché questo sistema giudiziario decide di passare di mano in mano i termini di una legge per modificarne la finalità iniziale, con i modi di una escalation all'indietro in termini di garanzia e sicurezza per le vittime di delitti gravissimi come lo stupro di gruppo. Un articolo della costituzione della Repubblica Italiana è stato preso a pretesto prima per liberare dal carcere e adesso per dare una interpretazione estensiva allo stupro di gruppo contro una minorenne.
Art.3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Allora bisogna intendersi definitivamente sul significato di queste due parole “persona umana”. I nostri Giudici forse intendono persone umane solo i colpevoli o presunti tali, stupratori da branco? I nostri giudici ritengono forse di dover eliminare gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo degli stupratori o presunti tali, stupratori da branco? Quale potrebbe essere il pieno sviluppo di costoro, stupratori da branco? E perciò i nostri giudici ritengono di non doverne limitare la libertà? Si badi bene, stupratori o presunti tali, di gruppo, da branco, l'antitesi della civiltà. Ma infine chi garantirà la libertà e il pieno sviluppo di quella bambina? Chi le ridarà la dignità a cui ogni persona umana ha diritto anche secondo la dichiarazione dei diritti universali dell'umanità? Dichiarato o meno, questo è il diritto naturale della persona umana, tanto maschio quanto femmina, senza distinzione o differenza. Chi potrà cicatrizzare quella ferita esistenziale e totale del suo divenire donna? Così, abbandonata dalla giustizia, diventerà anche lei una di tante che hanno come compagna fedele solo la paura, l'ansia, un senso di colpa devastante, uno strisciante annullamento di sé. E se si guarderà intorno in cerca di aiuto e conferme troverà solo solitudine, dubbi e irrisione. Questa sì è una grande colpa, non farsi carico del destino di una giovane vita di donna, appellandosi per giunta al meglio dei diritti sanciti dalla Repubblica Italiana. Ed è una grave colpa commessa da chi ha la responsabilità e il potere istituzionale di fare al meglio giustizia e difesa dei diritti prima di tutto delle vittime. Ecco perché questa è una sentenza che nessuna di noi potrà dimenticare, o mettere a latere, perché qui si consuma il peggior tradimento: usare le norme della Repubblica contro le cittadine della Repubblica. E peggio ancora, contro le speranze di giustizia e sicurezza di una piccola minorenne tutto il potere dello stato. Questa sentenza non potrà essere dimenticata, perché il tempo che trascorresse con il nostro silenzio la farebbe diventare la pietra tombale sulle nostre speranze e aspirazioni di giustizia, parità e uguale dignità umana.
UDI Monteverde
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