In mostra fino all'8 dicembre le opere di Rossella Baccolini (pittrice e mosaicista) e Olimpia Lalli (fotografa) nell'iniziativa dal titolo 'Hermana'
Hermana (sorella) “… sorella non dormi, no, non dormi: forse il tuo cuore sente crescere la rosa di ieri, l’ultima rosa di ieri, la nuova rosa. Riposa dolcemente sorella. Sul gioiello del tuo corpo addormentato ancora protende la penna e l’anima insanguinata come se tu potessi, sorella, risollevarti e sorridere sopra il fango”. (dai versi di Pablo Neruda in morte di Tina Modotti)
In questo 2024 UDI Forlì festeggia i suoi 80 anni e, superando il peso del tempo che passa e che comunque si fa sentire, affronta ancora con determinazione le tante sfide che il percorso di emancipazione e di tutela dei diritti che coinvolgono le donne ancora richiede. Saranno diverse le iniziative promosse per festeggiare questo ambìto traguardo e alcune sono già state messe in essere.
Quello che abbiamo cercato di fare negli ultimi venti anni della nostra storia interagendo anche con le altre associazioni del territorio è stato portare avanti un percorso già tracciato da coloro che ci avevano precedute ma anche di affrontare le nuove problematiche femminili che, anziché risolversi, sembrano sempre più spesso riportarci ad un passato che credevamo superato. Purtroppo invece, soprattutto sul tema della violenza sulle donne, assistiamo ad un tale imbarbarimento delle relazioni e un progressivo eccesso di violenza che non possiamo certamente sottovalutare.
La scelta di dare quindi anche a questo 25 novembre il nostro contributo in termini di riflessione su questa drammatica problematica è ricaduta sulle opere di due artiste affermate e talentuose: Rossella Baccolini (pittrice e mosaicista) e Olimpia Lalli (fotografa), che con i loro lavori ci condurranno, attraverso un percorso sensibile e attento, verso l'incontro con la parola chiave che quest'anno abbiamo eletto per trasmettere un valore che non è ancora del tutto introiettato né nel nostro parlare comune né nel nostro condividere una condizione che invece appartiene a tutte: la sorellanza.
Hermana infatti è la parola che in spagnolo significa sorella e noi l'abbiamo estratta dagli struggenti versi di Pablo Neruda scritti in morte di Tina Modotti per dare un significato anche al dolore esagerato che proviamo ogni volta che la violenza sulle donne e i femminicidi si abbattono su di noi. Si, perché la violenza è davvero qualcosa di inaccettabile e quella subìta da una è su noi tutte che ricade. Così anche in questo 2024 angustiato davvero da una serie esagerata di uccisioni di donne ad opera di ex partner o famigliari abbiamo voluto trovare il paradigma del mondo femminile in una parola densa di significato come “sorellanza”. Per far questo abbiamo voluto superare il più consueto utilizzo del termine che indica, di norma, la relazione fra donne con lo stesso legame di sangue e abbiamo voluto dilatare questo valore anche alla relazione comune fra estranee. Non occorre infatti essere sorelle, amiche o conoscenti per sentirsi coinvolte in una reale sorellanza. Tanto più quando mai come oggi è necessario essere solidali e unirsi per dare un segnale chiaro di come vogliamo guardare al nostro futuro, senza paura e senza perdere nessuno dei diritti già acquisiti nel passato e, anzi, impegnandoci per ottenerne di nuovi che ci consentano anche in ambito lavorativo di essere riconosciute alla pari con gli uomini.
Ma il termine sorellanza che oggi vogliamo usare per sentirci tutte più vicine e concordi ci piace declinarlo anche nel passato, unendoci alle tante donne che ci hanno precedute nel lungo cammino di emancipazione che ancora stiamo costruendo. Da queste donne unite nei Gruppi di difesa della donna ha preso vita UDI, e da queste donne è partita la volontà di emancipazione e autodeterminazione che ancora oggi è un principio che ci ispira in prima persona ma che vorremmo trasmettere anche alle nuove generazioni.
Per questa ragione il tema della sorellanza ci è sembrato utile declinarlo anche in questa mostra che usa simbolicamente il linguaggio dei fiori, per veicolare idee comuni decisamente urgenti.
Infatti, già nel titolo si sottolineano gli intenti che le due artiste si prefiggono. Perché le loro opere sono molto diverse, ma procedono in una direzione comune che è il riconoscimento di un talento, quello femminile, che spesso fatica ad affermarsi. In questo modo le dicotomie si dissipano e si genera una vera fusione poetica dove i lavori di Rossella Baccolini e le immagini di Olimpia Lalli compiono quella auspicabile riflessione che l'arte dovrebbe sempre innescare e che può condurre alla consapevolezza.
Nei versi di Neruda che abbiamo scelto, come nei lavori di queste due artiste, la verità può essere inevitabilmente superata dal desiderio di non dare vita ad una resa. Perché Tina non dorme, Tina è morta e non si risveglierà. Così come non si risveglieranno le tante donne uccise in questa assurda mattanza che oggi offende e ferisce noi tutte e la nostra presunta società civile. Ma abbiamo bisogno di cercare nuovi modelli di relazione e anche di trovare un linguaggio rispettoso per esprimere le differenze. Arte, cultura e istruzione possono essere validi supporti per raggiungere questo agognato traguardo, ma occorrono anche azioni politiche puntuali e precise e soprattutto condivise da tutte e da tutti.
Rossella e Olimpia in questa mostra non hanno voluto esporre “lo schiaffo”, ma “la carezza” con cui le loro opere desiderano attraversare i nostri vissuti. E se i RECISI di Olimpia Lalli non sono corpi ma fiori, non è di certo meno efficace il messaggio che trasmettono. Così come le piccole e materiche ninfee di Rossella Baccolini, nascendo dal fango, non risultano di certo meno sublimi ed evocative. Entrambe le artiste, infatti, sanciscono con fermezza e delicatezza, attraverso le loro opere, il loro tenace rifiuto della violenza.
Olimpia lo afferma conferendo alle sue straordinarie fotografie quell'oggettivo minimalismo capace di estrarre da ognuna di noi la profonda sintesi della solitudine. I suoi fiori, seppur RECISI, sono statuari simboli di appartenenza alla vita. Eretti e misteriosi custodi di un mistero che ne consacra, infatti, la sua emanazione. Immobili difensori di una naturalezza che non trova più, nella ormai spenta linfa vitale dell'umanità, quell'autentica relazione cosmica che unisce il tutto al nulla. I fiori di Olimpia sono sì privi di vita, ma grazie alla sua visione restano eterne genie di colore e di quella simbologia primaria caratteristica dei viventi. Ma questa cifra estetica che ripete su tutte le varie essenze il suo moto perpetuo non manca di ricordarci che può esserci bellezza nell’individualità ma solo se questa non diventa imperio ed esclusione. RECISI recita un mantra poetico dove l'assenza di radici non significa per forza annullamento. Simboli di una memoria codificata nei petali così come sul lungo stelo che li sorregge, di loro sempre ci resterà l'essenza di un'immortalità presunta che, eleggendoli sacerdoti del tempio effimero che hanno contribuito a realizzare, saranno il gradino più alto su cui salirà il nostro desiderio di bellezza, di sapere, di amore...
Le ninfee di Rossella Baccolini partono invece da un iniziatico bisogno di mettersi in relazione con le più famose ed evanescenti ninfee di Monet. Ad esse l’artista sottrae in parte la leggerezza naturale della pittura per imprimerle in una dimensione materica che vuole depositarsi nella concretezza. Le delicate corolle, di solito poggiate sull’acqua, qui sembrano “marcare” la materia con una azione dominante. Ogni singolo fiore rappresenta un’emozione, uno stato d’animo, un’idea… la sublime combinazione fra ciò che è vegetante e ciò che è effimero e caduco. Ma l’espressività dell’arte di Rossella è un continuo praticare, nella ricerca e nello studio, quella incisiva cifra stilistica che la vede capace di sondare tecniche diverse per raggiungere le sue mete. Non si ferma quindi ai soli fiori la sua pittura e nei suoi quadri, così come nei mosaici, espone, di sé, l’appartenenza ad una femminilità per nulla fragile che non si stanca di percorrere discipline diverse per compiere completamente il suo percorso. Conferendo a tessere e colore quella magica prospettiva idonea ad aprire itinerari ancora inesplorati e ricercando una complicità autentica che sappia esprimere anche nelle forme e nelle dimensioni quella fisicità inarrestabile che muove la sua mano. Perché la Baccolini è anche nella gestualità che si esprime e se nel mosaico le tessere diventano il simbolico alfabeto di un cesello lento e perfetto, nella pittura si lascia guidare più spesso da un impulso naturale e spontaneo che irrompe sulla tela e dà forma al suo talento.
Di certo celebrare questo 25 novembre durante l’80esimo dell’UDI non potrebbe avere migliori strumenti di rappresentazione di queste due artiste. E sicuramente la complessità di questo problema, che sappiamo bene non sarà di facile soluzione, avrà comunque trovato in Rossella e Olimpia due valide sostenitrici che, attraverso le loro opere, anteporranno al silenzio di tante la voce di tutte. Perché a volte risulta più facile essere raggiunte da un bisbiglio piuttosto che da un urlo e, se il nostro intento era quello di accogliere anche il dolore, non avremmo mai voluto invadere e ferire la sensibilità altrui.
Da questa mostra passa il nostro NO deciso alla violenza sulle donne.
La mostra sarà inaugurata domenica 24 novembre 2024 (h 10:30) con allestimento presso l'Oratorio San Sebastiano (Forlì)
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