UDI Catania / Nessuna deve nascondere le cicatrici (di Carla Pecis)
Nell'ambito della campagna dell'UDI di Catania “6 mesi stop femminicidio”: le donne sfigurate con l'acido sfilano in passerella con la campagna “Make Love not Scars”
Martedi, 19/12/2017 - In India sono segnalati ogni anno centinaia di casi di donne aggredite con l’acido e sfigurate, quasi tutte sono vittime di mariti o maschi della famiglia. Moltissimi casi non vengono alla luce, per ammissione delle stesse autorità indiane, e le donne spesso muoiono per le ferite o sono costrette dalle condizioni di povertà e dipendenza a restare all’interno della famiglia violenta.
Proprio la dimensione e la gravità del fenomeno rende importante l’iniziativa lanciata da una ong che si batte contro le aggressioni all’acido sulle donne (Make Love not Scars) in collaborazione con alcuni dei più importanti stilisti indiani (Rohit Bal, Ranna Gil, Archana Kochhar) che hanno dedicato alcune loro creazioni per una sfilata di nove modelle speciali, donne sfregiate che hanno mostrato apertamente i
loro volti sfigurati e le loro cicatrici.
Nove modelle speciali, coraggiose, che hanno intrapreso un percorso di rinascita: “Noi non ci dobbiamo vergognare del nostro aspetto. Ero molto nervosa prima della sfilata, ma avevo qualcosa di importante da dire, da dimostrare alla gente che spesso volta il viso di fronte alle nostre cicatrici. E anche noi spesso non ce la facciamo a reggere gli sguardi, cambiamo direzione, ci copriamo il viso o le parti del corpo
sfigurate. Ma un giorno ho realizzato che devo pensare alla mia vita, a mia figlia, oggi lavoro in una piccola azienda telefonica”. È il racconto di Meena, una giovane mamma sfigurata dall’ex marito.
Il mondo della moda indiano, uno dei più dinamici e internazionalizzati, sta sostenendo la battaglia contro la barbarie dell’uso dell’acido. Lo scorso anno un’altra ragazza indiana di vent’anni, Rashama, vittima del fratello, ha sfilato a viso scoperto alla settimana della moda di New York.
Tutte le donne impegnate su questo terreno dichiarano che non è stato facile arrivare alla decisione di mostrarsi, è insopportabile il peso di sapere che si è considerate brutte, deformi, destinate alla solitudine e all’emarginazione in una società che ‘finalizza’ la donna al matrimonio, negato o cancellato alle donne sfigurate.
L’iniziativa di “Make Love not Scars” ha dunque un grande valore, una mano per riprendere fiducia in se stesse, per riprendere il proprio posto nel mondo nonostante le terribili cicatrici. E per cambiare il modo in cui la società guarda alle vittime, forti e coraggiose.
Articolo pubblicato in 'MEDITERRANEA', newsletter a cura di carlapecis@tiscali.it (novembre 2017)
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