L’UDI considera pilatesca la non decisione dell’Agenzia Italiana del Farmaco sulla gratuità della contraccezione per le donne fino a 25 anni per valutare meglio l’impatto “economico” del passaggio alla gratuità
Riceviamo e pubblichiamo
L’UDI considera pilatesca la decisione presa lo scorso 5 ottobre dall’AIFA- Agenzia Italiana del Farmaco- riguardo alla gratuità della contraccezione per le giovani donne fino a 25 anni. Il ministro della Salute Roberto Speranza da mesi aveva chiesto all’Agenzia di determinarsi positivamente in proposito e persino gli organi di stampa nazionali ne avevano preannunciato la decisione in tal senso. All’ultimo momento l’AIFA ha deliberato di prolungare l’istruttoria, per valutare meglio l’impatto “economico” del passaggio alla gratuità della pillola contraccettiva.
Buttarla sui riflessi di tale determinazione sulle casse dello Stato significa solo procrastinare per l’ennesima volta l’effettività del diritto alla contraccezione a carico del sistema sanitario nazionale. Un diritto che, “a carico dell’ente o del servizio cui compete” fu riconosciuto dalla legge 405 /1975, istitutiva dei consultori pubblici, e ribadito alla legge 194/1978, ma che purtroppo ancora oggi rimane privo di norme in grado di renderlo concretamente esercitabile con una” miopia” sconcertante se non ne conoscessimo le cause di sessismo e discriminazione.
Così mentre in Francia la gratuità della contraccezione per le donne fino a 25 anni è stata decisa sin dal gennaio 2022 ed in altri Paesi europei sono stati già approntati programmi di rimborso per una ampia categoria di contraccettivi, in Italia si attende ancora di valutare l’aspetto economico di tale scelta. Senza mettere per nulla sul piatto della bilancia che il costo di un’interruzione di gravidanza è di gran lunga più oneroso per il bilancio pubblico.
Sembra proprio che non si valuti che nel nostro Paese la maggioranza dei giovani è sessualmente attiva e non intende divenire genitore, come dimostra il dato secondo il quale il 9,43% delle IVG annuali riguarda le giovani tra i 15/24 anni. All’indirizzo di questo parte di persone, per le quali il costo della contraccezione può risultare oneroso, avrebbe dovuto essere rivolta la decisione dell’AIFA, che si attendeva da anni. Si è deciso di non decidere ed il prossimo rinnovo dei componenti di tale Agenzia non consente di sperare in meglio, mentre dovrebbe riprendere un massivo intervento nelle scuole sull’informazione /educazione sessuale.
L’UDI esprime viva riprovazione per tale non scelta, che avrebbe reso disponibile direttamente in farmacia la contraccezione gratuita per le giovani fino a 25 anni. Così si sarebbe ovviato anche alle disparità territoriali concernenti la somministrazione gratuita dei presidi contraccettivi. Difatti tre sono le Regioni italiane che la consentono, Puglia, Toscana ed Emilia Romagna, ma solo tramite i consultori pubblici per altro non sufficientemente sostenuti.
La mancata decisione dell’AIFA, continua a negare la tutela dei diritti riproduttivi femminili, nonché la salvaguardia del diritto alla salute delle donne che utilizzano la pillola contraccettiva per prevenire eventuali patologie oncologiche uterine. Continueremo a vigilare sul mancato rispetto delle facoltà e dei bisogni delle donne sulla scelta se divenire o no madri e nel contempo continueremo a sollecitare le istituzioni pubbliche (come facciamo da decenni) a porre in essere atti idonei alla difesa del diritto ad una maternità consapevole e responsabile.
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