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Tutto sulle nonne

Tutto sulle nonne

Le nonne sono i pilastri di un welfare inesistente, che le obbliga a un lavoro di cura troppo spesso privo di alternative

Sabato, 24/07/2010 - Tra i 55 e i 65 anni, metà delle donne diventa nonna, in media con 2,6 nipotini. Dopo i 65 anni sono nonne il 72% delle donne, e i nipoti raggiungono il numero di quattro.



Su 100 nonne, l’8% abita nella stessa casa dove abita qualche nipote (ovviamente – se hanno vari nipoti – i nonni “coabitanti” abiteranno presso una sola delle case in cui si trovano i bambini, e gli altri nipotini avranno perciò meno compagnia). Le nonne coabitanti sono soprattutto le più anziane e le vedove, ma non solo, perché in alcune regioni le “coabitanti” sono il 10% di tutte le nonne, come in Emilia, Toscana e Marche, e in Umbria arrivano persino al 15%.



All’8% delle nonne coabitanti, va sommato un 15% di nonne che vive nello stesso caseggiato e un 30% che abita a meno di un kilometro. Il 53% delle nonne si trova quindi a meno di un quarto d’ora da almeno uno dei nipoti. La vicinanza abitativa non può essere casuale, ma è stata ricercata in funzione di una precisa organizzazione familiare: sono stati dedicati investimenti e risorse (gli italiani vivono per lo più in case di proprietà) per consentire alle diverse generazioni di vivere vicino e di aiutarsi reciprocamente.



Infatti, su 100 nonne che non coabitano, il 42% vede tutti i giorni il nipote (l’unico nipote o il più vicino fra i vari nipotini). Praticamente sono quasi tutte quelle che abitano “vicino”, che sono il 45%. Quasi altrettante (il 38%) lo vede comunque una o più volte a settimana, anche se abita più lontano. Da notare che i dati si riferiscono al “nipote più vicino”, quindi non tutti i nipoti – che in media sono quattro per i nonni con oltre 65 anni - ricevono uguali cure, con possibili problemi connessi di preferenze e gelosie, come ben sa chi si trova a vivere queste faccende.



La cosa che sorprende di più è la misura in cui le cure dei nonni si estendono oltre l’età infantile. Il 50% vede tutti i giorni un nipote di età 0-13 anni, ma la percentuale scende appena al 38% se il nipote ha fra 14 e 24 anni, e addirittura al 29,5% se ha più di 24 anni. Forse si tratta di ragazzi o giovani che vanno a mangiare dai nonni, poiché la madre lavora.



Tutti questi dati si riferiscono al 2003: non sono quindi nuovissimi, ma sono i più recenti pubblicati dall’Istat (fonte l’indagine multiscopo, “Parentela e reti di solidarietà”).



Può essere sorprendente sapere che anche negli altri paesi europei i nonni che aiutano i figli sono altrettanto numerosi, ma solo in Italia, quando lo fanno, devono farlo praticamente “a tempo pieno” (oltre 1400 ore l’anno, secondo l’indagine SHARE). Il che lascia fondati dubbi sulla volontarietà di questo servizio di cura fornito dai nonni, che da noi è un sostituto – e non un’integrazione – di servizi pubblici inesistenti. Non a caso il Piano Carfagna-Sacconi Italia 2020 “per l’inclusione delle donne” punta sul patto intergenerazionale, ovvero “come fare le nozze coi fichi secchi”.



Ho parlato soprattutto di nonne, ma per i nonni tutti i numeri sono abbastanza simili, e anzi sarebbe molto importante approfondire questa fase della vita maschile matura, in cui il rapporto con i bambini è forse più profondo di quello che fu possibile vivere quando si era genitori.



PS. Provate a cercare un’immagine di “nonna” su internet. Sono tutte immagini orripilanti, di vegliarde derelitte, con un piede nella fossa. E’ proprio vero che “Le donne non invecchiano mai” (come recita il titolo del libro di Iaia Caputo), cioè che la nostra cultura non riesce ad elaborare alcuna immagine positiva delle donne in età matura.



Tutti i link ai documenti citati li trovate sul mio blog, che vi invito a visitare

http://avanzi-avanzi-avanzi.blog.kataweb.it

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