Tutto quello che non mi fa morire, mi rende più forte. Nietzsche
Dico dunque sono - Contro l'appiattimento e la rassegnazione
Morselli Gianna Lunedi, 21/06/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2010
Con la crisi economica che ha investito il nostro paese, la paura trasmessa dai media entra nelle case in maniera pressante. Le condizioni di vita della maggior parte degli individui peggiorano. Le famiglie si trovano a dovere fronteggiare difficoltà economiche, cassa integrazione o peggio ancora la perdita del lavoro.
Dobbiamo cambiare schema e modi di vivere? Il bicchiere continuiamo a vederlo mezzo pieno o si sta svuotando? Per affrontare i cambiamenti repentini, l'aggressività della globalizzazione, i problemi quotidiani, abbiamo bisogno di più energia, abbiamo bisogno di “resilienza”, Platone la chiamava “tymoidés”, termine che indica un'impronta della personalità composta da diversi componenti: esperienze, comportamenti, credenze, intelligenza emotiva, cioè quella forza d'animo che risiede nel cuore, che ci viene in soccorso nei momenti di difficoltà, forza che mette in movimento il cambiamento e che ci fa scegliere una strada (per noi giusta) piuttosto che un'altra.
Resilienza, in Fisica, significa: “capacità di un materiale di resistere a urti improvvisi senza spezzarsi”; se la caliamo nel campo sociale, si può tradurre nella capacità umana di affrontare le avversità della vita, superandole e uscirne trasformati e più forti. Gli elementi costitutivi della resilienza sono presenti in ogni essere umano; intuitivo nell'infanzia, e se rinforzato, decisivo nella crescita verso l'adultità. La società, nel suo insieme, ha curato e sviluppato poco le qualità che sono insite nel concetto di resilienza: introspezione, indipendenza, interazione, iniziativa, creatività, allegria, valori morali. Ciò ha fatto sì che le generazioni nate e cresciute negli ultimi trenta anni, segnalino forti difficoltà di reazione, a fronte di criticità ed eventi negativi. La persona “resiliente” è meno vulnerabile, ha già sperimentato e superato ostacoli nell'arco della vita, all'opposto la persona iperprotetta non ha mai potuto mettersi alla prova e rafforzare la propria capacità di ripresa.
Diffondere il concetto di resilienza contribuisce a comprendere che ogni persona possiede questa caratteristica innata, coltivarla e trasmetterla alle nuove generazioni presuppone la possibilità di dotarle di strumenti efficaci che contrastino con l'appiattimento e la rassegnazione, sintomi che stanno invadendo le loro vite.
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