Il film iraniano “Acrid”, sulla condizione della donna, vince per l’intero cast femminile. Discusso il premio assegnato all’attrice Scarlett Johansson per la ‘voce’ nel film “Her”, sull’amore ai tempi del virtuale.
Mercoledi, 20/11/2013 - Anche quest’anno il Festival Internazionale del Film di Roma, che ha visto la presenza di numerose opere su tematiche o storie legate al mondo femminile, o dirette da registe donne, ha riservato molte sorprese nell’assegnazione dei premi. Chiacchieratissima la vittoria di Scarlett Johansson per la miglior interpretazione femminile nel film “Her”, in cui l’attrice non compare mai in carne ed ossa sullo schermo ma sempre e solo in voce, recitando il ruolo di un sistema operativo cui, per puro caso, viene dato un genere (femminile) ed il nome Samantha ma che, come nelle migliori storie di fantascienza, acquisisce empatia e sentimenti fino ad innamorarsi del suo ‘user’. Peraltro molti hanno osservato che l’uscita in sala del film doppiato farà decadere completamente il significato del premio. Ben più meritevole di ottenere un riconoscimento sarebbe stata Valeria Golino, peccato che il film ‘Come il vento’ di cui la nostra attrice è interprete d’eccezione, sia stato presentato nella sezione Fuori Concorso: basato sulla storia vera di Armida Miserere, una coraggiosa direttrice di carcere, e del suo compagno Umberto Mormile - un educatore ucciso nel 1990 dalla criminalità organizzata - il film, girato realmente nelle carceri italiane, rimanda un intenso e sfaccettato ritratto di una donna e della sua solitudine. Quanto ai premi, ci si è consolati con il film iraniano ‘Acrid’ (che significa ‘agro’), dove l’intero cast femminile si è aggiudicato il Premio alla miglior attrice emergente: opera prima del regista Kiarash Asadizadeh, la pellicola ben rappresenta il gusto amaro della condizione femminile nell’Iran contemporaneo (rispecchiando quella di tanti altri luoghi del mondo), la solitudine delle sue protagoniste e la loro incapacità e sofferenza per non potere o volere rompere quei vincoli matrimoniali e familiari (per paura, tradizione, fragilità o timore della riprovazione sociale?) che le legano ad uomini instabili, traditori, meschini e privi di scrupoli, condannandole ad una cupa infelicità e ad un immobilismo senza prospettive, visivamente resi con grande efficacia dai toni grigi e tetri della fotografia. Riguardo al Premio della sezione festivaliera CinemaXXI per il miglior film (riservato ai lungometraggi), è stato assegnato alla giovane regista russa Aliona Polunina - che si era occupata in passato della condizione femminile con il documentario “Women Above”- per la commedia documentaristica “Nepal Forever”, che ironizza sugli anacronismi della politica e sul suo scollamento con la realtà della vita. Da segnalare, nella sezione in concorso Prospettive Doc Italia, la vittoria di due documentariste donne: il Premio DocIt è stato assegnato infatti a Valentina Pedicini per il suo “Dal profondo”, storia di Patrizia, unica ed ultima donna minatrice in una miniera della Sardegna, mentre una Menzione speciale è andata a Elisa Amoruso per “Fuoristrada”, che racconta come Pino/Beatrice, meccanico romano transessuale e campione di rally, e Marianna, una donna romena (badante della madre di Pino), s’incontrano, s’innamorano e decidono di sposarsi.
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