Mercoledi, 23/05/2018 - Iniziato con un’attenzione particolare sulla parità di genere, già nella scelta deliberata di Giurie a maggioranza femminile, e poi nell’ampio spazio dato al Movimento “Women in Motion” - che riunisce artiste ed artisti del mondo cinematografico ed artistico con obiettivi di empowerment delle donne e che è stato protagonista di diversi eventi, incontri e dibattiti per dire ‘stop’ alle molestie ed alla violenza, sul lavoro e non solo - il Festival di Cannes 2018, per contrastare gli scandali hollywoodiani, ha anche attivato azioni positive nei confronti delle eventuali vittime di violenza e, nel corso dell’intera manifestazione è stata anche attivata una linea telefonica dedicata alle vittime di molestie. Gli organizzatori del Festival, infatti, in collaborazione con la Segreteria di Stato per l'uguaglianza tra uomini e donne, hanno scelto di promuovere un'iniziativa per prevenire “incidenti relazionali” di ogni tipo e proteggere eventuali vittime, attivando un numero di telefono per coloro che abbiano subito - o rischiato di subire - molestie o aggressioni fisiche o morali, offrendo un sostegno adeguato, dopo un primo ascolto, anche concreto, con l’accompagnamento alla stazione di polizia o all'ospedale, e la messa in contatto con un'associazione di supporto alle vittime. L’attrice Asia Argento, nel consegnare il premio come Migliore Attrice alla kazaka Samal Yeslyamova (per il suo drammatico ruolo nel film “Ayka” di Sergey Dvortsevoy), ha scioccato la platea riunita al Grand Théâtre Lumière confessando pubblicamente di essere stata violentata da Harvey Weinstein proprio a Cannes nel 1997: “avevo 21 anni e il Festival di Cannes era uno dei suoi terreni di caccia: vorrei fare la previsione che questa persona non sarà mai più benvenuta qui.”
Per entrare nel vivo dei Premi assegnati a conclusione della kermesse festivaliera 2018, si può dire che tutti i film premiati in questa 71esima edizione, oltre ad avere valore cinematografico, sono stati portatori di messaggi forti, contro le ineguaglianze, per la parità di genere, a sostegno della tanta umanità sofferente e diseredata nel mondo. E forse per questo la scelta dei premi, assegnati con giudizio, intelligenza e capacità prospettica, è stata in generale condivisa da gran parte della critica.
Il 71° Festival di Cannes, che per 12 giorni, ha presentato artisti e film provenienti da tutto il mondo, ha ospitato sul palcoscenico del Grand Théâtre Lumière la Giuria dei lungometraggi, la cui Presidenza è stata quest’anno affidata all’attrice e produttrice australiana Cate Blanchett, per annunciare il vincitore della Palma d’Oro 2018. I componenti della Giuria, in proporzione più donne che uomini (5 e 4) – come si è detto per una precisa scelta di genere e così in tutte le giurie di Cannes 2018, con due presidentesse donne - rappresentavano diversi Paesi del mondo: Chang Chen (attore cinese), Ava DuVernay (sceneggiatrice, regista e produttrice afro-americana), Robert Guédiguian (regista, sceneggiatore e produttore francese), Khadja Nin (autrice compositrice e cantante burundese), Léa Seydoux (attrice francese), Kristen Stewart (attrice americana), Denis Villeneuve (regista e sceneggiatore canadese), Andrey Zvyagintsev (regista e sceneggiatore russo).
Il film che ha vinto la Palma d’Oro, “Un affare di famiglia”, di Kore-Eda Hirokazu, oltre a mettere in luce un Giappone poco conosciuto e inaspettatamente tormentato dalla piaga della povertà, evidenzia i cambiamenti dei legami familiari e l’importanza della solidarietà e degli incontri autentici. “Spero che il cinema - ha detto il regista durante la premiazione - possa far incontrare anche Paesi che normalmente si scontrano fra loro. Dedico il premio ai due registi che non sono potuti essere a Cannes ed a tutti i giovani cineasti”.
Grande intensità durante la consegna di due premi importanti, socialmente e politicamente: il Grand Prix per il film “BlacKkKlansman” di Spike Lee, che ha ripetuto gli avvertimenti relativi ai pericoli delle attuali derive razziste, ed il Premio della Giuria andato a “Capharnäum” di Nadine Labaki, salita sul palco col bambino protagonista del suo film Zain Al Rafeea, un rifugiato siriano preso dalla strada come tutti gli attori del film “Credo nel potere del cinema, anche se il mio è un piccolo film fatto in casa - ha affermato la regista - non so cosa si possa fare realmente ma non si può girare la testa davanti al dolore dei bambini, poiché l’infanzia maltrattata genera tanti dei problemi del mondo. Dedico questo premio ai miei attori/non-attori, alla mia troupe, alla mia famiglia e al mio Paese che, nonostante i suoi tanti guai, ha accolto il numero più alto di rifugiati nel mondo”.
Gli artisti italiani hanno portato a casa due meritatissimi premi: il Premio per la Sceneggiatura, assegnato da Chiara Mastroianni ad Alice Rohrwacher (in ex aequo con Jafar Panahi) per il suo originale “Lazzaro felice”, che conferma la regista come autrice di grande talento: “Ringrazio questa incredibile giuria con la sua incredibile presidentessa - ha affermato la Rohrwacher - per aver creduto in una storia così ‘bislacca’ come quella che racconta il mio film ed averla presa sul serio come fanno i bambini con i giochi”.
L’altro italiano, premiato come Miglior Attore, è stato Marcello Fonte, emozionatissimo per l’avverarsi di un sogno, per la sua interpretazione in “Dogman” di Matteo Garrone: il premio è stato consegnato da un incontenibile e gioioso Roberto Benigni, mentre l’attore calabrese, naturalizzato romano, ha raccontato delle sue umili origini: “Da piccolo a casa mia, quando pioveva sulle lamiere, io chiudevo gli occhi e mi sembrava di sentire degli applausi: ora apro gli occhi e vedo che ci siete voi: mi sento a casa. Credo che la mia famiglia sia il cinema e ringrazio anche la sabbia di Cannes, di cui ogni granello è importante. Ringrazio Matteo che si è fidato e ha avuto il coraggio, non so come, di darmi questo ruolo".
Emozione anche per la figlia di Jafar Panahi, l'attrice iraniana Solmaz Panahi, che ha ritirato il premio per il padre esiliato in patria; applausi anche per il polacco Pawel Pawlikowski, Premio Miglior Regia per il bellissimo film “Cold War”, e per la Palma d'Oro Speciale assegnata a Jean-Luc Godard per “Le livre d'image”. Alla fine della premiazione, i vincitori e la giuria si sono uniti a Sting e Shaggy sul tappeto rosso per una kermesse musicale dal vivo improvvisando un collettivo e nostalgico ‘Message in a bottle’.
Il Festival ha considerato una vittoria della libera arte, inoltre, il respingimento in Tribunale della richiesta di Paulo Branco e della sua società di produzione Alfama Films Production di vietare la proiezione del film “L'uomo che uccise Don Chisciotte”, di Terry Gilliam, nella notte di chiusura. “Siamo lieti di notare che la giustizia autorizza la presentazione di un'opera che si sa quanto fosse importante per il suo regista vederla finalmente presentata al pubblico”, hanno dichiarato gli organizzatori, reputandosi molto contenti che “questo film unico, e per certi versi così doloroso nella carriera del grande artista Terry Gilliam, sia stato presentato per la prima volta di fronte a giornalisti, frequentatori di festival e professionisti di tutto il mondo: con questo verdetto il cinema ha riacquistato i suoi diritti. Il Festival è uno spazio unico di libertà e deve rimanere tale”.
Anche la sezione “Un Certain Regard 2018”, che ha proposto in competizione 18 film provenienti da tutto il mondo - compreso il bel film italiano “Euforia”, che non ha ricevuto premi ma che ha dato tante soddisfazioni alla regista ed agli interpreti - si è avvalsa di una Giuria di tutto rispetto, composta dal Presidente Benicio Del Toro (attore americano-portoricano) e dai membri Annemarie Jacir (regista e sceneggiatrice palestinese), Kantemir Balagov (regista russo), Virginie Ledoyen (attrice francese) e Julie Huntsinger (dirigente del Telluride Film Festival, americana). Pensiamo che tra i 2000 film proposti al Festival quest'anno - hanno affermato i giurati - i 18 selezionati in “Un Certain Regard” - dall'Argentina alla Cina - siano tutti vincitori a modo loro. Negli ultimi giorni siamo rimasti estremamente colpiti dall'alta qualità del lavoro presentato, ma alla fine siamo stati particolarmente toccati dai cinque film vincitori."
Fra le opere vincitrici all’interno della sezione “Un certain Regard”, da segnalare il Premio per il Miglior Attore conferito a Viktor Polster, nei panni di una ballerina transgender interpretata nell’acclamata opera “Girl”, dell’esordiente Lukas Dhont, film cui è stato assegnato, più che meritatamente, anche il Premio Camera d’Or.
Altra pellicola molto interessante, vincitrice del Premio per la Miglior Sceneggiatura è “Sofia”, della regista franco-marocchina Meryem Benm’Barek, che getta un occhio acuto sulla società maghrebina attuale, raccontando la storia di una ragazza che, nel Marocco contemporaneo, tiene nascosta la propria gravidanza per paura delle conseguenze penali, mentre la famiglia cerca in fretta e furia il ‘padre’ per un matrimonio riparatore.
Anche nelle due sezioni parallele di Cannes (la “Quinzaine des realizateurs” e “La semaine de la critique”) sono stati selezionati e presentati molti film preziosi.
Alla Quinzaine des realizateurs, che ha compiuto quest’anno mezzo secolo (il 50°) il film “Troppa grazia” del regista emiliano Gianni Zanasi (con Alba Rohrwacher, Carlotta Natoli, Elio Germano e Giuseppe Battiston), ha vinto il The Europa Cinemas Label Award - assegnato l’anno scorso al film “A Ciambra” di Jonas Carpignano - premio degli esercenti europei che promuove l’uscita del film in vari Paesi grazie al circuito di Europa Cinémas: la pellicola, una commedia magico-surreale, racconta le crisi di coscienza di una donna che deve prendere un’ardua decisione.
Nella stessa sezione è stata selezionata un’altra opera italiana, “Samouni Road” (La strada di Samouni), del documentarista palermitano Stefano Savona, storia di un matrimonio nella città di Gaza. L’opera di Savona, con le stupende animazioni di Simone Massi, ha vinto il Premio “Oeil d'or” come Miglior Documentario di questa edizione di Cannes 2018 presentato in Concorso alla Quinzaine Des Réalisateurs. Il prestigioso premio, assegnato al miglior documentario del Festival, è lo stesso che lo scorso anno è stato assegnato a “Visages Villages” di Agnès Varda.
Fra gli altri vincitori della Quinzaine, a colpire la giuria ed il pubblico più degli altri concorrenti, è stato “Climax” del regista francese Gaspar Noé, film difficile e molto forte, che ha ottenuto l’Art Cinema Award, il premio principale della manifestazione, mentre “En liberté” di Pierre Salvadori, ha ricevuto il Sacd prize.
Nell’altra sezione parallela del Festival di Cannes, la “Semaine de la Critique”, guidata dal francese Charles Tesson, il film vincitore è risultato “Diamantino”, opera prima franco-brasiliana-portoghese, diretta da Gabriel Abrantes e Daniel Schmidt, ispirata alle vicende reali di un grande calciatore che, dopo una rapida ascesa, cade in una spirale negativa di crimine e droga, fino ad una sorta di rinascita.
PREMI CONCORSO CANNES 2018
Palma D’Oro
Kore-Eda Hirokazu, Manbiki Kazoku (Une Affaire De Famille / Shoplifters)
Grand Prix
Spike Lee – Blackkklansman (Black Klansman)
Prix De La Mise En Scène / Miglior Regia
Pawel Pawlikowski – Zimna Wojna (Cold War)
Prix Du Jury / Premio della Giuria
Nadine Labaki – Capharnaüm
Palme D’or Spéciale / Palma D’Oro speciale
Jean-Luc Godard – Le Livre D’image (Image Book)
Prix D’interprétation Masculine / Miglior interpretazione maschile
Marcello Fonte – Dogman by Matteo Garrone
Prix Du Scénario Ex-Æquo / Miglior Sceneggiatura (Ex-Æquo)
Alice Rohrwacher – Lazzaro Felice
Nader Saeivar – Se Rokh (3 Visages/3 Faces)
Prix D’interprétation Féminine / Miglior interpretazione femminile
Samal Yeslyamova – Ayka by Sergey Dvortsevoy
Premio Camera D’oro
Lukas Dhont – Girl
Palme D’Oro per il Miglior Cortometraggio
Charles Williams – All These Creatures (Toutes Ces Créatures)
Menzione Speciale Della Giuria dei Cortometraggi
Wei Shujun – Yan Bian Shao Nian (On The Border)
PREMI “UN CERTAIN REGARD”
Miglior film
Ali Abbasi - Grans
Premio della Giuria
João Salaviza e Renée Nader Messora - The Dead and The Others
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