Tutti i premi del 76° Festival di Cannes, la Palma d’Oro a Justine Triet
‘Anatomie d'une chute (Anatomia di una caduta)’, un dramma familiare alla Bergman, sotto forma di thriller legale, ha conquistato la Giuria del concorso ed è stato consegnato da Jane Fonda
Mercoledi, 31/05/2023 - Di nuovo una Palma d’Oro al femminile, assegnata ad una regista francese Justine Triet (44 anni ‘soltanto’) per un film di ampio respiro, ‘Anatomie d'une chute (Anatomia di una caduta)’, al contempo un dramma ‘intimo’ che ricorda ‘Scene da un matrimonio’ di Bergman e un thriller a tutti gli effetti, con tanto di processo e giurati. Il film arriverà presto in Italia distribuito da Teodora Film.
Consegnato dalle mani di una immarciscibile Jane Fonda, 85 anni portati splendidamente - la quale ha sottolineato con soddisfazione la numerosa presenza di registe donne in concorso a Cannes rispetto a quando lei era giovane dove erano del tutto assenti, “un numero storico quest’anno ma che in futuro sarà la normalità” – il premio ha colpito ed emozionato la regista vincitrice (già a Cannes in passato con ‘Victoria’ alla Semaine de la Critique nel 2016 e con ‘Sybil’ in concorso nel 2019).
Mentre il pubblico le tributava un lunghissimo applauso dalla platea, la Triet ha chiamato i suoi attori sul palco (tra cui la magnifica interprete, l’attrice danese Sandra Hüller) ed ha avuto giusto il tempo di riprendere la sua carica combattiva, iniziando a parlare con veemenza della protesta presente in Francia contro la riforma delle pensioni, che ovviamente coinvolge anche il settore cinematografico, e contro il governo francese "che l'ha negata e repressa in modo clamoroso". La regista si è spinta anche oltre, parlando della "mercificazione della cultura difesa dal governo neoliberista, in procinto di rompere l'eccezione culturale francese. Questa stessa eccezione culturale che mi ha cresciuta e formata e senza la quale oggi non sarei qui, davanti a voi".
Justine Triet aveva affermato, in conferenza stampa, di voler fare un film sulle relazioni di coppia, e ‘Anatomie d’une chute’ lo conferma pienamente: le rivalità sottese, le frustrazioni di ciascuno, il desiderio per due personalità forti di mantenere la propria indipendenza, i piccoli egoismi nella gestione del tempo della vita dedicato alle mansioni familiari. Tutto può diventare una prova schiacciante di colpevolezza, anche una innocente intervista davanti a un bicchiere di vino con una giovane studentessa, ed essere usato contro la principale indiziata, soprattutto nelle abili mani di un procuratore che manipola ogni dettaglio per cercare di chiudere il caso. La regista ha detto di essersi ispirata alla sua stessa vita, dato che la sceneggiatura è stata scritta a quattro mani dalla Triet con Arthur Harari, sceneggiatore, suo coautore e compagno anche nella vita.
“L’aula di un Tribunale è un luogo dove viene riformulato quello che diciamo – ha affermato la regista – le nostre vite non ci appartengono più: le cose che facciamo, le scelte prese, sono ingigantite a tal punto che tutto assume un significato diverso, tutto viene distorto. Questo è uno dei focus del film. L’altro parte da un’esperienza della mia stessa vita di coppia, riguardo al modo in cui tutto ciò che avviene nelle singole vite dei partner influenza l’intera relazione e interagisce con la vita in comune. Volevo parlare di cosa significa vivere con qualcuno, cercando l’uguaglianza nella relazione, ma anche di quanto tale progetto di parità sia quasi impossibile da realizzare”.
Questa edizione di Cannes è stata molto importante per la cinematografia al femminile, sia per il rimarcabile numero di film di registe donne selezionati (in tutte le sezioni), ma anche come temi, come sguardi e per l’originalità ma al tempo stesso la quotidianità delle storie raccontate, senza stereotipi e con autenticità.
Il premio per la Miglior Attrice è stato assegnato all’attrice turca Merve Dizdar, premiata per la sua interpretazione nel film ‘Les herbes sèches’ di Nuri Bilge Ceylan. “Vorrei dedicare questo premio - ha affermato l’attrice - a tutte le donne che lottano per superare le difficoltà di esistere in questo mondo".
Il Grand Prix della Giuria è stato vinto dall'inglese Jonathan Glazer e dal suo drammatico film ‘The Zone of Interest’, visivamente innovativo, tratto dall'omonimo romanzo di Martin Amis, sul tema della ‘banalità del male’ di una famiglia nazista che vive accanto al muro di Auschwitz.
Altro premio importante, per la Miglior Regia, è andato al regista franco-vietnamita Tran Anh Hung per il film ‘La passion de Dodin Bouffant’, tutto dedicato al rapporto fra alta gastronomia, passione per la vita e relazioni sentimentali, in chiave letteraria e non convenzionale. Bravissima la protagonista, Juliette Binoche, che porta con estrema grazia e senza ritocchi i suoi quasi 60 anni.
I tre film italiani in concorso, ‘Il Sol dell’avvenir’ di Nanni Moretti (già uscito in Italia), ‘Rapito’ di Marco Belocchio e ‘La chimera’ di Alice Rohrwacher, non hanno ottenuto premi al Festival di Cannes, ma già la loro presenza in concorso - trovandosi quest’anno in una competizione di altissimo livello – è stata di per sé un riconoscimento notevole.
A seguire il Palmares completo del 76° Festival di Cannes con Ruben Ostlund presidente di giuria:
- Palma d'Oro a 'Anatomie d'une Chute' della francese Justine Triet
- Grand Prix a 'The Zone of Interest' di Jonathan Glazer
- Premio per la miglior regia a Tran Anh Hung per 'La Passion de Dodin Bouffant'
- Migliore sceneggiatura a Sakamoto Yuji per 'Monster' di Kore-eda Hirokazu
- Migliore attrice Merve Dizdar per 'About Dry Grasses' di Nuri Bilge Ceylan
- Miglior attore Koji Yakusho per 'Perfect Days' di Wim Wenders
- Premio della Giuria a 'Les Feuilles Mortes' di Aki Kaurismaki
- Camera d'Or a 'Ben Trong Vo Ken Vang' (L'arbre aux papillons d'or) di Thien An Pham
- Palma d'oro per il miglior cortometraggio a '27' di Flóra Anna Buda
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