Referendum sulla Procreazione Assistita - Il documento del Coordinamento nazionale dell’UDI, elaborato da Laura Piretti, è una sintesi delle ragioni dei quattro sì
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2005
L’Udi si è mossa a livello nazionale e locale per cambiare radicalmente la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita. Ha aderito ai Comitati per il sì e ad altre iniziative di tipo referendario nel territorio, ma, soprattutto, già dalle azioni attorno all’8 marzo è impegnata in prima persona a promuovere, fra le donne e nella cittadinanza, dibattito e mobilitazione. Andare a votare per sconfiggere l’astensionismo predicato, favorito e organizzato da quanti vogliono far fallire il referendum affinchè questa legge “non si tocchi”. Invece noi vogliamo che questa legge “si tocchi” e molto. Questa legge non solo è oscurantista e inapplicabile sotto vari punti di vista, ma, soprattutto, è profondamente ostile alle donne, indifferente alla loro salute, diffidente verso la loro coscienza e libertà. Andare a votare per contrastare il tentativo, che passa anche attraverso la pressione delle gerarchie ecclesiastiche, di una parte della nostra società, di forze politiche, economiche e culturali di affidare la conservazione dei propri privilegi alla necessaria limitazione della libertà e dignità delle donne. Votare 4 sì ai 4 quesiti che raggrupperanno le varie richieste di togliere dalla legge, articoli, parole, frasi, atti, divieti, obblighi ecc. riguardanti i seguenti quattro fondamentali temi.
A)- Possibilità di accedere alla fecondazione assistita anche alle coppie non sterili con malattie genetiche, per avere speranza di mettere al mondo figli privi di tali malattie; possibilità di usufruire di donatore esterno per le coppie che hanno gravi problemi di sterilità (fecondazione eterologa).
B)- Non equiparare i diritti del concepito a quelli delle persone.
C)- Solo se non si pone giuridicamente l’embrione sullo stesso piano delle persone (cosa che nessuna legge al mondo fa) si potranno usare tecniche di conservazione di embrioni, metodiche, indagini pre-impianto (per non dover impiantare embrioni malati), perchè non aumentino rischi di salute per la madre, mentre, nello stesso tempo, diminuiscono le possibilità di riuscita della fecondazione.
D)-Possibilità di fare ricerca sulle cellule staminali di origine embrionale, premessa per la cura di molte malattie gravi. Le ragioni di tanti e le nostre ragioni
La mobilitazione per sconfiggere, con il referendum, questa legge ci trova, come donne, particolarmente attive su temi che toccano direttamente le nostre vite, ma è una mobilitazione volta ad invitare tutti, uomini e donne ad andare a votare.
Crediamo infatti che le questioni sollevate attorno alla legge 40, quella di cui uno schieramento trasversale di partiti, associazioni, cittadini e cittadine, chiede la parziale abrogazione, siano tali da dover coinvolgere tutte e tutti; crediamo anche che una sconfitta nei referendum sia un arretramento molto grave, per il nostro paese, sul terreno sostanziale della laicità dello stato.
Questo non impedisce che abbiamo parole e ragioni particolarmente nostre, che partono dalla nostra esperienza di donne, per chiedere un impegno e una consapevolezza molto alta attorno al referendum; ragioni che possiamo aggiungere alle considerazioni di quanti, giustamente, insistono sulla laicità dello stato, sulla libertà di scienza e di coscienza, sulla tutela della salute fisica e psichica di uomini e donne. Laicità delle leggi
Difendiamo come bene primario, al pari della democrazia, la laicità dello stato, perché solo leggi laiche garantiscono ai cittadini la libertà di vivere secondo la propria coscienza e tengono vivo il senso di responsabilità personale, la convivenza pacifica e il dialogo tra posizioni diverse.
Come donne aggiungiamo, anche perché lo scontro sulla laicità passa troppo spesso sul nostro corpo, sulle nostre scelte di maternità e di sessualità. Diritti del concepito
Non vogliamo che al concepito siano dati diritti di persona, perché è una mostruosità giuridica che si porta dietro molte altre mostruosità, come la scelta di salvaguardare a tutti i costi il concepito, danneggiando consapevolmente la salute della madre; denunciamo infine l’inevitabile conseguenza di rendere immediatamente attaccabile la legge 194.
Vogliamo anche ricordare come le donne abbiano sempre difeso la vita, a partire dal, e non contro il corpo materno che questa vita consente. Separati da quelli della donna che lo accoglie e lo fa crescere, i diritti dell’embrione diventano, proprio perché così astratti, un terreno di furore ideologico che può far arretrare di molto la libertà di coscienza, bene primario per tutti. La nascita umana, strappata alla coscienza delle donne, non è in buone mani. Ricerca scientifica
Siamo interessate alla ricerca scientifica e riteniamo che il problema di donne e uomini del nostro tempo sia soprattutto quello di liberarla dai condizionamenti di poteri forti e mercati. E di governarne democraticamente gli esiti tecnici, quelli dalle conseguenze presenti e future razionalmente incontrollabili, promuovendo una consapevolezza di massa sulla scienza. Considerare istantanea la vita umana, anche nei diritti, a partire dal concepimento, è questione che ha a che fare con l’idea di anima. La comunità scientifica del nostro, come di altri paesi, per poter far posto alla tecnica dei trapianti e consentire l’espianto di organi vitali, ha stabilito parametri e protocolli condivisi per la dichiarazione di morte.
Così è, in tanti paesi, anche per la ricerca scientifica sugli embrioni, comunemente consentita, entro un brevissimo arco di tempo dal cosidetto “momento iniziale”, sulla cui definizione la scienza non ha ancora posizioni univoche.
La legge 40, invece, giocando con spregiudicatezza sui termini, chiama embrione anche un ovocita attivato, di cui vieta il congelamento, costringendo le donne a ripetere la stimolazione ormonale ad ogni tentativo di fecondazione, e chiede per tale “embrione”, i diritti di persona. L’assurdità, l’oscurantismo, il grottesco di questa impostazione non debbono, proprio perché così portati al limite, far dimenticare che ciò si deve non a sviste, errori od omissioni facilmente rimediabili, bensì a scelte politiche precise che assegnano il corpo della donna, la fecondazione e la vita umana alla sfera di influenza della religione.
L’embrione e la nascita sono quindi molto, troppo vicini al corpo delle donne, alla loro sessualità, alla maternità perché su questi temi le leggi possano essere laiche. Ecco perché se l’attacco alla laicità delle leggi è un problema per tutti, questa chiusura ideologica, a senso unico, della riflessione sul concepimento e sulla nascita è sicuramente un problema che le donne avvertono per prime e con maggior forza. Comunque nati
Mobilitarci per il referendum e, prima ancora, contro la legge 40, ci ha portato ad interrogarci ancora, come Associazione, come donne, nelle nostre relazioni familiari, sociali, politiche, sul tema della nascita, del mettere al mondo. Sentiamo che non ci basta l’impegno di cittadine contro una legge ingiusta, vogliamo anche contribuire ad una concezione della vita responsabile e solidale.
Di volta in volta, nell’impegno contro le guerre, nella raccolta di firme per il ritiro dei militari italiani dall’Iraq, nelle nostre posizioni a difesa della Costituzione, abbiamo inteso guardare al futuro perché questa è la nostra battaglia per la vita.
Nelle nostre parole dell’8 marzo abbiamo chiesto che le bambine e i bambini del mondo siano considerati un bene dell’umanità, da tutelare e proteggere comunque siano nati, in case ricche o nel fango, per caso, per sbaglio o per amore, per natura o in provetta.
Dentro alla nostra richiesta di andare a votare, di votare e far votare sì ai prossimi referendum, vogliamo mettere anche questa nostra forza e determinazione nel difendere la vita a partire dalla realtà, dalla coscienza e dall’esperienza di donne e uomini che scelgono di mettere al mondo qualcuno.
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