Tutte a casa, il documentario partecipato ai tempi del Coronavirus
In onda l’8 marzo su La7D "Tutte a casa", il documentario collettivo sula vita delle donne nel lockdown, con la regia di Nina Baratta, Cristina D’Eredità, Eleonora Marino
Giovedi, 04/03/2021 - Scherzando e ridendo (si fa per dire) è passato già un anno, tra incredulità, attesa, preoccupazione, angoscia, speranza, in un alternarsi entropico di questi sentimenti o più spesso provandoli tutti insieme. Un anno, da quando è scoppiata la pandemia con le relative restrizioni, che ha segnato profondamente la vita di noi donne, tra figli a casa, lavoro agile, file per la spesa, mascherine come seconda pelle, isolamenti preventivi e tutto quanto il resto, che ancora rappresenta il nostro pane quotidiano.
Nel periodo più oscuro, i primi giorni di marzo 2020, 16 professioniste del mondo dello spettacolo e della comunicazione - che si sono conosciute su una pagina Facebook - hanno dato vita al collettivo "Tutte a casa"ed hanno lanciato una call in cui chiedevano a donne di tutte le età e provenienze sociali di inviare video, realizzati con lo smartphone, in cui narrassero la loro “quarantena” e cosa stesse accadendo nelle loro case.
In risposta all’appello sono stati inviati 8.000 video da circa 500 donne, supportate da una regia a distanza e, per la creazione di una narrazione ad ampio respiro cinematografico, sono state scelte alcune parole chiave: la casa, il corpo, la cura, la crisi, la rinascita, la libertà. Il risultato è un affresco italiano di voci del lockdown da marzo a giugno 2020, narrato dal punto di vista delle donne: un osservatorio alternativo rispetto alla narrazione mainstreaming, tutta al maschile, della pandemia.
In occasione dell’8 marzo, ad un anno dall’inizio del lockdown dovuto all’emergenza sanitaria Covid19, sarà visibile il risultato di quel progetto: andrà infatti in onda in prima serata alle 21.30 su La7D, il documentario "Tutte a casa – memorie digitali da un mondo sospeso"realizzato dal collettivo Tutte a casa, per la regia di Nina Baratta, Cristina D’Eredità, Eleonora Marino.
Sappiamo che i media, durante la quarantena, hanno dato abbondante spazio a virologi, politici e scienziati (più o meno attendibili) e a nessuno interessava “la versione delle donne”. Eppure è emerso che sono state proprio loro ad aver pagato il prezzo più alto della pandemia, in termini economici, lavorativi e spesso familiari.
Il film racconta, fra l'altro, la difficile quotidianità delle commesse del supermercato, tra i pochissimi luoghi aperti durante la quarantena, la dottoressa che si sveglia nella notte in preda all’ansia e agli incubi, la donna che in quarantena è riuscita a scappare da un compagno violento e chi vive in un seminterrato di 30 metri quadrati e dalla finestra vede le piastrelle del cortile e un pezzo di cielo: “Mai come ora - dice S. - è chiaro che le scelte non sono uguali per tutti. Non avere un lavoro stabile non è uguale per tutti. Certi possono pure starci senza soldi per mesi, altri semplicemente no”.
E poi ci sono i giochi sulle terrazze con i bambini, l’insegnante che online rimprovera gli studenti di copiare le versioni, la figlia che si prende cura della madre anziana, le feste di compleanno celebrate senza remore via whatsapp, il lavoro incessante delle ostetriche che monitorano le gravidanze, gli orti sui terrazzi, gli episodi di solidarietà come le sarte che cuciono mascherine di stoffa da distribuire gratuitamente, le volontarie che consegnano la spesa agli anziani.
“La mia unica via di salvezza – dice una giovane protagonista mentre si riprende con il suo smartphone – è parlare con qualcuno che in realtà è come parlare con nessuno: questo alla fine è un diario, serve per parlare con te stessa e poi serve a mandare dei messaggi agli altri, non si sa a chi. Qualcosa rimarrà. Sapere che qualcosa rimarrà, come i re chiedevano i ritratti ai pittori. Perché questa cosa rimarrà, almeno fino a quando esisterà il cinema. Speriamo per sempre”.
Il racconto nato dal “tempo sospeso” è un’indagine poetica che si allontana completamente dalla narrazione d’inchiesta ma cerca le ragioni profonde e il senso di un vero e proprio “paradosso temporale”: un periodo in cui sembrava non accadere nulla mentre stava avvenendo tutto, dentro le mura domestiche.
Il film è stato prodotto dal collettivo "Tutte a casa" con un crowdfunding realizzato con Produzioni dal basso: la raccolta fondi durata 3 mesi ha superato l’obiettivo di 15.000 euro. È stato realizzato anche grazie al sostegno di Consiglio Regionale della Puglia Teca del Mediterraneo, Coop. Soc. Il Nuovo Fantarca e Sofia Klein film.
Le 16 professioniste che hanno realizzato il film sono Federica Alderighi, Nina Baratta, Giovanna Canè, Maria Raffaella De Donato, Cristina D’Eredità, Flavia De Strasser, Maria Antonia Fama, Rosa Ferro, Elisabetta Galgani, Elisa Flaminia Inno, Désirée Marianini, Eleonora Marino, Beatrice Miano, Viola Piccininni, Elettra Pizzi, Francesca Zanni.
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