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Turismo responsabile e di genere

Turismo responsabile e di genere

Viaggiatrici/5 - Un portale per dare visibilità alle donne che operano nel turismo, in particolare in quello sostenibile. L’idea vincente di Iaia Pedemonte

Silvia Vaccaro Giovedi, 26/06/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2014

 
Anche le idee più originali non nascono mai dal nulla. C’è sempre un terreno fertile su cui si formano, che di solito coincide con la conoscenza profonda di un settore, di un processo o di un prodotto, al quale si decide di apportare creativamente un miglioramento, o aggiungere un pezzo mancante. Così è nato il sito “Gender Responsible Tourism”, ideato e progettato dalla giornalista milanese Iaia Pedemonte, per ovviare alla mancanza di una vetrina che desse visibilità alle esperienze di turismo al femminile, valorizzando in particolare le protagoniste del circuito etico e responsabile. Per la valenza divulgativa del progetto e per essere riuscita a costruire un network internazionale attorno a questo, Iaia ha ricevuto lo scorso marzo il Premio “Una mimosa per l’ambiente” da parte delle donne dell’ADA – Associazione Donne Ambientaliste. Ambiente, etica, ma anche industria, quella turistica dove dicono i dati, il 53,5% degli addetti in Italia è di sesso femminile. Tante stagionali, tante addette alla pulizia, tante impiegate e poche manager, solo il 14%, e ancor meno i responsabili manageriali: solo il 4,8% di loro è una donna.



Da qui la necessità di parlare di turismo nominando le donne e raccontando quello che fanno quotidianamente, essendo riconosciute come le maggiori innovatrici dei settori turistici. Il sito Gender Responsible Tourism è quindi nato per essere tante cose insieme: una guida ai viaggi, un racconto di storie ed esperienze interessanti in giro per il mondo e una guida al lavoro e al network turistico, nell’ottica di restituire valore alle esperienze e di riuscire anche ad ottenere una legislazione più adeguata e un cambiamento, anche se graduale, della cultura turistica, avvicinando sempre più persone ad un’idea etica del viaggiare e del fare impresa nel turismo. Navigando sul sito si trovano tracce diviaggi, storie di imprenditrici, progetti di associazioni e Ong, nonché consigli pratici per chi vuole aprire un’attività nel settore e per chi vuole formarsi e aggiornare le sue competenze specifiche. Un universo di informazioni che generano effetti positivi come i mille contatti ottenuti in un giorno da un b&b del network di GRT che era stato citato in un articolo. Iaia Pedemonte tiene tantissimo anche alla dimensione globale delle esperienze raccolte, e racconta quanto sia stato ambizioso e gratificante stilare, insieme ad esperte dei cinque continenti, i “Six Pillars”, i criteri nel turismo con le donne. “Ognuna di loro, come accade in ogni meeting internazionale, si è concentrata su un aspetto particolare che rispecchiava la sua cultura e gli obiettivi più importanti da raggiungere. L'esperta indiana ci teneva molto a menzionare la necessità della tutela per le cameriere degli alberghi, che vanno protette dal rischio di violenza. L'esperta del Sud America sottolineava la mancanza di autostima da parte delle donne e come fosse necessario intervenire su questo. L’amica dei paesi arabi ovviamente vedeva come primo problema la costrizione che le donne subiscono già in ambito familiare”. A Iaia abbiamo inoltre chiesto di raccontarci quanto di personale ci fosse nel suo progetto e quali sono i futuri sviluppi che lo attendono.



Come ti è venuta l'idea di aprire il sito Gender Responsible Tourism?

Mi sono sempre occupata di questioni femminili e di turismo. Nei miei articoli di viaggi, lavorando in progetti per lo sviluppo nei paesi del sud del mondo, incontrando esperti, erano sempre di più le donne coinvolte nel turismo e non riconosciute. Chi metteva in relazione i due fattori erano studiosi teorici, le Nazioni Unite con proposte ideali, le Ong sul campo con progetti bellissimi con le donne. Ma nessuno le “pubblicizzava”. Io ho pensato che ci voleva un modo pratico per farle conoscere e quello che potevo fare io era fare comunicazione su di loro.



Quali mondi sono riusciti ad entrare in rete grazie a questo progetto?

La mia idea è arrivare ai turisti, perché siano sempre di più quelli che vanno dove sono le donne a cucinare, ricevere, vendere artigianato, fare le guide, fare le manager del turismo a casa loro. Io ho messo in rete gli esperti che intervisto perché siano utili alle donne che lavorano, per fare turismo in un modo sempre migliore. Ho parlato con tante donne che si sono messe in rete per raccontare il loro territorio sul sito. Quindi cerchiamo di essere utili a far conoscere ai turisti le destinazioni delle donne e nello stesso tempo a formare le donne perché offrano prodotti sempre più adatti alle tendenze del turismo.



In questi anni di lavoro sul progetto ha individuato delle peculiarità delle donne che si approcciano alla professione turistica o al viaggio?

Le donne sono più portate degli uomini al turismo per una forma tutta nostra di curiosità e comunicativa. Le peculiarità sono le stesse tra viaggiatrici e operatrici: più sensibilità a conoscere, a pensare al futuro, alla cultura, alle tradizioni. Però spesso le donne che pensano di formare un’impresa sono insicure, non hanno oggettivamente appoggio nell’accesso al credito o nell’approccio al mercato. Ho anche trovato tante donne che cercano di mettersi in rete tra amiche, ma trovano l’ostilità delle istituzioni. In generale si lamentano di non riuscire a fare rete. Qui si apre il discorso dei tempi (come per tanti altri lavori, ma nel turismo le donne sono ancora più multitasking). Pensate alle albergatrici, che hanno “doppia” cucina, doppie camere da rifare, doppi “clienti da accudire”!



#foto5dx#Uno sguardo al futuro: quali sono le cose che vorresti realizzare da qui al prossimo anno?

Una legge che faciliti l’occupazione femminile nel turismo, necessaria sia per migliorare i servizi turistici, sia per migliorare le pari opportunità all’interno del settore. Diffondere sempre di più il sito in modo che sempre di più i turisti vadano a casa delle donne. Il mio scopo sarà raggiunto quando le donne di cui parliamo ci diranno che stanno incominciando a ricevere viaggiatori che hanno letto di loro sul nostro sito. Ora siamo diventate un’associazione e incominciamo a raccogliere soci per sostenere il nostro lavoro. Abbiamo tanti progetti: fare una Mappa per cui viaggiando ci si può fermare dove ci sono iniziative al femminile. Fare una pagina di “mercato” in cui le nostre socie presentano i loro prodotti. Fare formazione su marketing e altro. Sono tutte idee che piacciono molto alle fiere internazionali e ai turisti stranieri. Penso agli anglosassoni ad esempio, per i quali venire in Italia e assaggiare un piatto o trovare un oggetto, nati dai saperi femminili è più che mai affascinante.

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