Donne in Tunisia: in prima linea per difendere i loro diritti e la democrazia contro le derive oscurantiste e violente che minacciano
la ‘primavera tunisina’ - la minaccia viene da gruppi salafiti, minoritari ma aggressivi che in varie località del Paese attaccano gli
artisti, le donne, l’università, la modernizzazione. Debole la risposta del governo guidato dal partito islamista moderato Ennahda.
Da settimane le donne tunisine sono impegnate su più fronti.
24 settembre, il partito Ennahda costretto a un passo indietro.
La Commissione Parlamentare per la stesura del testo della nuova Costituzione ha dovuto modificare radicalmente l’impostazione
‘tentata’ da un emendamento che voleva sostituire (nell’art.28) il principio dell’eguaglianza tra i sessi con quello della
complementarietà tra uomo e donne.
Il nuovo testo recita: “Lo Stato garantisce l’eguaglianza dei sessi e la protezione dei diritti della donna, così come il rafforzamento delle
sue conquiste come partner effettivo dell’uomo nella costruzione della patria. I loro ruoli sono complementari all’interno della
famiglia”. La mobilitazione delle donne e di una larga parte di opinione pubblica ha certamente evitato un grave passo indietro sulla spinta della posizioni più vicine al radicalismo integralista. Ma la vigilanza e la preoccupazione restano alte; tra l’altro, non è passata la richiesta che viene dal mondo delle donne di inserire nello stesso articolo costituzionale la penalizzazione della violenza contro le donne. Questo resta un punto aperto che collegherà nei prossimi mesi iniziative in Tunisia con altre nel resto del Mediterraneo.
Da vittima di stupro ad accusata di attentato al pudore.
Il 27 settembre l’avvocata di una giovane donna ha denunciato pubblicamente l’aggressione e lo stupro della sua difesa da parte di
tre poliziotti. Alla denuncia alle autorità prodotta dalla ragazza, è seguita la denuncia della stessa da parte della polizia: il reato sarebbe
quello di ‘attentato al pudore’ (la ragazza si era appartata con il suo compagno prima dell’aggressione di poliziotti), che prevede una pena detentiva fino ad un anno! Lo scandalo è stato enorme nel Paese e l’attenzione è puntata sul processo che si terrà nei prossimi giorni. Immediatamente sono scese in campo molte ong, l’Associazione Tunisina delle Donne Democratiche e la lega dei Diritti dell’Uomo, che vogliono difendere la vittima e denunciano: “il governo tunisino è responsabile moralmente e politicamente delle aggressioni della polizia contro donne e ragazze che si sono ripetute negli ultimi mesi “. Le donne e la ragazze sono il presidio più avanzato delle speranze e delle rivendicazioni della nova Tunisia democratica.
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