Teatro a Torino - Un magnifico Toni Servillo e una compagnia di primissimo livello per il classico goldoniano
Mirella Caveggia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2009
Con quel sorriso sornione e pieno di malizia stampato in faccia, Toni Servillo è irresistibile nel suo ultimo spettacolo teatrale, “Trilogia della villeggiatura”, un intreccio unico delle tre commedie di Carlo Goldoni “Le smanie”, “La villeggiatura” “Il ritorno”. Il ruolo che si assegna l’attore, anche regista dell’allestimento, è quello del cicisbeo delicatamente scroccone, che si aggrega come può ad un drappello di partenti per le vacanze. Li vediamo nel primo atto, questi signori e signore in procinto di lasciare la città, molto indaffarati, dominati dall’ansia e dall’impazienza. Sono da un lato borghesi rampanti a corto di qualità, ma pieni di soldi, e dall’altro aristocratici vanitosi, indebitati e sempre a caccia di quattrini. Intenti ai preparativi del trasferimento in campagna, nei loro salotti già ricoperti di lenzuola, fra ceste e bauli si dimenano insieme alla servitù in un carosello d’inferno pur di mostrare al mondo la loro effettiva trasferta. Per loro quel rito sociale alle soglie dell’estate è una mania, un’ossessione, un dovere che spetta ad ogni individuo di rango. Segue nel secondo atto l’affresco dell’ozio intriso di noia durante il soggiorno nel luogo ambito, e nel terzo è narrato con un registro più amaro il momento del ritorno, segnato dal rimpianto, dalla malinconia, da una rassegnazione autunnale ed esistenziale.
Anche solo una rievocazione rinnova il piacere e il divertimento offerto da questo lavoro, che si è aggiudicati il Premio Ubu 2008 e che non teme il confronto degli allestimenti precedenti di Giorgio Strehler e di Massimo Castri. Di una vivacità trascinante è il ritmo; efficace è la messa in scena senza mobiletti e falpalà. E impagabile, nella sua compostezza comicissima, l’interpretazione di Toni il Grande, che si vorrebbe vedere sempre in scena. Basta un nulla, un batter di ciglia, una valigetta o gli occhialini da sole, il fremito di un muscolo facciale, un piccolo moto di disappunto stizzoso o una melliflua insinuazione: e per lo spettatore è un richiamo di risate, tutte interiori, per non perdere la battuta e il gesto successivi. Un attore completo come lui è difficile, forse impossibile trovarlo. Ammirevole poi è la sapienza della sua regia, che non solo mette in luce la struttura verbale luminosissima dei testi goldoniani, qui appena segnati da una garbata napoletanità, ma richiama anche certi vezzi dell’uomo medio di oggi, che affetto dalla smania di apparire e comparire, scimmiotta maldestramente gli invidiati vip.
Attorniano Toni Servillo, in una gara di bravura, Anna Della Rosa, Paolo Graziosi, Andrea Renzi, Eva Cambiale, Chiara Baffi e altri eccellenti interpreti.
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